La globalizzazione e le sue conseguenze economiche negative: l'aumento vertiginoso delle disegugalianze sociali
Di Eugenio Benetazzo *
La globalizzazione rappresenta uno stadio terminale in quanto sta portando il sistema economico odierno al collasso industriale e finanziario.
Questa affermazione può sembrare molto forte da udire, ma lasciatemi fornire le dovute spiegazioni e alla fine converrete con me sul raggiungimento di tale conclusione.
La globalizzazione, a dispetto del capitalismo classico, è fautrice di enormi sperequazioni sulla ricchezza prodotta, vale a dire che quest'ultima non viene suddivisa e distribuita in maniera proporzionale a chi ha contribuito a crearla.
Attenzione: non che il capitalismo classico sia indenne da critiche, ma rimane tutt'oggi il sistema economico in grado di creare la maggiore diffusione di benessere e prosperità a fronte di limitati episodi di sfruttamento.Si deve al sistema capitalistico classico la nascita della media borghesia: la classe sociale che rappresenta la componente sociale trainante per la crescita di ogni nazione.
La globalizzazione,invece, accentua profondamente questa sproporzione e disomogeneità, arrivando a creare solo due classi sociali: i molto ricchi ( una minoranza ) e i molto poveri ( la maggioranza ), sopprimendo lentamente, per le conseguenze economiche e sociali che derivano, proprio la classe media borghese.
Con la globalizzazione, i grandi stabilimenti e i posti di lavoro vengono trasferiti in aree del globo terrestre in cui la manodopera è particolarmente più a buon mercato.Successivamente l'output produttivo (beni, prodotti, merci ) di questi stabilimenti industriali delocalizzati viene importato proprio nello stesso paese in cui gli stabilimenti industriali sono chiusi e trasferiti.Questo processo non crea ricchezza: crea sperequazione.
Infatti non si arricchisce nessuno, se non le multinazionali e i gruppi industriali artefici di queste ristrutturazioni aziendali.
Nel paese di origine, migliaia di lavoratori vengono privati del loro posto di lavoro iniziale, e nel paese in cui la produzione è stata trasferita, migliaia di nuovi lavoratori vengono sfruttati a fronte di un salario ridicolo.
Entrambi questi paesi sono uno legato all'altro, entrambi questi paesi sono destinati a collassare.Il primo, a causa di una progressiva perdita di capacità di consumo dovuta a una sensibile contrazione del tenore reddituale.Il secondo, percepisce un iniziale lieve miglioramento grazie ai posti di lavoro trasferiti, ma rimane evidente che la sua popolazione non ha la capacità di spesa del primo.
Questo determina un vero e proprio effetto stile protossido d'azoto, in quanto le grandi aziende che hanno delocalizzato aumentano semestre dopo semestre i loro profitti.I ricavi di vendita, tuttavia, trovano manifestazione economica ancora e solo nel paese originario, in quanto il mercato interno del paese in cui si è delocalizzato non è in grado di assorbire merci o prodotti per mancanza di una classe sociale sufficientemente abbiente.Nel frattempo, il paese originario vede ridursi proprio la sua capacità di consumo interno, in quanto fenomeni sociali come il lavoro precario o l'impiego a singhiozzo iniziano a compromettere il tenore redittuale medio della classe media borghese.
Inizialmente pur di continuare a consumare come prima, si inizia a indebitarsi per sopravvivere.In seguito quando il sistema diventa saturo e quei pochi stipendi rimasti sono già spesi ancora prima che siano accreditati, inizia il conto alla rovescia: il default dell'intero paese.
Il punto chiave, quindi, per comprendere il pericolo della globalizzazione è proprio il processo di depauperazione di uno stato a vantaggio di un ristretto gruppo di lobbies industriali e bancarie volto alla massimizzazione dei profitti.L'essenza è tutta qui.
Non si è arricchito nessuno, né il paese che li ha subito la chiusura degli stabilimenti né il paese che li ha visti aprire: ci ha spudoratamente guadagnato solo chi ha spostato la produzione e importato i prodotti con un margine di guadagno in certi casi anche triplicato.Ecco spiegato perché le borse salgono: vedono aziende fare grandi utili pertanto in futuro si aspettano un flusso di dividendi sempre maggiori.Purtroppo si sbagliano.Questo livello di utili elevati non è destinato a durare molto, in virtù del progressivo indebitamento e incapacità di consumo che la globalizzazione indirettamente causa sui mercati in cui si intende riversare le merci e i beni prodotti con un artificioso e ingannevole espediente produttivo.
Non può durare a lungo proprio perché i paesi poveri producono per la richiesta di quelli ricchi che lentamente perdono il loro stato di benessere borghese, in virtù della perdita dei siti di produzione al loro interno.
* Eugenio Benetazzo-Best Before(Macro Edizioni, 2009 ) pp 59-60-61.
Scusate, ma perchè non mettete mai il nomre degli autori delle immagini?
RispondiEliminaLo trovo una mancanza di rispetto molto deprimente
Grazie