Di Antonella Randazzo
Da alcuni anni, sono diverse le pubblicazioni estere che descrivono l’Italia come un Paese in cui prevale il pessimismo, e una buia rappresentazione della realtà.
Cosa ne è stato del paese del Sole, ottimista, socievole e gentile? Andando in giro per l’Italia, si incontrano sempre più persone demoralizzate e risentite, e su alcune, purtroppo, questo stato d’animo incide anche sul modo di rapportarsi agli altri. Nell’era di Internet, non è difficile trovare nei blog o nei forum esempi concreti di questo stato d’animo, che spesso si traduce in comportamenti intolleranti, o poco attenti alla sensibilità altrui.
Secondo diversi studiosi, l’atteggiamento che si ha verso gli altri e verso la vita produce effetti, e può migliorare o peggiorare la realtà. Nella vita di tutti i giorni c’è qualcosa che può rendere migliore ogni nostra attività: la gentilezza. E’ stato persino ideata la “Giornata mondiale della gentilezza”, che si dovrebbe “festeggiare” il 13 novembre. Si tratta di una promozione di quei piccoli gesti che rendono la giornata migliore per noi e per gli altri. La data è stata scelta in ricordo della Conferenza del World Kindness Movement di Tokyo nel 1997, che è iniziata proprio in questa data e si è conclusa con la firma della Dichiarazione della Gentilezza. L’obiettivo è quello di avvicinare tutti gli esseri umani, al di la delle differenze culturali, etniche o religiose.
Nel maggio dello scorso anno, l’Istituto comprensivo di Carpi ha dedicato la “settimana della gentilezza”, promuovendo azioni a favore degli altri.
Addirittura, per alcune persone negli Stati Uniti, la gentilezza praticata “a casaccio” è un modo per esprimere se stessi. E’ stata diffusa la frase “Praticate gentilezza a casaccio e atti di bellezza privi di senso”. Anne Herbert la trascrisse su una tovaglietta di carta sentendosi profondamente ispirata. Ha detto: “La gentilezza può generare gentilezza, tanto quanto la violenza genera violenza”.
Ogni giorno è senz’altro adatto ai piccoli gesti gentili. Illustri studiosi ci hanno insegnato che la gentilezza è una qualità delle persone che sanno attenuare il potere del loro ego, che in genere sono anche socievoli, tolleranti e generose.
Di solito, gli esseri umani percepiscono il proprio interesse come separato da quello degli altri, e nella vita quotidiana sviluppano rabbia, rancore o impazienza verso il comportamento altrui, dimenticando che, così come gli altri possono irritarci, anche noi possiamo irritare gli altri, poiché nessuno di noi è privo di comportamenti errati.
Il filosofo Platone consigliava “Sii gentile, perché tutti coloro che incontri stanno combattendo una dura battaglia”. Tutti, in sostanza, combattono la stessa dura battaglia, avendo a che fare con l’ego e il suo durissimo mondo. La gentilezza deriva dall’assenza di condanna verso il comportamento altrui, e da un atto di tolleranza che nasce dal sentire che gli altri sono nella nostra stessa situazione esistenziale, seppure le circostanze esterne possano variare.
Spiega Kenneth Wapnick, co-autore dell’opera Un Corso in Miracoli:
“Comprensione verso giudizio: semplici atti di gentilezza. Il livello più semplice di insegnamento sembra essere molto superficiale. Esso consiste in ciò che sembrano essere incontri del tutto casuali: un incontro “casuale” di due persone in apparenza estranee in ascensore, un bambino che non guarda dove va e che va a sbattere contro un adulto ‘per caso’, due studenti a cui ‘capita’ di camminare verso casa insieme… Forse gli apparenti estranei nell’ascensore si sorrideranno reciprocamente, forse l’adulto non rimprovererà il bambino per averlo urtato, forse gli studenti diventeranno amici. Perfino al livello dell’incontro più casuale è possibile che due persone perdano di vista gli interessi separati, anche se solo per un momento. Quel momento sarà abbastanza. La salvezza è arrivata…Siccome i nostri cervelli non sono altro che ombre specifiche del sistema di pensiero dell’ego di separazione e frammentazione, non hanno alcuna possibilità di comprendere la verità astratta – ‘un’unità, unita come una cosa sola’ – essi sono stati fatti per non comprendere. Ma la verità rimane, indipendentemente da ciò che pensiamo, e così un semplice atto di gentilezza verso un bambino che ci urta porta con sé il messaggio della salvezza, di interessi condivisi. Agire gentilmente e con comprensione verso le persone che stanno passando una brutta giornata disfa la colpa associata con la nostra originale ‘brutta giornata’ di credere che volevamo essere separati dalla nostra Fonte, e di potere addirittura realizzare questo pensiero impossibile di fare un sé e un mondo opposto alla vivente e amorevole unità del Cielo.
La bellezza della semplicità di questa lezione è che possiamo praticarla tutto il giorno, ogni giorno della nostra vita. Per esempio stiamo andando al lavoro e un automobilista guida indisciplinatamente e senza darsi pensiero di noi o di altri; qualcuno salta la fila mentre con impazienza noi stiamo aspettando di comprare il nostro caffè mattutino. Piuttosto che prendere personalmente questo comportamento, mettendo le nostre nozioni di quello che è meglio per noi davanti alla pace di Dio, riconosciamo che queste persone ‘insensibili’ sono parte della stessa Figliolanza di cui noi facciamo parte, e la loro brutta giornata (se è davvero quello che è) non merita il giudizio di peccato. In un altro esempio, siamo nel nostro ristorante preferito e la cameriera dimentica il nostro ordine o è lenta nel servirlo. Possiamo punirla lasciando una mancia piccola o tramite commenti sarcastici per farla sentire in colpa. D’altro canto una semplice risposta di gentilezza può ricordare a lei, e a noi stessi, che gli errori chiedono correzione e non vendetta: ‘Quel momento sarà sufficiente. La salvezza è arrivata.’ In altre parole, quando siamo in grado di mettere da parte il nostro bisogno di giudicare – che riflette il desiderio duplice dell’ego di preservare la sua separazione e rendere gli altri responsabili di essa col giudizio: loro sono colpevoli mentre noi siamo senza colpa – possiamo comprendere che soltanto persone in balia della paura, ossessionate dalla loro colpa, potrebbero agire non gentilmente nei confronti degli altri. Armati di questa comprensione, come potremmo non rispondere con gentilezza all’altrui richiesta di gentilezza, visto che l’attacco non è niente di più e niente di meno che una richiesta di gentilezza che non si crede di meritare?
