Di Salvatore Santoru
Ogni regime politico per potersi consolidare ha bisogno di apparire in superficie il più possibile "democratico", garantendo una certa dissidenza di facciata.
Nel nostro periodo, è ormai chiaro che quello che viviamo è una sorta di "totalitarismo" che seppur soft, non per questo è meno pervasivo,e il quale si esprime tramite il gigantesco potere corporativo di istituzioni bancarie e multinazionali, con la complicità di una politica sempre più asservita.
Come apparente opposizione a questo sistema, esistono una miriade di organizzazioni, gruppi di stampo ideologico o meno, che se guardati in modo non superficiale risultano essere, inconsapevolmente o meno, propagandisti e "agenti" di tale sistema.
A partire da quelli che incitano alla violenza gratuita, che in tal modo offrono al sistema l'opportunità di screditare ogni eventuale reale dissidenza, visto che questa viene identificata, agli occhi della gente, con la "falsa opposizione".
Chi non è accecato dalla propria ideologia e non è dipendente dal mito della "rivoluzione sovversiva a qualunque costo" gentilmente offerta per coincidenza dall'industria dell'intrattenimento, sicuramente si sarà accorto che le miriadi di gruppi che nascono apparentemente dal "nulla" come funghi e a cui i mass media fanno un'incessante pubblicità, per poi sparire dal palcoscenico e tornare alla giusta occasione, di certo sono ben poco spontanei.
Pensiamo ad esempio, premettendo che comunque vi hanno militato sicuramente e in maggioranza persone in buona fede, i gruppi nati nelle "primavere arabe" o nelle "rivoluzioni colorate" nell'Est Europa, come ben descritto in una puntata di Report di qualche anno fa .
O anche, sempre premettendo che vi militano persone in buona fede e che in maggioranza credono nei loro ideali, certi gruppi considerati 'ribellistici' da alcuni gruppi di protesta ad altri più radicali come i black bloc.
Com'è noto, essi appaiono sopratutto in tutte le proteste importanti contro la globalizzazione (WTO,G8 ecc ) e solitamente nei media si finisce per fargli (indirettamente o meno) continua pubblicità, tra chi si scandalizza e chi si sente ispirato dal simbolo del "ribelle mascherato", mentre non si parla mai ad esempio delle cause della protesta e dei problemi nel merito, e tutto si concentra sulla narrazione dell' evento.
Ovviamente ciò non significa che questi black bloc o altri gruppi siano, sic et simpliciter, formati da gente pagata per fomentare caos, visto che semmai in buona parte si tratta di individui con una, non raramente rigida, formazione ideologica che credono di lottare realmente contro il sistema ( o meglio contro ciò che credono che sia ) magari per un "futuro migliore" ma non accorgendosi che, certe volte, si regalano stesso sistema delle gigantesche manne, in quanto una reale e costruttiva rivoluzione non si fa mettendo a ferro e fuoco le città.
Oppure pensiamo a gruppi come le Femen, che affermano di combattere la mercificazione del corpo femminile ... mercificandosi e facendo di tutto pur di apparire nei media mainstream.
Sulle Femen, c'è un articolo molto interessante su East Journal ( quindi non il solito complottismo) che ne descrive la travagliata storia e c'è un documentario della regista australiana Kitty Green, che fuoriuscita dall'organizzazione ha sostenuto che dietro il gruppo vi sarebbe un uomo, Viktor Sviatski, noto per dei metodi basati su abusi ( che sarebbero fatti nei confronti delle esponenti delle Femen).
Si potrebbe continuare parlando del fatto che tale gruppo, a quanto pare, sarebbe finanziato dal noto finanziere e filantropo George Soros, o quant'altro per dimostrare che pare che tale gruppo non sia nient'altro che uno de tanti "brand" usati presumibilmente dal 'sistema', per promuovere ancora più mercificazione (paradossalmente) e altri obiettivi.
Oltre a quelli elencati, ci sarebbero tanti altri gruppi da nominare, ma la sostanza non cambia.
Per concludere, c'è da dire che ovviamente non bisogna demonizzare di per sé questi gruppi e le istanze che essi diffondono, ma semmai provare a costruire una reale opposizione a questo sistema, che costituisca una costruttiva e consapevole alternativa.
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