La liberazione di Vanessa Marzullo e Greta Ramelli e alcuni punti non chiari della vicenda
Di Salvatore Santoru
Secondo quanto riportato da diversi media arabi e italiani, sono state finalmente liberate Vanessa Marzullo e Greta Ramelli, le due ragazze italiane che erano state rapite in Siria il 31 luglio 2014 da un gruppo terroristico.
Il governo italiano ha trattato con essi, pagando, secondo fonti non ancora confermate e non ufficiali, un riscatto, probabilmente di 12 milioni di dollari.
Premettendo l'assoluta positività della notizia, rimangono alcuni punti oscuri che vale la pena affrontare, perlomeno per finalità informative.
Infatti, le due ragazze non erano delle semplici cooperanti come sono state descritte sbrigativamente, ma volontarie partite per sostenere l'opposizione ad Assad, tramite il progetto Horryaty, un gruppo di tre persone costruito poco tempo prima della partenza, formato oltre che dalle due ragazze dal fondatore, il 47enne Roberto Andervill, che ha specificato, in un intervista per il Corriere della Sera, che tale gruppo non è né una onlus né una ONG.
Come ricordato più volte anche in questo blog, la cosiddetta "rivoluzione siriana", da diverso tempo purtroppo pare che risulti sempre di più egemonizzata da diversi gruppi armati, perlopiù di stampo islamista, nelle cui fila estreme vi sono il Fronte Al Nusra (Al Qaeda), o la stessa ISIS, che proprio dalla rivolta contro Assad ha iniziato la sua ascesa.
Inoltre, esaminando alcuni punti non chiari della vicenda, risulta interessante una famosa foto di una manifestazione pro-ribelli, che le ritraeva, stando alla rivista online "SpondaSud", con in mano un cartello "inneggiante" a "Liwa Shuhada", un gruppo armato ribelle un tempo legato all'Esercito Siriano Libero e accusato di avere legami con alcuni settori islamisti ( pur non essendo un gruppo islamista di per sé ed essendo avversato da altri gruppi islamisti dell'area e i vertici del gruppo contrari all'adozione di una politica di stampo islamista per la Siria NB).
Inoltre, secondo quanto sostiene Fausto Biloslavo in un articolo per il Giornale, il loro profilo Facebook non sarebbe del tutto conforme a quello tipico di un'attivista umanitario, in quanto oltre a certi inneggi alla lotta armata, sembrerebbe che vi fossero anche contatti con combattenti islamisti.
Detto questo, oltre ad essere a buon ragione rallegrati per la notizia, si dovrebbe anche sperare che casi del genere non avvengano più.
Può essere stato un aiutino agli anti Assad.
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