In tempi di crisi si taglia su tutto, dalle politiche sociali alla cultura, dalla scuola alla sanità, ma le spese militari sembrano intoccabili. Nel 2014 l'Italia investirà nella difesa almeno 23,6 miliardi di euro, cifra molto simile a quella dell'anno in corso e superiore di quasi 700 milioni rispetto al livello del 2012.
Di Lorenzo Montanaro
http://www.famigliacristiana.it
È quanto denuncia Francesco Vignarca, coordinatore Rete Italiana Disarmo, in un contributo apparso sul sito internet della rivista Altreconomia. Il testo esamina le bozze di Legge di Bilancio e Legge di Stabilità per il 2014. Emergono dati provvisori e ancora passibili di modifiche, ma già sufficienti per delineare la fisionomia generale delle spese militari nell'anno venturo.
Risultato: nessun taglio significativo. In realtà c'è un minimo calo, dell'1,7%: 400 milioni in meno rispetto al 2013. Ma parlare di un reale contenimento della spesa sarebbe fuori luogo, tanto più tenendo conto di alcuni aspetti. Ad esempio, osserva Viganrca, il lieve calo nei finanziamenti per il Ministero della Difesa rientra in una riduzione già stabilita in sede di bilancio 2013, alla fine dello scorso anno: «Non si tratta quindi di un “sacrificio” imprevisto ma solo del mantenimento di una precedente indicazione, e dopo che la Difesa era riuscita ad assorbire gli effetti combinati delle spending review di Tremonti e Monti con un balzo miliardario proprio tra il 2012 e il 2013».
Di sicuro, rimarca lo studioso, «un primo elemento da sottolineare, ormai purtroppo endemico, è quello riguardante la poca trasparenza». Sì, perché per trovare traccia dei soldi investiti nel comparto militare non basta guardare il bilancio del Ministero della Difesa. Si devono spulciare diverse voci, compresi i fondi del Ministero dello Sviluppo Economico e quelli decisi ad hoc per le missioni militari all'estero.
Ma anche limitandosi al bilancio della Difesa, che ovviamente è la parte centrale e più cospicua, alcuni dati sono lacunosi. Se questo è in certa misura comprensibile, visto che si tratta di cifre previsionali, «va detto che ulteriori ed utili specificazioni sarebbero state possibili fin da oggi». Soprattutto per quanto riguarda le acquisizioni di nuovi armamenti: «al momento non è possibile, salvo per alcuni casi particolari, sapere quanti soldi siano stati impegnati sul singolo sistema d'arma».
In sostanza «il Governo sta chiedendo un voto parlamentare di conferma di un bilancio che non dice dove i soldi vengano messi e che tipo di armamenti si andranno ad acquisire (o a continuarne l'acquisto)».
Non solo. Anche la ripartizione delle spese tra i vari settori della difesa fa discutere. Per le tre forze armate lo stanziamento, sebbene in calo di 350 milioni, resta comunque superiore ai 14 miliardi, mentre sono 5,6 (in minima flessione) i miliardi assegnati ai carabinieri. Continua a essere rilevante (450 milioni) l'impatto dell'indennità pagata agli ufficiali "a riposo", come premio per il loro rimanere “a disposizione” del Governo.
Ma soprattutto, osserva ancora Vignarca, «nonostante i numerosi proclami e le velleità di riequilibrio, anche per il 2014 la parte del leone della spesa è assegnata al personale». A rimetterci è il cosiddetto "esercizio", cioè la gestione operativa dell'addestramento dei soldati. Negli ultimi anni i costi per questo settore sono stati coperti usando come stampella i fondi per le missioni italiane all'estero, ormai divenuti una componente standard della spesa militare. «Permane quindi il rischio di blocco funzionale», rischio tante volte messo in luce dalle stesse gerarchie militari.
Infine il capitolo relativo ai fondi del Ministero dello Sviluppo Economico per “Partecipazione al Patto Atlantico e ai programmi europei aeronautici, navali, aerospaziali e di elettronica professionale”.L'ammontare previsto è di poco superiore ai 2,6 miliardi con una crescita di circa 330 milioni (il 14% in più) rispetto allo scorso anno. Da qui vengono recuperati abbondantemente i tagli relativi al bilancio proprio della Difesa.
Si va dal programma pluriennale del caccia Eurofighter (la cui ipotesi di spesa complessiva è aumentata nel 2013 di 3 miliardi) alla costruzione, di concerto con la Francia, delle fregate multi-missione Fremm (785 milioni solo nel 2014), fino alla realizzazione di un Veicolo Blindato Medio 8x8 "Freccia" per l'esercito. «Tutti programmi considerati “di particolare valenza industriale per l'impegno e l'innovazione tecnologica (…) e il consolidamento della competitività dell'industria aerospaziale ed elettronica”», commenta amaramente Vignarca. «Scuse di natura economica e industriale per mettere una foglia di fico sulla realtà».
