L’Europa del nord dice basta alle ormai obsolete centrali a carbone. I paesi scandinavi ancora una volta si fanno portatori di un nuovo modello culturale ed energetico.
Di Andrea Salati
STOP AL CARBONE - Buone notizie per il pianeta e per la nostra salute. Danimarca, Islanda, Finlandia Svezia e Norvegia hanno deciso di fermare gli investimenti esteri per nuove centrali a carbone. E così dopo gli Stati Uniti, altri paesi sembrano intraprendere la strada per un nuovo modello energetico all’ insegna della sostenibilità ambientale. Spostare gli investimenti dai combustibili fossili alle energie rinnovabili era l’obiettivo preannunciato anni fa dai paesi del nord, come dal resto d’Europa, ma come spesso accade solo i più virtuosi mantengono la parola data.
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D’altra parte come dar torto ai nostri governanti se persino la Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (BERS/EBRD) continua ad inviare finanziamenti per la produzione di energia da fonti fossili. “La BERS/EBRD deve aumentare i propri investimenti in energia rinnovabile e sostenibile perché, come i leader dei cinque Paesi Scandinavi e gli Stati Uniti hanno detto nella dichiarazione di ieri, ‘il cambiamento climatico è una delle principali sfide della nostra futura crescita economica e del nostro benessere”. Parola di WWF Italia.
Sul dramma ambientale e la sua relazione con la produzione energetica, molti paesi da troppo tempo chiudono un occhio e le ragioni sono molteplici. Se la parte del leone spetta sicuramente agli interessi logistici legati ai monopoli più grandi del mondo, non è certo trascurabile l’indifferenza che fino ad oggi hanno manifestato i nostri governanti. A peggiorare ulteriormente un problema ormai diventato prioritario nell’ agenda mondiale è stata sicuramente la crisi economica. Perché se è vero che fino ad oggi è mancata la volontà di intraprendere un percorso diverso, è altrettanto vero che investire costa, tanto più se in settori emergenti. Insomma, riconvertire è obiettivamente difficile per i mezzi di cui molti paesi dispongono, ma per l’Italia vale un discorso a parte.
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IL BEL PAESE TINTO DI NERO - Non sarà questo articolo a far luce sugli sprechi di denaro che potrebbero essere investiti in modo migliore dallo Stato. Non parleremo di F-35, armamenti o privilegi dei parlamentati, bensì di un tipico paradosso all’ italiana. Il bel paese irradiato dal sole, bagnato dal mare da ogni lato, sferzato perennemente dal vento e poggiato su bacini enormi di energia geotermica (per quanto abbia dei rischi), di rinnovabili non ne vuol proprio sapere. Nonostante gli annunci in stile “green” ormai inflazionati come si può facilmente intuire dall’uso che ne fa l’Eni, l’Italia è innamorata delle uniche risorse di cui non dispone, se non in piccole quantità : petrolio e carbone. E allora vediamo dove vanno a finire i soldi destinati ai progetti energetici.
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► Centrale di Porto Tolle; Situata sulle rive del Po in una zona ad alto valore ambientale, l’ex centrale ad olio combustibile sta per essere riconvertita, grazie all’intervento dei dirigenti Enel, in una magnifica centrale a carbone. Una sfumatura di nero su un panorama troppo verde e monocromatico.
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► Centrale di Saline Ioniche; Nonostante la battaglia messa in atto dai sindaci locali, Lipu, Legambiente, Greenpeace e comitati, i lavori per la costruzione ex novo della fabbrica a carbone si teme possano proseguire. Un investimento fruttifero per il paese, o almeno per quella parte in mano alla n’drangheta.
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► Centrale di Fiumesanto; Siccome l’ ecomostro termoelettrico di Portoscuso non bastava a spaventare i turisti diretti alla bellissima isola di Carloforte, dall’ altra parte della Sardegna si pensa a bissare il successone. Pur non essendo ancora in costruzione, la centrale a carbone ha già ottenuto il sì della Regione Sardegna, Provincia di Sassari e il comune di Porto Torres. L’incomprensibile fierezza dei politici locali la dice lunga sullo stato delle cose in Italia. A costruirla sarebbe una partnership tra la Sardegna Energia s.r.l e la famosa paladina cinese dell’ambiente, la China Environmental Holding Co. Ltd. Che però costruisce centrali a carbone. D’altra parte se nel nome c’è scritto “Environmental”, qualcosa significherà pure!
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In Italia insomma non sembra esserci spazio per l’ambiente. Già ci sono le mafie e gli interessi, se ci si mette pure l’ambiente non si riesce più a mettere tutti d’accordo. E se l’Italia nel suo piccolo sembra patire il dramma del meridione, è quantomai palese come la stessa distinzione geografica stia progressivamente prendendo forma in un’Europa a due facce e due velocità . Chi vuole si goda il nord allora, perché in Italia salute e ambiente sono inquilini scomodi e difficili da accontentare…
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