Si profila, per l’anno in corso, una nuova -l’ennesima-stangata fiscale. A lanciare l’allarme è la Confcommercio. Le nuove tasse all’orizzonte, per il periodo 2015-2018, si tradurranno in un esborso reale per i cittadini “se dovessero scattare le clausole di salvaguardia contenute nella legge di stabilità”. A denunciarlo è uno studio Confcommercio-Cer: “La legge di stabilità – ha spiegato il direttore dell’ufficio studi, Mariano Bella – contiene un macigno la cui attivazione implicherebbe per i contribuenti 72 miliardi di tasse in più nel triennio 2016-2018″.
Entrando nello specifico, si tratta di 728 milioni nel 2015, 16.8 miliardi nel 2016, 26.2 nel 2017 e 28.9 nell’ultimo anno. A fare la parte del leone nella nuova sequela di balzelli e prelievi sono le imposte sugli immobili e la fiscalità locale. Per quanto riguarda le prime, “sono più che raddoppiate negli ultimi tre anni: tra il 2011 e il 2014 gli italiani hanno pagato 31,88 miliardi di tasse“, cifra che “non è destinata a scendere nel 2015″.
La seconda “mannaia” -così la definisce Confcommercio- è rappresentata dai sistemi impositivi di comuni e regioni, costretti a costanti ritocchi all’insù a causa dei continui tagli operati dal governo sui trasferimenti. Un federalismo fiscale forzato, che ha visto le tasse locali “più che raddoppiate in 10 anni visto che sono passate dal 2,9% del Pil al 6,5%”, ma senza che parallelamente scendesse la pressione dal centro: “Con la conseguenza di aumentare la pressione fiscale complessiva”, osserva sempre Bella.
Tanto basta per far esprimere più di qualche preoccupazione al presidente dell’associazione del terziario, Carlo Sangalli: “Registriamo segnali di risveglio economico, che tuttavia non autorizzano facili ottimismi”, ha spiegato il decano dei commercianti, sottolineando che l’inversione di tendenza deve essere supportata con politiche di sostegno alla domanda interna, partendo da riduzione in modo certo e generalizzato della pressione fiscale sulle famiglie e sulle imprese”.
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