Entro il 2016 l’India avrà realizzato il più grande impianto solare del mondo, in grado di produrre 750 MW di elettricità, e si sa già quando verrà inaugurato: il 15 agosto, il giorno dell’indipendenza dell’Unione Indiana. Il mega-impianto solare sta nascendo a Gurh tehsil, nel distretto di Rewa, nel territorio di 5 villaggi di Barseta, nello Stato del Madhya Pradesh, e supererà di gran lunga il progetto Desert Sunlight Solar Farm, in California, commissionato solo pochi giorni fa e che sembrava destinato ad essere la più grande centrale solare del pianeta.
Con l’acquisizione di 1.500 ettari di terreno per un costo di 40 miliardi di rupie, il progetto del distretto di Rewa è ormai pronto per partire e The Times of India scrive che «Le agenzie governative indiane sono in grado di indire una gara per gli sviluppatori entro aprile. Il governo dello Stato sta mettendo su l’impianto con una joint venture con Solar Energy Corporation of India. I costi per la produzione di energia sono ancorati a 5 rupie/unità, che sarebbero inferiori ai costi di produzione in qualsiasi progetto solare nel Paese, tra i quali uno a Neemuch, nel Madhya Pradesh, e quelli di Mehsana e Patan nel Gujarat».
In un intervista rilasciata al Times of India in occasione di Re-Invest, il primo meeting ed expo internazionale riservato agli investitori globali in energia rinnovabile che si è concluso ieri a New Delhi e che è stato inaugurato dal premier indiano Shri Narenda Modi, il sottosegretario alle energie nuove e rinnovabili, Sudhi Ranjan Mohanty, ha spiegato: «Stiamo pensando di inaugurare l’impianto il 15 agosto 2016. L’impianto sarà sviluppato in tre segmenti di 250 MW ciascuno. L’acquisto di terreni sarà terminato entro la fine del mese e oltre il 90% terreni del progetto è di proprietà del governo», intanto si sta procedendo all’acquisizione di 300 ettari di terreni non governativi.
Il responsabile per il distretto di Rewa, Rahul Jain Mohanty ha sottolineato che «Non ci sono intoppi, dato che la terra non è agricola ed è sterile» e Mohanty ha aggiunto: «Per il progetto non è necessario alcun limite di distanza dai confini o controllo dell’inquinamento. Dobbiamo firmare un accordo per una joint venture tra la statale PSU Urja Vikas Nigam e Solar Energy Corporation of India e sarà preparato un dettagliato rapporto di progetto. I rapporti preliminari sono già stati preparati e completeremo le formalità ad aprile, quindi saremo in grado di indire una gara».
Intanto sono già in corso i lavori per la posa delle linee di trasmissione. Mohanty conclude: «Il governo dello Stato aiuterà gli sviluppatori che vinceranno il progetto finanziandoli con prestiti facili e con poche pratiche burocratiche, la Banca mondiale ha dato il suo assenso a finanziare il 49% del costo a. tariffe agevolate. Gli sviluppatori avranno quote per abbassare la tariffa elettrica del progetto. Almeno il 20% dell’energia prodotta dall’impianto solare andrà al Madhya Pradesh».
L’India sta progettando di installare entro il 2022 almeno 100 gigawatt di energia solare, un obiettivo che il gigante dell’energia solare, la Cina, pensa di raggiungere in soli due anni. Entrambi i colossi asiatici stanno affrontando crisi energetiche dovute alle centrali elettriche a carbone che, insieme al traffico, stanno rendendo invivibili le loro grandi metropoli. Si parla molto dell’inquinamento della megalopoli cinese di Pechino e dintorni, ma la situazione è per molti versi peggiore in India: da un recente rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità è venuto fuori che l’India ha 13 delle 20 città più inquinate del mondo, con la capitale, New Delhi, che ha il record mondiale di inquinamento: 6 volte il livello di particolato nell’aria considerato sicuro, ma una recente indagine sul terreno ha scoperto che i livelli potrebbero essere fino a 8 volte superiore nei quartieri più trafficati.
Se a questo si aggiunge che in India più di 300 milioni di persone non hanno accesso all’elettricità e che , entro il 2017 l’india potrebbe superare la Cina per crescita economica, si capisce l’urgenza di cambiare radicalmente il disastroso ed obsoleto modello energetico indiano fatto di centrali a carbone, nucleare e mega-idroelettrico, ma con una rete di distribuzione fatiscente e, fino ad ora, investimenti nelle rinnovabili non all’altezza delle esigenze e delle possibilità.
Ne è consapevole anche il primo ministro indiano Modi che, intervenendo a Re-Invest, ha detto: «Abbiamo sempre parlato di energia in termini di megawatt. E’ la prima volta che parliamo di gigawatt. Non abbiamo scelta se non quella di fare un salto di qualità nella produzione di energia e nella connettività».
E 750 megawatt sono un sacco di energia pulita, quasi quanto l’energia solare installata nella soleggiata Australia nel 2014 e 200 MW in più del colossale Desert Sunlight Solar Farm in California, che sarà in grado di fornire elettricità ad oltre 160.000 abitazioni californiane. Dato che una famiglia media indiana utilizza circa un tredicesimo dell’energia richiesta da una casa media statunitense, l’impianto solare del Madhya Pradesh potrebbe fornire energia a circa 2 milioni di famiglie.
A gennaio Modi ha firmato un accordo sulla lotta al cambiamento climatico con il presidente Usa Barack Obama che, anche se non è ambizioso come quello Usa-Cina dell’ottobre 2014, punta ad incrementare le energie rinnovabili e le tecnologie low-carbon in India.
Raggiungere gli obiettivi per le energie pulite in India andrà di pari passo con la sfida dell’approvazione di un trattato sul clima alla Conferenza delle parti Unfccc di Parigi. Attualmente l’India ha installato circa 33 gigawatt di energie rinnovabili, soprattutto energia eolica, mentre il grosso della produzione di elettricità, circa 250 gigawatt, viene dalle centrali elettriche a carbone.
Secondo una recente valutazione l’India potrebbe facilmente aumentare di 33 volte la sua produzione di energia solare in soli 7 anni e il 15 febbraio le statunitensi SunEdison e First Solar si sono impegnate a costruire entro il 2020 in India impianti solari per oltre 20.000 megawatt.
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