Di Martino Galliolo
Gli artisti indipendenti rischiano di sparire da YouTube. Radiohead e Sigur Rós compresi. Addirittura sembra una questione di giorni. Alcune etichette non hanno firmato il contratto con Google, che prevede un nuovo servizio in abbonamento per ascoltare musica in streaming e i loro video potrebbero essere cancellati.
A breve inizierà il test del nuovo servizio You Tube Music Pass, che consentirà agli utenti di ascoltare musica in streaming senza pubblicità con un abbonamento mensile e scaricare brani nei dispositivi mobile.
Una mossa di Google per mostrare i muscoli nei confronti dei competitors come Spotify, Pandora e Beats Music da poco acquisito da Apple per tre miliardi di dollari, e non ultimo il servizio Prime Music di Amazon. Sembra anche che Music Pass sarà separato da Play Music All Access, che è sempre di Google, per sfruttare i miliardi di utenti di YouTube e diventeranno due servizi distinti di musica in streaming.
Il responsabile della gestione contenuti di YouTube, Robert Kyncl, lo ha annunciato in un articolo sul Financial Times: “La novità verrà testata nei prossimi giorni in modo interno e sarà progressivamente lanciata durante il corso dell’estate per gli utenti”. Le etichette che non sigleranno il nuovo accordo invece, potrebbero scomparire da YouTube e con loro migliaia di video, “entro i prossimi giorni” aggiunge Kyncl.
Una mossa, da parte di Google, che è nata probabilmente per sbloccare l’accordo sulle licenze con le case indipendenti. Perché da un mese ormai trapelavano notizie sull’arrivo del servizio di streaming in abbonamento, bloccato però dalle negoziazioni sui diritti.
Le tre major – Universal, Sony e Warner – hanno già siglato il contratto. In questo modo, con altri indipendenti che hanno firmato, è coperto il novanta per cento del mercato discografico. Cosa ne sarà però del rimanete dieci per cento?
Il Financial Times ha riportato che la XL Recording che rappresenta tra gli altri Radiohead, Sigur Rós e Adele, non ha ancora siglato l’accordo per YouTube Music Pass, significa che i gruppi e i relativi canali video verranno eliminati senza un’intesa. Lo stesso vale per la Domino Records, l’etichetta degli Artic Monkeys e Franz Ferdinand.
I video, se spariranno i canali ufficiali degli artisti, sarebbero però consultabili in altri canali come ad esempio Vevo, fa notare la Bbc, che guadagnerebbe con le visualizzazioni. O tramite quelli degli utenti, favorendo in questo modo – paradossalmente – la musica caricata illegalmente senza pagarediritti dei musicisti. “Ci auguriamo di raggiungere un tasso di successo negli accordi del cento per cento, è chiaro però che non è un obiettivo raggiungibile e quindi la nostra responsabilità, adesso, è verso i nostri utenti per lanciare un’esperienza musicale più ricca”, ha detto Kyncl al FT.
Il chitarrista dei Radiohead Ed O’Brien, presidente dell’associazione Featured artists coalition, ha replicato: “Questa decisione rischia di creare un’internet pensata solo per le superstar e il grande business, penalizzando gli artisti indipendenti”. Il cantautore inglese Billy Bragg ha accusato YouTube di usare le maniere forti contro le etichette per fargli accettare compensi più bassi.
Alison Wenham, amministratrice delegata di Win (Worldwide Independent Music Network), sostiene che “siano stati firmati accordi di licenza lucrosi da entrambe le parti con le principali etichette discografiche, come la Warner e la Sony, lasciando alle etichette indipendentiuna scelta: accettare condizioni di royalties inferiori o essere bloccati da YouTube”.
“Il nostro obiettivo è quello di continuare a fare di YouTube un’esperienza musicale straordinaria, sia come piattaforma globale per i fan sia per gli artisti” ha replicato un portavoce di Google. Sottolineando come YouTube, con un miliardo di spettatori mensili “crea guadagni da centinaia di milioni di dollari”.
La Impala, un ente di etichette indipendenti, ha fatto appello alla Commissione Europea perché riconosca nell’agire di YouTube un abuso di posizione dominante del mercato costringendo le piccole etichette ad accettare prezzi sfavorevoli. “Il corretto funzionamento del mercato digitale è essenziale e l’Ue deve prende seriamente pratiche commerciali come queste perché distruggono laconcorrenza e l’innovazione. La vera sfida per Google dovrebbe essere quello di utilizzare i suoi muscoli per sviluppare un sistema di remunerazione dirompente che riconosca che l’80 per cento di tutte le nuove uscite, che sono così importanti nell’offerta di YouTube, sono generate da indipendenti “ dice Helen Smith, di Impala Europe.
Quello che è certo è che questo sarà sempre di più un campo di battaglia tra i colossi della tecnologia. Secondo la Recording Industry Association of America le piattaforme per ascoltare musica in streaming lo scorso hanno generato 1,4 miliardi di dollari fra abbonamenti, pubblicità e ricavi da licenze.
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