Di Salvatore Santoru
In molti al giorno d'oggi invocano una Rivoluzione, rifacendosi a credenze di stampo ideologico.
Il punto è che ovviamente c'è bisogno di una Rivoluzione, ma della solita rivoluzione comunemente intesa, bensì di una Rivoluzione Consapevole.
Per chi fosse interessato ad approfondire tale concetto, rimando a un mio recente articolo sul tema.
Bisogna prendere atto che la rivoluzione comunemente intesa, o presunta tale, non ha ragion d'esserci se si vuole realmente migliorare le condizioni della società e/o del mondo.
La rivoluzione armata, violenta, disorganizzata e caotica, di cui la storia è piena di esempi, non fa altro che portare, la maggior parte delle volte, da un'oppressione a un'altra oppressione, spesso anche più brutale della precedente.
Nel nome di essa vengono giustificati omicidi e violenze di ogni tipo, e in fin dei conti essa beneficia solo pochi manovratori a scapito dei molti, del popolo, costantemente illuso e truffato.
Tra l'altro anche sul carattere spontaneo di molte rivoluzioni c'è da dubitare: difatti e ovviamente dietro di esse ci sono interessi di potere molto più grandi della posta in gioco della rivoluzione.
Per fare qualche esempio storico, si pensi alla rivoluzione francese del 1789, la cui riuscita ci viene descritta sin da bambini, come il " trionfo della libertà ".
Nella realtà , si passò dall'oppressivo ancien régime a un'altra oppressione fondata sulla violenza e sul terrore, che culminò nella barbara esecuzione di Luigi XVI ( la cui testa decapitata venne mostrata al popolo da parte dei "rivoluzionari" come trofeo ), e nella tirannia di Robespierre, nonché nel genocidio dei contadini vandeani da parte delle truppe rivoluzionarie.
O basti pensare alla rivoluzione bolscevica del 1917, che mise fine all'oppressione zarista per instaurare un'oppressione ancora più brutale, fatta di terrore, campi di concentramento e sterminio (gulag), eliminazione delle più elementari libertà e politicamente basata su una tremenda dittatura che non accettava altro da sé.
Di esempi ce ne sarebbero da fare a iosa, diversi nella forma ma uguali nella sostanza.
Le tante rivoluzioni e guerre che ci viene affermato servirono per il "progresso" dell'umanità , in fondo son realmente servite a qualcosa ?
Oggi come ieri, a parte le diverse forme dei regimi, non è che sia cambiato granché nell'essere umano: ci si scanna, ci si combatte e ci si sfrutta a vicenda, forse anche peggio di prima.
Quindi, ha veramente senso continuare a seguire il mito della "rivoluzione" comunemente intesa, con tutte le sue promesse di "radiosi futuri" che puntualmente si rivelano lettera morta ?
Io direi di no, e che sarebbe ora di andare anche oltre i dogmi ideologici che si basano su ciò.
Direi che è necessario ripensare un'altro tipo di rivoluzione, una Rivoluzione realmente funzionante, che non abbia come fondamento solo i soliti impulsi distruttivi ( "istinti di morte" direbbe Freud ), ma che si basi su valori costruttivi necessari per la costruzione di una società e di un mondo realmente migliori.
Una Rivoluzione che non sia solo meramente economica o politica, e tantomeno fondata su obsolete e disfunzionali ideologie, ma che sia una Rivoluzione allo stesso tempo individuale,sociale,nazionale,spirituale e così via.
Perché se non cambia l'animo umano, è difficile che cambi il resto.
Difatti, la distruttività e l'aggressività presenti nella società sono lo specchio della corruzione, del cinismo e degli impulsi guerrafondai presenti nella politica internazionale, e viceversa.
Quindi ci vorrebbe che una Rivoluzione che quindi non sia accompagnata dal mito della " violenza rivoluzionaria ", ma che sia portatrice di un reale Cambiamento e Rinnovamento.
E tale Rivoluzione risulta al giorno d'oggi l'unica soluzione possibile, se si ha a cuore le sorti di sé stessi e degli altri.
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