Di Barbara Collevecchio
“Se una persona non capisce un’altra persona, pensa che quest’ultima sia pazza”, scriveva Jung. L’intolleranza verso chiunque abbia un’idea, uno stile di vita o una visione politica diversa dalla nostra sfocia facilmente in autoritarismo. Soprattutto se in un dibattito non contrastiamo un’idea che non condividiamo, ma arriviamo a odiare la persona che la esprime. L’autoritarismo come attitudine mentale spesso è misconosciuto: crediamo di essere i migliori perché siamo tutti in vari gradi molto narcisisti e quindi disprezzare un pensiero altrui diventa quasi normale.
È normale infatti, ma non tutto ciò che è normale è giusto. La rigidità mentale è un meccanismo di difesa: aderiamo a un ideale dell’io, a una visione politica e chiunque non abbia i nostri ideali o stili di vita diventa il nemico. Ma questo autoritarismo non è semplice intolleranza per chi è diverso: è un modo grossolano di mettere a tacere le diverse istanze della nostra psiche. Siamo una moltitudine al nostro interno, pieni di voci, di risorse, eppure ci castriamo perché siamo obbligati da questo mondo e dall’adattamento a doverci scegliere in quanto maschere. Ognuno sceglie quella che gli si adatta meglio, ma siamo liberi? È libero chi non si concede il lusso elegante di prendere in considerazione il parere altrui, seppur diverso dal nostro?
Molti grandi pensatori sono stati aggrediti per aver commesso il reato di pensare: basti citare la diatriba violenta che Sartre scatenò contro Camus, reo di aver scritto un libro libertario e non marxista. Si può citare anche l’anarchico Berneri, che per aver detto che un certo anticlericalismo è illiberale, fu molto contestato da sedicenti compagni. Questi esempi magistrali, dimostrano che la cultura da sola non basta per rendere le nostre menti elastiche. La tolleranza non è buonismo: è capacità d’ascolto, di prendere anche da chi è diverso da te una piccola gerla di conoscenza, del buono. Attaccare con violenza verbale chi è foriero di un’idea diversa non solo irrigidisce ma crea uno iato incolmabile tra le persone. Arrocca le menti in posizioni difensive. Questo accade ogni giorno di più in Italia, soprattutto per motivi politici, sul web soprattutto.
Se si passa la vita ad aggredire chi critica o a difendersi vuol dire che non si è sulla buona strada. Quando il pensiero diverso fa paura c’è qualcosa che non va in noi, scriveva Bertrand Russell : “Gli uomini temono il pensiero più di qualsiasi cosa al mondo, più della rovina, più della morte stessa. Il pensiero è rivoluzionario e terribile. Il pensiero non guarda ai privilegi, alle istituzioni stabilite e alle abitudini confortevoli. Il pensiero è senza legge, indipendente dall’autorità, noncurante dell’approvata saggezza dell’età. Il pensiero può guardare nel fondo dell’abisso e non avere timore. Ma se il pensiero diventa proprietà di molti e non privilegio di pochi, dobbiamo finirla con la paura”. Se quindi è vero che l’incontro con l’Altro è come il contatto di due sostanze chimiche e produce unareazione così che ne si viene trasformati, perché non rischiare questa contaminazione? Per paura. Appunto. E a quel punto aggredito e aggressore diventano un tutt’uno ma uniti dall’odio, dalla strenua difesa di un nulla ideologico che non ha senso, se non distruttivo .
Titolo originale : " Autoritarismo digitale: non sono d'accordo? Ti aggredisco sul web "
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