Considerazioni sulla morte di Daniza
Di Roberto Marchesini
Riprendo le parole di Cruciani che sostiene che in fondo «Ã¨ morto solo un animale» per rispondergli che se anche fosse morto «solo un animale» già questo nella stupidità e nella approssimazione, nel menefreghismo e nell'ostinazione con cui è stato reso possibile questo evento basta e avanza per muovere indignazione.
Ma senza retorica, occorre sottolineare che insieme a Daniza sono morti altri valori, quelli stessi che tanto declamiamo nel panegirico dell'umano:
1) è morta la logica e il raziocinio, perché non si introduce un animale e poi lo si vuole allontanare mettendo in pericolo la sua sopravvivenza e quella dei suoi cuccioli perché l'animale si è comportato nelle sue espressioni naturali;
2) è morta l'onestà , perché non si prendono soldi per un progetto di reintroduzione e poi una volta incassati si bypassano gli impegni allorché altri interessi sopravvengono, come stiamo pian piano venendo a sapere;
3) è morta la compassione, perché se non siamo capaci di provare compassione ed empatia per una madre che difende i propri cuccioli significa che abbiamo perso persino quelle doti naturali che tutti i mammiferi possiedono, altro che etica;
4) è morta la scienza, perché in barba all'etologia abbiamo dichiarato pericoloso e deviante un animale che esprimeva in modo equilibrato il suo profilo comportamentale e in barba all'ecologia abbiamo dichiarato alieno un animale che ha tutte le carte in regola per stare in quel territorio;
5) è morta la tecnica, perché ci si è mossi con un'improvvisazione che nemmeno una civiltà del paleolitico avrebbe utilizzato;
6) è morta la nostra capacità di vivere in un rapporto pacifico e di convivenza con la natura, dichiarando di fatto che tutto ciò che ostacola i più biechi interessi dell'essere umano hanno la prevalenza su ogni altro interesse, fosse pure l'esistenza, la vita, l'espressione più profonda della natura;
7) è morto il nostro rispetto per la vita e con lei qualunque senso del sacro che viceversa dovrebbe avere al primo posto tale rispetto;
8) è morta la politica, perché ancora una volta ha dimostrato la propria inutilità , il mero interesse personale, il parassitismo banale della salvaguardia della propria poltrona, giacché tutti si sono indignati dopo, ma non hanno fatto nulla per impedire che questo crimine fosse commesso.
Fonte:https://www.facebook.com/rmarchesiniroberto/photos/a.636117183107566.1073741828.632796120106339/810626752323274/?type=1&theater
Di Andrea Scanzi
Ho letto molti commenti infastiditi dalla commozione suscitata dalla morte dell'orsa Daniza. Di fronte a una tale ondata di dolore, reputandola eccessiva o forse modaiola, in tanti hanno scritto cose tipo: "Sì ma perché non avete pianto per le suore violentate e decapitate". Oppure: "Sì ma allora perché non avete sofferto per il ragazzo ammazzato a Napoli?". Ecco: io, a tutta questa gente, che se la prende con gli "animalisti" e sostiene con smisurata arguzia che "ormai ci commuoviamo per un criceto ma non per i bambini che muoiono di fame", vorrei garbatamente chiedere se sono dotati di una sorta di "serbatoio limitato del dolore", che li costringe a scegliere l'una o l'altra sofferenza, mai entrambi, altrimenti vanno in riserva e finiscono la benzina di lacrime. Vi è mai passato per la testa che una persona possa provare dolore sia per la morte di un orso che per quello di un uomo, di una donna, di un ragazzo? Dove sta scritto che si debba "scegliere"? E' possibile - lecito, autorizzato - soffrire per tutto e non solo per l'uno o l'altro? Chi ha mai detto che, se è addolorato e incazzato per la morte di Daniza, automaticamente se ne sbatte per l'omicidio di Davide Bifolco o per le suore massacrate in Burundi? E' sconcertante come questo paese riesca a litigare anche nel pianto: ormai ci si divide in fazioni e tifoserie persino quando si parla di cordoglio. Chiedo scusa, ma rivendico, nel mio piccolo, il diritto di commuovermi "trasversalmente". Di piangere per tutto ciò che - soggettivamente - mi fa piangere. E - conseguentemente - di scrivere il gran cazzo che mi pare.
Fonte:https://www.facebook.com/permalink.php?story_fbid=951165791566416&id=226105204072482&fref=nf
" La grandezza di una nazione e il suo progresso morale possono essere valutati dal modo in cui vengono trattati i suoi animali "
Mahatma Gandhi
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