L’approvazione del Piano nazionale Banda Ultralarga da parte del Consiglio dei Ministri è un fatto estremamente positivo, in quanto si tratta di 6 miliardi di euro di investimenti che hanno per la prima volta l’obiettivo di portare l’Italia ai vertici europei per innovazione e competitività. Un altro aspetto innovativo che condividiamo pienamente sta nel fatto che al centro di tutta l’operazione c’è il cittadino, che beneficerà di servizi pubblici più veloci ed efficienti” ha dichiarato Cristiano Radaelli, Presidente di Anitec, Associazione Nazionale Industrie Informatica, Telecomunicazioni ed Elettronica di consumo.
Ma se finora non è stato nemmeno possibile offrire connessioni efficienti in moltissime aree del territorio nazionale, cosa dovrebbe farci sperare (inserendo il prefisso “ultra” davanti alla definizione “banda larga”) in un miglioramento nei fatti e non solo a parole?
UN VERO BALZO IN AVANTI
Diciamo che i presupposti per essere fiduciosi ci sono e sono basati sugli interessanti risultati dei primi test realizzati con l’applicazione delle tecnologie Vdsl2, in grado di raggiungere velocità di download fino a 100 Megabit, e a Gfast che promette addirittura record da 1 Gigabit al secondo. Queste due tecnologie, capaci di ottimizzare le prestazioni del doppino di rame, sono cavalcate da due operatori, Telecom e Fastweb, ai quali fa eco Vodafone. Le aziende leader nella gestione della navigazione Web via cavo hanno in progetto di attuare l’installazione della banda ultralarga utilizzando in sinergia fibra ottica e rame per raggiungere migliori prestazioni in tempi rapidi e contenendo i costi. A tutto questo si aggiunge la tecnologia di Vectoring, applicabile alle attuali reti Vdsl di Telecom e Fastweb che raggiungono circa il 18% delle case, capace di cancellare le interferenze provocate dai vari doppini telefonici che sono posati vicini facendoli rendere di più in termini di velocità dati.
ITALIA SOTTO LA MEDIA EUROPEA
Ookla, il network che fornisce dati globali sulla velocità delle reti ottenuti grazie a oltre 50 milioni di test mensili, ha una scala di performance che va da meno di 20 Mbps a più di 60 Mbps in download. Attualmente l’Italia si posiziona sotto i 15 a braccetto con i Balcani, Grecia e Turchia. Siamo inoltre il solo Paese, con la Grecia, a non avere una rete su cavo coassiale, alternativa al classico doppino.
“Il nostro Paese parte da una situazione molto svantaggiata e con un ritardo di almeno 3 anni. Solo nel 2016 si arriverà al 60% della popolazione coperta dal servizio a 30 Mbps”, si giustifica il Ministero dello Sviluppo Economico.
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