Di Salvatore Santoru
Mahatma Gandhi è conosciuto mondialmente per il forte contributo da egli dato al raggiungimento dell' indipendenza dell'India, e per l'applicazione del Satyagraha, il metodo di lotta basato sulla non violenza e la disobbedienza civile, che lo rese famoso.
Oltre a questo, Gandhi fu anche un filosofo e un'ideologo politico, le cui idee meritano particolare attenzione, sopratutto al giorno d'oggi.
La sua visione ideale era quella della costruzione di un mondo basato sulla fratellanza e la pace, dove ogni popolo avrebbe avuto diritto all'autodeterminazione e al diritto di poter vivere nella Terra d'origine.
Gandhi sognava la fine dell'imperialismo, ovvero la pretesa delle grandi potenze di assoggettare e dominare il mondo, e si faceva portatore della valorizzazione culturale,nazionale e identitaria dei diversi popoli che compongono la Terra.
Per il Mahatma, così come ogni individuo aveva diritto ad essere rispettato, così doveva essere per ogni popolo e ogni autentica Nazione.
Tale visione della società si rifà a una concezione organica e/o olistica di essa, ovvero una concezione che rimanda alla totalità, piuttosto che al solo particolare.
Seguendo tale ideale, Gandhi progettava la costruzione di un' India sovrana, libera e indipendente, fondata sull'unità del popolo, al di là delle particolarità su cui invece si fonda la democrazia liberale o il socialismo marxista.
Economicamente Gandhi era un forte sostenitore della concezione economica nota come Swadeshi ( e del movimento che la proponeva ), ovvero la promozione dell'autosufficienza economica, basata sulla valorizzazione e il rilancio dei prodotti nazionali.
Quella proposta da Gandhi era una "terza via" che andava al di là della destra e della sinistra, del capitalismo così come del comunismo dominante.
Di questi ultimi due sistemi il Mahatma non gradiva sopratutto il dogmatico materialismo su cui si basavano, e la pretesa di imporre tali ideologie con la forza o meno, in tutto il mondo.
A ciò, Gandhi rispondeva con una visione politica, culturale e spirituale che univa il pensiero occidentale alla saggezza orientale, il cristianesimo a buddhismo e giainismo, la fratellanza universale all'autodeterminazione nazionale, la modernità alla Tradizione, e in tal modo risultava incompatibile con la visione scientista, materialista e dogmaticamente globalista tipica di capitalismo e comunismo.
C'è da dire però che Gandhi non rifiutava a priori il socialismo, ma anzi era fortemente influenzato dal cosiddetto "socialismo utopico" e non marxista, quello che si può definire il "socialismo originario", prima che venne monopolizzato dal comunismo marxista e degenerò nel bolscevismo.
D'altronde il Mahatma era un grande ammiratore del filosofo e poeta statunitense Henry David Thoreau, sostenitore di un socialismo libertario e di un'anarchismo individualista molto diverso da quello dominante in Europa, nonché teorico della disobbedienza civile, che tanto ispirò Gandhi.
Lo stesso Gandhi affermò : "Io stesso sono un anarchico, ma di un tipo diverso".
Difatti il Mahatma si rifaceva a una concezione di anarchismo alquanto diversa da quella a cui siamo abituati.
La sua "anarchia" non era né materialista, nè progressista, nè schierata nell'estrema sinistra, nè meramente e unicamente globalista com'era ed è l'anarchismo dominante ( inteso come anarco-comunismo e anarco-individualismo di stampo stirneriano ).
Era un'anarchia di stampo spirituale, oltre la destra e la sinistra, fondata sulla ricerca dell'equilibrio interiore ed esteriore, influenzata oltre che da Thoreau dalle idee del filosofo e scrittore russo Lev Tolstoj, precursore anche dell' anarco-cristianesimo.
Dagli esponenti del marxismo e da molti dello stesso anarchismo dominante Gandhi fu criticato, in quanto la sua visione cozzava fortemente con quella di tali ideologie, basate sulla rivoluzione armata, su una dogmatica visione materialista e internazionalista, e sul ruolo prioritario che doveva assumere il proletariato, mentre per il politico indiano la reale Rivoluzione andava oltre le mere questioni di classe, e doveva essere prima di tutto interiore e mirante a liberare l'essere umano non solo dalle catene esteriori, ma anche da quelle interiori.
A volte le idee di Gandhi sono state etichettate come "borghesi" o "fasciste" da parte dei comunisti e da parte dei membri dell'anarchismo dominante, in quanto evidentemente cozzanti con certi dogmi di essi.
Stando a un'analisi degli ideologi e attivisti anarco-comunisti Maia Ramnath e Michael Schmidt il libertarismo gandhiano sarebbe molto vicino idealmente a un "romanticismo di destra", in quanto rifiuta l'iper-razionalismo materialista dominante del movimento anarchico internazionale.
Tra l'altro anche il ricorso al pacifismo e alla non violenza è fortemente criticato dagli esponenti del socialismo marxista così come da buona parte di quelli dell'anarchismo dominante, in quanto molte correnti cosiddette "libertarie" si basano sul mito della rivoluzione armata, tranne certe eccezioni.
Analizzando queste critiche, c'è da dire che effettivamente tra il pensiero gandhiano e un certo humus romanticista ci sono dei punti di contatto, così come con le idee di alcuni personaggi considerati di destra radicale, come il poeta e scrittore Ezra Pound.
Slegando momentaneamente il concetto da giudizi storici e morali, si può pure affermare che il pensiero gandhiano ha anche ideologicamente punti di contatto con l'ideale fascista delle origini, ma niente a che vedere con ciò che è stato il regime fascista (nonostante ebbe pure una certa ammirazione per Mussolini, che visitò anche nel 1931), ma ovviamente non si può ritenere Gandhi un "fascista", né etichettarlo troppo facilmente in questa o quella corrente di pensiero.
Comunque sia, indubbiamente quello di Gandhi rimane un pensiero attuale, incentrato sulla promozione di una società e di un mondo migliore, fondato sull'autodeterminazione di individui e popoli, e sulla ricerca di una politica fondata sull'armonia, anziché sui meri interessi egoistici di politici e lobby di potere, o su dogmatismi ideologici.
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