Di Giorgio Calabresi
«L’euro è stato il più grande errore dell’Europa ma il suo problema principale non è nella struttura dei singoli paesi come l’Italia – anche se ci sono riforme da portare avanti – ma la struttura stessa dell’Eurozona». È il giudizio di Joseph Stiglitz, studioso americano premio Nobel per l’Economia, in un discorso alla Luiss di Roma per la XIV Lezione «Angelo Costa». Stiglitz ha sottolineato come «oggi in molte parti dell’Europa si celebra la fine della recessione e secondo alcuni questo dimostrerebbe che l’austerità funziona: ma ciò non significa che ci sia una ripresa solida». «Quando ero capo economista alla Banca Mondiale – ha ricordato – ci era stato detto di non utilizzare i termini recessione e depressione perchè erano ‘deprimentì. Ma oggi l’Europa deve rendersi conto che alcuni paesi sono in ‘depressionè: solo la Germania ha un pil pro capite superiore a quello pre-crisi, mentre in Grecia la riduzione è stata del 25%». Per lo studioso «si tratta di un vero fallimento dell’economia di mercato, persino negli Usa il reddito mediano oggi è più basso che 25 anni fa». «In qualsiasi altro contesto – spiega Stiglitz – la crescita tedesca sarebbe considerata ‘ridicolà: appena +0,63% in media negli ultimi 5 anni. Peraltro la performance della Germania è scadente se consideriamo che la sua crescita è basata sull’avanzo dei conti e quindi non puòessere emulata a livello mondiale».
«Avrei bocciato gli studenti che mi avessero sottoposto analisi come quelle presentate dalla troika» nei paesi europei in crisi. È caustico Stiglitz. Infatti la troika, osserva, «anzichè riconoscere gli errori ha incolpato le vittime». «Eppure – ha concluso – erano i loro modelli a essere sbagliati: la loro idea di contrazione espansionistica è un errore».
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