Eutanasia, Dolce Morte, Fine Vita: Primi Bug

giu 14, 2014 0 comments

A cura di Anticorpi.info

Come prevedibile ecco fiorire le prime assurdità intorno al fenomeno dell'eutanasia, da qualche tempo ribattezzata: fine vita, materia su cui molte istituzioni occidentali dall'alto della loro rappresentatività e saggezza hanno deciso di legiferare, formalmente per soddisfare delle 'improrogabili necessità' socio-burocratico-legali-filantropiche, ma in realtà - temiamo - per scopi di ingegneria sociale.

Il graduale ma deciso smantellamento del welfare attuato dalle odierne classi dirigenti mutanti, abbinato al graduale convogliamento della previdenza e della sanità verso un sistema privatistico, oltre a svuotare di senso il concetto di Stato democratico, sta per condurre all'innalzamento dell'età pensionistica, mossa che già di per se comporterà per ovvi motivi una cospicua riduzione del monte pensioni da erogare nel prossimo futuro.

La 'mission' portata avanti da questi osceni apparati collusivi Ã¨ quella di massimizzare le 'entrate' rastrellando contributi e premi assicurativi, e al contempo minimizzare le 'uscite', sottraendo alla gran parte dei cittadini il diritto ad una tranquilla pensione dopo una vita di fatica ed accantonamenti previdenziali. 
Ciò detto, è assai forte il sospetto che per abbattere (termine appropriato) ulteriormente il numero dei futuri aventi diritto, ai piani alti stiano adottando altri accorgimenti anche di ordine culturale e persuasivo, tra i quali - per l'appunto - la diffusione della cultura della eutanasia.

Stanchi di vivere
"Exit, centro mondiale di eutanasia, ha avviato la realizzazione di un bel programmino: stecchire non solo coloro i quali sono malati terminali, sofferenti e desiderosi di porre fine ai tormenti terreni, ma anche gli anziani - diciamo pure vecchi - non più in grado per motivi ovviamente fisici di campare in modo soddisfacente." Fonte


Secondo quanto riportato sul suo sito (link): "Exit Svizzera Italiana Ã¨ un’associazione svizzera costituitasi nel 2012 a Berna con lo scopo principale di poter assistere tutti i cittadini del Canton Ticino, affetti da patologie gravi ed irreversibili per garantire loro tutte le cure palliative necessarie ed eventualmente assisterli ed accompagnarli alla Morte Volontaria Assistita secondo quanto dettano le norme vigenti svizzere (Art. 115)."

Irreversibilità è una parola abusata dalla medicina mercantile. Come la mettiamo con quelli che rivolgendosi altrove siano 'inaspettatamente' guariti dopo che gli scienziati li avevano bollati come 'in fin di vita'? Sono tanti; basta cercare sul Web.
Non è tutto. Nell'assecondare questo loro irrefrenabile impeto compassionevole"i dirigenti di Exit hanno pensato di andare incontro alla domanda di estinzione prematura estendendo a vecchi inconsolabili, incazzati o stanchi di vivacchiare l'opportunità di schiattare, risparmiandosi il percorso doloroso preteso da madre natura." Fonte

Quindi, amici anziani e (tra non molto) meno anziani, nel caso in cui voleste risolvere definitivamente quel problema di unghia incarnita, sapete dove rivolgervi.

Meglio non dirlo a nessuno.
"Un ex magistrato calabrese, Pietro D'Amico, di 62 anni, di Vibo Valentia, è morto in una clinica di Basilea, in Svizzera, dove gli è stato praticato il suicidio assistito. La notizia è riportata dalla Gazzetta del Sud. I familiari di D'Amico hanno ricevuto la notizia della morte del congiunto, secondo quanto scrive il giornale, attraverso una telefonata della direzione della struttura sanitaria elvetica." Fonte


La cosa più inquietante è che l'uomo avrebbe portato a compimento l'intento suicida in totale riservatezza, senza avvertire i parenti, né altri congiunti o conoscenti. "A riferirlo è il cugino dell'ex magistrato: 'Non ci spieghiamo come sia stato possibile che nessuno dalla clinica di Basilea ci abbia avvertito della volontà di morire espressa da Pietro. Possibile che una semplice volontà di morire possa fare scattare la procedura del suicidio assistito? Pensavamo che fosse partito per uno dei suoi soliti viaggi." Fonte

In altri termini non esistono leggi che obblighino simili strutture ad avvisare i congiunti del 'paziente' prima che l'intento sia portato a termine. Una vera stranezza. Ci obbligano a rinunciare alla nostra privacy in cambio della sicurezza, ma a quanto pare il principio si applica a singhiozzo, dato che perde validità in materia di eutanasia, dove la privacy torna ad essere 'sacra.'
L'augurio è che il legislatore si adoperi per correggere al più presto questo lugubre bug nella giurisprudenza, che i soliti complottisti malpensanti potrebbero interpretare come un indiretto nulla osta al suicidio da parte delle istituzioni.

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