Terrorismo e Arabia Saudita: quello che non ci hanno detto sull’11 settembre

feb 10, 2015 0 comments
Di Salvatore Recupero
È già passato un mese dai tragici fatti di Parigi. Infatti, il sette gennaio scorso i fratelli Kouachi compivano un attacco al giornale satirico Charlie Hebdo. Nell’attentato sono morte dodici persone e undici sono rimaste ferite. Dopo il primo attentato, il nove gennaio un complice degli attentatori si è barricato in uno dei supermercati Kosher della catena Hypercacher a Porte de Vincennes, prendendo alcuni ostaggi e uccidendo quattro persone.
I due fratelli Kouachi (Saïd e Chérif) sono stati uccisi nel pomeriggio del nove gennaio durante l’irruzione nella tipografia presso la quale si erano barricati dopo un conflitto a fuoco nella cittadina di Dammartin-en Goele. Nello stesso giorno Amedy Coulibaly è stato ucciso, a Porte de Vincennes, nella zona est di Parigi, durante la simultanea irruzione delle forze speciali francesi all’interno del supermarket Kosher dove teneva gli otto ostaggi, quattro dei quali hanno perso la vita. Si è parlato dell’undici settembrefrancese. Il mondo si è stretto attorno alle vittime. Ma a proposito di terrorismo islamico qualcosa di molto importante avveniva negli stessi giorni dall’altra parte dell’oceano.
A Washington si teneva un’importante conferenza stampa sulla necessità di rendere pubbliche le 28 pagine della relazione d’inchiesta del Congresso americano del 2002 che rivelerebbero i finanziamenti dell’Arabia Saudita ai terroristi dell’11 settembre. Queste pagine furono secretate dal presidente George Bush. In Italia non si è parlato affatto dell’argomento. Il solo quotidiano a darne notizia è stato Italia Oggi. Il tema era ed è assai importante. Nel dicembre del 2002 venne redatto un rapporto di oltre 800 pagine. Quando però, sei mesi dopo, tale documento fu declassificato, cioè reso pubblico, si scoprì che 28 pagine mancavano. Proprio quelle che spiegavano il ruolo dell’Arabia Saudita nel finanziamento dei terroristi e dell’attentato dell’11/9.
I democratici hanno fatto numerosi appelli a Bush affinchè rendesse pubbliche quelle pagine. Ma non si sono mosse con la stessa risolutezza con Obama. Oggi, infatti, è l’unico che può render pubblico il contenuto di quegli atti. Certo, c’è qualche lodevole eccezione. Ad esempio l’ex senatore democratico Bob Graham insieme a due deputati, il repubblicano Walter Jones e il democratico Stephen Lynch, e alla co-presidente dell’Associazione delle Famiglie e dei Sopravvissuti dell’11/9, la signora Terry Strada che hanno tenuto questa conferenza stampa. Alla conferenza i deputati Jones e Lynch hanno annunciato di aver presentato alla Camera una risoluzione, la H Res. 14, per richiedere al Presidente Obama di togliere il segreto alle suddette 28 pagine. Sia il testo della legge che il video della conferenza stampa sono disponibili sui siti dei due parlamentari, www.jones.gov www.lynch.gov.
Basterà riportare quanto ha detto l’ex senatore Graham: “I Sauditi sanno quello che hanno fatto. Non sono persone che non conoscono le conseguenze delle azioni del loro governo. I Sauditi sanno che noi sappiamo quello che hanno fatto. Persone del Governo americano hanno letto le 28 pagine e hanno letto anche tutti gli altri documenti che sono stati fino ad oggi secretati. E i Sauditi lo sanno.  Essi hanno continuato, e forse accresciuto, il loro sostegno allo wahabismo, una delle forme più estremiste dell’Islam, a livello mondale ed in particolare nel Medio Oriente. In secondo luogo, hanno sostenuto il fervore religioso delle organizzazioni che portavano avanti queste forme estreme di Islam con appoggi finanziari e di altro tipo. Queste comprendono moschee, madras e strutture militari. Al Qaeda era una creatura dell’Arabia Saudita e gruppi regionali come quello di Shabaab (la cellula somala di Al Qaeda) sono stati in gran parte creature dell’Arabia Saudita; e adesso l’Isis è l’ultima creatura. L’Isis è una conseguenza non una causa, è una conseguenza dell’espandersi dell’estremismo in gran parte sostenuto dall’Arabia Saudita. La conseguenza della nostra passività nei confronti dell’Arabia Saudita ha fatto anche tollerare una moltiplicazione di organizzazioni violente, estreme e fortemente dannose per la regione mediorientale e una minaccia a tutto il mondo, come abbiamo visto questa mattina a Parigi”.
Alla luce di queste parole ci si aspettava quantomeno una risposta da parte del Presidente Obama. Lui certo non è tipo da tirarsi indietro. Infatti neanche quindici giorni dopo ha lanciato il guanto di sfida alle monarchie saudite. In particolare durante i funerali del re Abd Allāh bin Abd al-Azīz Āl Saaūd, per gli amici Abdullah. Qui con sprezzo del pericolo ha definito il monarca “un uomo di pace” e anzi ha aggiunto “In patria, la sua visione era dedicata a educare la popolazione”. Certo i suoi metodi sono poco montessoriani. Di recente il blogger Raif Badawi è stato condannato a mille frustate (50 a settimana), 10 anni di carcere e 260 mila dollari di multa.
Ricostruendo gli eventi rimane un dubbio. O gli occidentali sono così ingenui da non capire chi è il vero nemico o gli attentati sono solo un piccolo effetto collaterale de l’esprit de Monsieur de Voltaire. Chi può dirlo. Intanto facciamo un bel minuto di silenzio per dimostrare la nostra vicinanza con chi è stato vittima dell’odio religioso. Almeno questo lo sappiamo fare bene.

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