È quanto denuncia Francesco Vignarca, coordinatore Rete Italiana Disarmo, in un contributo apparso sul sito internet della rivista Altreconomia. Il testo esamina le bozze di Legge di Bilancio e Legge di Stabilità per il 2014. Emergono dati provvisori e ancora passibili di modifiche, ma già sufficienti per delineare la fisionomia generale delle spese militari nell'anno venturo.
Risultato: nessun taglio significativo. In realtà c'è un minimo calo, dell'1,7%: 400 milioni in meno rispetto al 2013. Ma parlare di un reale contenimento della spesa sarebbe fuori luogo, tanto più tenendo conto di alcuni aspetti. Ad esempio, osserva Viganrca, il lieve calo nei finanziamenti per il Ministero della Difesa rientra in una riduzione già stabilita in sede di bilancio 2013, alla fine dello scorso anno: «Non si tratta quindi di un “sacrificio” imprevisto ma solo del mantenimento di una precedente indicazione, e dopo che la Difesa era riuscita ad assorbire gli effetti combinati delle spending review di Tremonti e Monti con un balzo miliardario proprio tra il 2012 e il 2013».
Di sicuro, rimarca lo studioso, «un primo elemento da sottolineare, ormai purtroppo endemico, è quello riguardante la poca trasparenza». Sì, perché per trovare traccia dei soldi investiti nel comparto militare non basta guardare il bilancio del Ministero della Difesa. Si devono spulciare diverse voci, compresi i fondi del Ministero dello Sviluppo Economico e quelli decisi ad hoc per le missioni militari all'estero.
Ma anche limitandosi al bilancio della Difesa, che ovviamente è la parte centrale e più cospicua, alcuni dati sono lacunosi. Se questo è in certa misura comprensibile, visto che si tratta di cifre previsionali, «va detto che ulteriori ed utili specificazioni sarebbero state possibili fin da oggi». Soprattutto per quanto riguarda le acquisizioni di nuovi armamenti: «al momento non è possibile, salvo per alcuni casi particolari, sapere quanti soldi siano stati impegnati sul singolo sistema d'arma».
In sostanza «il Governo sta chiedendo un voto parlamentare di conferma di un bilancio che non dice dove i soldi vengano messi e che tipo di armamenti si andranno ad acquisire (o a continuarne l'acquisto)».
Non solo. Anche la ripartizione delle spese tra i vari settori della difesa fa discutere. Per le tre forze armate lo stanziamento, sebbene in calo di 350 milioni, resta comunque superiore ai 14 miliardi, mentre sono 5,6 (in minima flessione) i miliardi assegnati ai carabinieri. Continua a essere rilevante (450 milioni) l'impatto dell'indennità pagata agli ufficiali "a riposo", come premio per il loro rimanere “a disposizione” del Governo.
Ma soprattutto, osserva ancora Vignarca, «nonostante i numerosi proclami e le velleità di riequilibrio, anche per il 2014 la parte del leone della spesa è assegnata al personale». A rimetterci è il cosiddetto "esercizio", cioè la gestione operativa dell'addestramento dei soldati. Negli ultimi anni i costi per questo settore sono stati coperti usando come stampella i fondi per le missioni italiane all'estero, ormai divenuti una componente standard della spesa militare. «Permane quindi il rischio di blocco funzionale», rischio tante volte messo in luce dalle stesse gerarchie militari.
Infine il capitolo relativo ai fondi del Ministero dello Sviluppo Economico per “Partecipazione al Patto Atlantico e ai programmi europei aeronautici, navali, aerospaziali e di elettronica professionale”.L'ammontare previsto è di poco superiore ai 2,6 miliardi con una crescita di circa 330 milioni (il 14% in più) rispetto allo scorso anno. Da qui vengono recuperati abbondantemente i tagli relativi al bilancio proprio della Difesa.
Si va dal programma pluriennale del caccia Eurofighter (la cui ipotesi di spesa complessiva è aumentata nel 2013 di 3 miliardi) alla costruzione, di concerto con la Francia, delle fregate multi-missione Fremm (785 milioni solo nel 2014), fino alla realizzazione di un Veicolo Blindato Medio 8x8 "Freccia" per l'esercito. «Tutti programmi considerati “di particolare valenza industriale per l'impegno e l'innovazione tecnologica (…) e il consolidamento della competitività dell'industria aerospaziale ed elettronica”», commenta amaramente Vignarca. «Scuse di natura economica e industriale per mettere una foglia di fico sulla realtà».
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