E’ un assioma psicologico che non possiamo comprendere qualcuno contro cui abbiamo giudicato o che abbiamo accusato di peccato. Quando, ripeto, siamo in grado di mettere da parte i nostri giudizi, riconosciamo che ‘chi è terrorizzato può diventare malvagio’ e, in effetti, tutti quelli che vengono qui hanno paura perché soltanto menti piene di colpa, governate da paura e dolore, sceglierebbero di vivere in un mondo di corpi. Inoltre, ascoltando il dolore dietro la loro aggressione, riconosciamo che è anche il nostro: Accusare è non comprendere… Il nostro rinunciare al giudizio riflette la nostra scelta a favore dell’Espiazione invece della separazione; la decisione della mente corretta di perdonare, che corregge la decisione della mente sbagliata di accusare o condannare.”[1]
Con la televisione-spazzatura e i mass media motivati unicamente a vendere prodotti o a intrattenere, molti hanno dimenticato tutto quello che ci distingue dagli altri esseri viventi, ovvero la capacità di utilizzare il cuore. La gentilezza è stata collegata ai sentimenti propriamente umani, nonché all’innocenza e allo stupore che soltanto le anime consapevoli possono provare. Infatti, la gentilezza non è soltanto un modo cortese ed educato di rapportarsi agli altri, ma è una qualità strettamente collegata ad altre virtù morali. Spiegava il mistico Osho:
“L’innocenza è pura gentilezza… La prima e più importante parte dell’intelligenza è l’innocenza. Nel mondo innocenza e intelligenza sono state non solo divise, ma viste in maniera diametralmente opposta l’una all’altra. Se l’intelligenza rimane innocente è la cosa più bella che ci sia, ma se si contrappone all’innocenza diventa solo furbizia, nient’altro. Non è intelligenza. Nel momento in cui l’innocenza scompare, l’intelligenza perde la sua anima, diventa un cadavere che è meglio chiamare semplicemente ‘intelletto’. Ti può far diventare un grande intellettuale, ma non trasformerà la tua vita, né ti renderà aperto ai misteri dell’esistenza che si svelano solo al bambino intelligente; e la persona davvero intelligente mantiene vivo il bambino in sé fino all’ultimo respiro, senza mai perdere il senso di meraviglia che prova un bambino guardando gli uccellini, guardando i fiori, guardando il cielo. Anche l’intelligenza deve essere egualmente bambina. L’innocenza da sola è ignoranza, l’intelligenza da sola è furbizia. Quando sono unite non sono né ignoranza né furbizia, ma semplice ricettività, apertura, un cuore capace di provare meraviglia davanti alle cose più semplici della vita. E l’uomo che conosce quel senso di meraviglia, per me, è l’unico uomo religioso. Attraverso il suo stupore comprende che l’esistenza non è solo materia, non può esserlo. Per lui non sarà una conclusione logica, non sarà un’opinione, bensì un’esperienza personale…”.[2]
Dunque, lungi dall’essere un atteggiamento debole o ingenuo, la gentilezza non può che derivare da un alto livello di consapevolezza. Quando essa prevale sul risentimento, sull’odio e su tutti i sentimenti negativi, rappresenta ciò che di più nobile e potente c’è negli esseri umani.
Ognuno può scegliere ogni giorno se far prevalere il risentimento e l’odio oppure la tolleranza, la gentilezza e l’amore. Osserva Osho: “L’amore è una tua qualità intrinseca. Nasce con te, proprio come l’odio. Quello che ti insegno è: sii consapevole.
Quando nascono in te odio, rabbia, passione, compassione, qualunque cosa, sii consapevole e fai che tutto nasca dalla consapevolezza. Il miracolo è che la consapevolezza, senza che tu debba dire o fare alcunché, trasforma quanto di sgradevole c’è in te in qualcosa di stupendo.
La consapevolezza è una forza trasformatrice. Per esempio, se sei consapevole della rabbia, questa scomparirà. Se sei consapevole dell’amore, diventerà più forte. Se in te c’è odio e ne diventi consapevole, scomparirà, si dissiperà. Scoprirai che la nuvola di odio è scomparsa e al suo posto ha lasciato una qualità opposta, un misto di compassione, gentilezza, amorevolezza”.
Chi sostiene il diffondersi della “gentilezza a casaccio”, ritiene che il dilagare di atti di gentilezza può contrastare il degrado sociale e culturale che purtroppo esiste ai nostri tempi. In rete sono apparse diverse proposte su come praticare e diffondere la gentilezza. Adair Lara scrive: “Come tutte le rivoluzioni, la bontà da guerriglia comincia lentamente, con un unico atto . Che sia il Vostro " .
Note
[1] THE LIGHTHOUSE, Newsletter della Foundation for A Course in Miracles, Volume 17, numero 3, settembre 2006.
[2] Osho, “L’innocenza è pura gentilezza”, DVD 2008.
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