Di Salvatore Santoru
Nell'editoriale del 10 agosto 2014 su Repubblica, Eugenio Scalfari ha affermato che :"Se posso dare il mio giudizio, io credo che la sola e vera forma che realizza la sovranità sociale sia l'oligarchia. Se vogliamo il modello più antico è quello teorizzato da Platone nel suo dialogo sulla "Repubblica".
Conoscendo le posizioni del noto giornalista fondatore dell'Espresso, queste sue affermazioni non appaiono di certo sbalorditive.
Difatti, in un altro recente editoriale, lo stesso affermava che per risolvere la situazione dell'Italia e i fallimenti delle politiche economiche portate avanti dal governo Renzi(dallo stesso sostenuto sino a poco tempo prima), bisognava sottoporla al controllo diretto della cosiddetta troika,ovvero quell'organismo di controllo formato da Commissione Europea,BCE e FMI, che governa l'UE.
Notoriamente in passato lo stesso Scalfari è stato un grande supporter dell'URSS, compresi gli anni della dittatura staliniana, e ciò che accomuna UE e URSS è il fatto di essere regimi di stampo,appunto, oligarchico, ovvero basati sul potere di poche personalità influenti e potenti a scapito della maggioranza della popolazione, nel primo caso i burocrati del Politburo, e nel secondo i tecnocrati della CE.
Le parole di Scalfari sono da contestualizzare nella sempre più forte sfiducia nella democrazia da parte delle élite culturali egemoni ( di cui lo stesso fa parte),o come direbbe Gramsci, dei cosiddetti "intellettuali organici", i quali spesso hanno fatto ampio ricorso strumentale e retorico alla stessa per promuovere e propagandare la loro visione del mondo.
Uno dei più influenti e noti intellettuali organici e propagandisti del pensiero unico dominante,Jacques Attali, in "Breve Storia del Futuro"(Fazi Editore,2007) ha sostenuto che la società si indirizzerà in futuro verso un sistema oligarchico ("iperimpero"), fondato sul potere del denaro e basato su una radicale diseguaglianza sociale, possibile grazie alla scomparsa della classe media.
Per arrivare a ciò, secondo Attali sarà necessario distruggere tutti i limiti che pongono un freno al potere globale dei signori del denaro, come quelli costituiti appunto dall'esistenza della classe media o degli stati/nazione.
Ciò che si verrebbe a creare sarebbe un "nuovo feudalesimo" basato sul potere del denaro, guidato dall'oligarchia finanziaria e industriale internazionale.
La democrazia (sia parlamentare che diretta), è considerata un forte ostacolo per l'oligarchia mondiale, in quanto garante della sovranità popolare, e insieme agli stati/nazione, freno alla dittatura del grande capitale internazionale.
Per questo scopo, l'oligarchia risulta essere il sistema di potere più adatto, indubbiamente.
Già nell'Antica Grecia, Platone e Aristotele avevano messo in guardia da tale regime, affermando che l'oligarchia non rappresentava altro che una "forma di governo degenerata", in quanto basata sulla mera ricchezza.
Secondo Platone, da Scalfari citato in modo decontestualizzato nel suo editoriale, l'oligarchia è la degenerazione della timocrazia (governo dell'onore), a sua volta degenerazione dell'aristocrazia (governo dei migliori), quest'ultima vista dal filosofo ateniese come la forma di governo maggiormente equilibrata e ideale.
Mentre l'aristocrazia, secondo il filosofo, si basa sul governo dei sapienti, l'oligarchia invece non si basa su nessuna competenza, ma sul solo potere del denaro, generando in tal modo corruzione,irresponsabilità e incompetenza.
Anche per Aristotele l'oligarchia era meramente fondata sul potere del denaro, e tale sistema politico era visto negativamente anche per il fatto che, sotto tale sistema, la maggioranza della popolazione risulta,de facto, esclusa dalla vita politica.
Purtroppo al giorno d'oggi, grazie a una subdola campagna di propaganda portata avanti dall'élite culturale dominante, l'oligarchia risulta fortemente sdoganata e viene considerata sempre più spesso come la "panacea" di tutti i problemi politici, in grado di "rottamare" la democrazia, vista come "obsoleta" per un sistema sempre più dipendente dal potere del denaro e dalla mercificazione conseguente.
Per arrivare a ciò, secondo Attali sarà necessario distruggere tutti i limiti che pongono un freno al potere globale dei signori del denaro, come quelli costituiti appunto dall'esistenza della classe media o degli stati/nazione.
Ciò che si verrebbe a creare sarebbe un "nuovo feudalesimo" basato sul potere del denaro, guidato dall'oligarchia finanziaria e industriale internazionale.
La democrazia (sia parlamentare che diretta), è considerata un forte ostacolo per l'oligarchia mondiale, in quanto garante della sovranità popolare, e insieme agli stati/nazione, freno alla dittatura del grande capitale internazionale.
Per questo scopo, l'oligarchia risulta essere il sistema di potere più adatto, indubbiamente.
Già nell'Antica Grecia, Platone e Aristotele avevano messo in guardia da tale regime, affermando che l'oligarchia non rappresentava altro che una "forma di governo degenerata", in quanto basata sulla mera ricchezza.
Secondo Platone, da Scalfari citato in modo decontestualizzato nel suo editoriale, l'oligarchia è la degenerazione della timocrazia (governo dell'onore), a sua volta degenerazione dell'aristocrazia (governo dei migliori), quest'ultima vista dal filosofo ateniese come la forma di governo maggiormente equilibrata e ideale.
Mentre l'aristocrazia, secondo il filosofo, si basa sul governo dei sapienti, l'oligarchia invece non si basa su nessuna competenza, ma sul solo potere del denaro, generando in tal modo corruzione,irresponsabilità e incompetenza.
Anche per Aristotele l'oligarchia era meramente fondata sul potere del denaro, e tale sistema politico era visto negativamente anche per il fatto che, sotto tale sistema, la maggioranza della popolazione risulta,de facto, esclusa dalla vita politica.
Purtroppo al giorno d'oggi, grazie a una subdola campagna di propaganda portata avanti dall'élite culturale dominante, l'oligarchia risulta fortemente sdoganata e viene considerata sempre più spesso come la "panacea" di tutti i problemi politici, in grado di "rottamare" la democrazia, vista come "obsoleta" per un sistema sempre più dipendente dal potere del denaro e dalla mercificazione conseguente.
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