Di Salvatore Santoru
Domenica 14 dicembre la polizia turca ha dato inizio a una vasta operazione contro i media legati al movimento Hizmet del dissidente Fethullah Gülen, portando all'arresto di almeno 24 persone.
Tale episodio costituisce un'ulteriore dimostrazione della svolta autoritaria che il paese sotto la guida di Erdogan sta prendendo.
Fondamentale per ciò è sicuramente lo sdoganamento dell'islamismo che l'attuale premier ha adoperato, mentre la Turchia sino ad ora era uno dei paesi a maggioranza islamica più laici del mondo.
Da segnalare in ciò il recente discorso in cui Erdogan ha sostenuto la subalternità della donna rispetto all'uomo, e nel piano della politica internazionale il ruolo sempre più forte che la Turchia sta assumendo come baluardo dell'Islam politico nel mondo.
Come risaputo la Turchia ha finanziato l'ascesa dei terroristi dell' ISIS ( come tra l'altro rivelato da un'ex membro dell'organizzazione terrorista ) e la "rivoluzione" islamista in Siria contro il governo di Assad, visto dagli islamisti come il più forte nemico nell'area in quanto fautore di un'Islam laico e rispettoso delle differenze.
Inoltre, anche Nawaf Khalil, portavoce curdo del Partito Unione Democratica della Siria, ha riferito dell'appoggio turco all'ISIS sia in Siria che a Kobane contro la resistenza curda.
Intanto, USA e UE, da sempre alleate con la Turchia, prendono ufficialmente le distanze dalle recenti azioni del governo turco, che sino ad oggi hanno sostenuto in tutto e per tutto, tanto che un fondamentale obiettivo dell'Unione Europea è tuttora quello di annoverare il paese della mezzaluna rossa tra i suoi membri.
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