Durante l’Età del Bronzo, (3300 – 700 a.C.), la civiltà nuragica eresse in Sardegna quelle che sono diventate famose come le Tombe dei Giganti.
Queste strutture megalitiche sono state utilizzate dal popolo nuragico come tombe pubbliche, per la sepoltura comune di molti individui.
Finora, in Sardegna sono stati scoperti 321 monumenti simili, tra i quali il più famoso è certamente quello di Coddu Vecchiu.
Questi particolari sepolcri consistono essenzialmente in una camera funeraria lunga sino a 30 metri e alta sino a 3 metri. In origine l’intera struttura veniva ricoperta da un tumulo somigliante più o meno ad una barca rovesciata.
La parte frontale della struttura è delimitata da una sorta di semicerchio, quasi a simboleggiare le corna di un toro, e nelle tombe più antiche, al centro del semicerchio è posizionata una stele alta in alcuni casi fino a 4 metri, finemente scolpita e fornita di una piccola apertura alla base che – si suppone – veniva chiusa da un masso, e tramite la quale si accedeva alla tomba.
Le dimensioni impressionanti di tali strutture richiamano il passato nebuloso e un po’ misterioso della storia umana, la quale è ancora costellata di domande senza risposta.
Secondo alcune leggende, prima dell’arrivo della civiltà nuragica, questi sepolcri ospitavano i resti di uomini giganti potenti che vivevano nella zona, idea in gran parte dovuta alla dimensione massiccia delle pietre utilizzate, alcune delle quali raggiungono l’altezza di 30 metri. Tuttavia, nessun resto di esseri umani giganti è mai stato trovato nelle tombe.
La tomba di Coddu Vecchiu è il sito più enigmatico, dato che poco si sa circa i rituali che venivano celebrati nel sito, o il simbolismo che veniva evocato. Alcuni ritengono che le tombe erano considerate come dei portali verso l’aldilà , una sorta di passaggio dal mondo fisico a quello spirituale.
I Nuraghi costruivano le tombe su siti creduti fortemente geo-energetici: le lastre venivano disposte in posizione semicircolare, in modo da allinearsi con le linee energetiche della Terra e avevano la capacità di catturare e amplificare questa geo-energia.
Il malato veniva adagiato sulle pietre per ottenere la guarigione dall’energia positiva che emana la zona. Tale forza si credeva potesse beneficiare anche i morti, aiutandoli nel processo di separazione dell’anima spirituale dal corpo fisico.
Dunque, le Tombe dei Giganti offrono un interessante spaccato sui rituali delle antiche civiltà , ma non forniscono molte altre informazioni oltre al fatto di essere state usate come tombe: esse sembrano offrire più domande che risposte.
La Sardegna è nota anche per le notevoli statue dei Giganti di Mont‘e Prama, un insieme straordinario di frammenti statuari in pietra di epoca nuragica raffiguranti arcieri, guerrieri, pugilatori e modelli di nuraghe.
Le statue, di dimensioni monumentali, rappresentano la manifestazione di una civiltà che non ha uguali in tutto il bacino occidentale del Mediterraneo e proiettano nuova luce sull’arte e la cultura delle popolazioni della Sardegna.
Caratteristica comune alle statue è la resa del volto e in particolare degli occhi. Due cerchi concentrici, unitamente ad una fronte molto prominente che scende su un naso stilizzato e pronunciato, rendono lo sguardo delle statue magnetico e severo.
Resta, dunque, la suggestione e il grande mistero che sembra trasparire dalle vestigia della civiltà nuragica, la quale sembra custodire ancora gelosamente molti dei suoi segreti.
Qualcuno ha collegato le grandi tombe nuraghe alla leggenda dei giganti di Atlantide… chissà , forse la nostra Sardegna è stata una delle colonie fondate dai superstiti della civiltà atlantidea.
Ci sono opinioni contrarie alla teoria evoluzionistica darwiniana che sembrano suffragate da considerazioni scientifiche tutt'altro che superficiali non ultime quelle provenienti dallo studio delle sedimentazioni delle rocce molte delle quali non sembrano attendibili per una loro datazione. Pare che le modalità di sedimentazione degli strati rocciosi siano differenti da quanto ritenuto finora così che gli strati più profondi non sarebbero indicativi dell'età dei fossili contenuti.
RispondiEliminaPer quanto concerne questi scheletri giganti rinvenuti a quanto sembra soprattutto in America, è mai possibile che qualche commissione di studiosi di qualche università di antropologia non se ne sia ancora occupata seriamente?