Da sempre lo sport è stato considerato come un'attività fondamentale per il benessere e la salute.
Esso è sempre stato visto anche come una sorta di "prova" in cui l'individuo testava i propri limiti, e il suo esercizio spesso aveva anche una forte importanza spirituale.
Inoltre, lo sport costituiva una delle più importanti forme di aggregazione comunitaria e dell'identità e/o coesione di gruppo.
Ma oltre a questo, la diffusione dello sport di massa ha anche avuto precisi scopi di controllo sociale e politico, si pensi ad esempio ai giochi del Colosseo e altre forme di intrattenimento durante l'impero romano, i quali servivano a consolidare il consenso e venivano usati come "arma di distrazione di massa" .
Il poeta e retore Giovenale coniò la famosa locuzione "panem et circenses" , per descrivere questa situazione.
Al giorno d'oggi, lo sport di massa è diventato onnipresente e ha raggiunto una funzione totalizzante all'interno della società.
Sin da bambini e adolescenti, si pianifica l'adesione a questo o quell'altro sport, si acquista una fede in una determinata squadra e nei suoi dogmi, si adorano e si tentano di imitare i vari "idoli", iniziando dal collezionare figurine sino all'abbigliamento o al tentare di personificarli imitando gesti, parlata o altro.
Solitamente la visione dello sport che viene propagandata e introiettata tramite i mass media e non, è quella di un'attività volta al puro agonismo e alla competizione selvaggia, insomma la darwiniana "legge del più forte".
Inoltre a livello sociale e politico, lo sport di massa e in particolare il calcio svolgono come non mai la funzione di vere e proprie armi di distrazione, utili per proiettare gli impulsi creativi dei cittadini verso questi eventi invece di far sì che vengano adoperati ,ad esempio, per il miglioramento della situazione politica e economica.
Questa situazione come ben si sa è tipica del Bel paese, dove se gli italiani usassero anche solo l'1 percento delle energie che spendono per la passione calcistica, ci troveremo sicuramente in una situazione migliore.
In questo senso si potrebbe leggere anche il fenomeno "ultras", dove determinati individui o gruppi danno sfoggio di quello che potrebbe definirsi come "ribellismo edonista" , che risulta del tutto funzionale alle logiche di controllo sociale adoperate dal potere.
Oggi come non mai,inoltre, lo sport di massa e il calcio su tutti, svolgono la funzione di veri e propri strumenti di propaganda da parte del sistema dominante.
Su ciò basti pensare ai grandi eventi come i Mondiali, usati come vetrina da parte delle multinazionali per moltiplicare i propri già giganteschi profitti, ed accrescere in questo modo la propria influenza e il proprio potere su scala globale.
Essenzialmente lo sport di massa odierno è totalmente basato sulla mercificazione, e su questo punto è illuminante anche la definizione di "calcio mercato", definizione mai più azzeccata per la vendita e l'acquisto di calciatori, o "calcio-merci".
I cosiddetti calciatori non sono altro che degli indiretti "medium" del sistema consumista, e quindi perfetti propagandatori dei modelli e degli stili di vita voluti dal Potere.
Essi hanno ben poco a che fare con lo sport inteso in senso stretto, il loro scopo è semplicemente fare soldi a palate, e al contempo portare maggiore visibilità e profitti ai propri sponsor e alle società ("sportive") per azioni che ne gestiscono il cartellino, e quindi la proprietà.
Ma per fortuna ci sono alcune piccole eccezioni.
Nel 2011 l'ex difensore della squadra spagnola Sporting Gijon,Javi Poves, si è ritirato dal mondo calcistico in quanto “stufo di un mondo professionale dove contano solo denaro e corruzione”.
L'ex calciatore,classe 1986, ha anche affermato che "più conosci il calcio, più ti rendi conto che è tutta una questione di soldi, che è marcio, e questo ti toglie l’entusiasmo".
Bisogna sperare che anche altri calciatori seguano le sue orme, ma sarà molto dura, essendo un mondo estremamente conformista e dove tutto è basato sul dominio dell'ego e la cieca fede nel dio Denaro.
Sarebbe ora che il calcio e in generale lo sport di massa e non, tornino ad essere attività guidate dalla passione basate sull'imprescindibile unione tra prestigio individuale e spirito solidaristico, invece di mere attività propagandistiche usate dal Potere per distrarre le masse e perpetuarsi continuamente.
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