Di Giulia Monari
Cyber
LA CULTURA DELLA SICUREZZA - I centri di ricerca Cyber Intelligence and Information Security (CIIS) della Sapienza e dal Centro di Studi Strategici, Internazionali e Imprenditoriali, (CSSI) dell’Università di Firenze sono stati i principali promotori dell’incontro tenutosi mercoledì scorso presso l’aula magna della Città Universitaria, dal titolo “Protezione Cibernetica delle Infratrutture nazionali”.
A sposare la causa della Cyber Security anche una serie di partner privati tra cui :Vitrociset, Finmeccanica e Meglan Group, una società israeliana, leader nel settore della cyber-guerra e dell’information defense, nonché finanziatrice dell’intero convegno. Al microfono si sono succeduti Andrea Billet, del VI reparto dello Stato maggiore di difesa, il Senatore Generale Luigi Ramponi e Shai Blitzblau, rappresentante della Meglan, che più di altri hanno sottolineato la minaccia sempre più concreta di attacchi ciberneticialle Infrastrutture critiche nazionali, vale a dire vitali per lo sviluppo economico dello Stato Italiano. A tal proposito sono stati illustrati strumenti e ricerche sempre più avanzate messe in campo per far fronte alla guerra del XXI secolo, che secondo i relatori non si combatterà più per aria o per terra, ma su un campo di battaglia virtuale. Con grande coinvolgimento di tutti i partecipanti, si è sottolineata quindi la necessità di promuovere un sistema di sicurezza partecipata, affinché ogni cittadino possa contribuire nel suo piccolo alla difesa dello Stato.
Cyber Warfare
ALLA RICERCA DI NUOVI 007 – Ma come affermato dal Professor Umberto Gori, Direttore scientifico della conferenza, affinchè questo progetto di sicurezza e difesa della cosa pubblica si concretizzi urge un coinvolgimento maggiore da parte delle forze politiche. A scanso di equivoci, la risposta del governo italiano all’incubo di questa imminente Cyber war è già arrivata da mesi. Infatti a seguito di una regolamentazione europea in materia, il 24 gennaio del 2013 è stato approvato un nuovo decretorecante “Indirizzi per la protezione cibernetica e la sicurezza informatica nazionale” con il quale il nostro Paese definisce e regolamenta la collaborazione tra istituzioni private e pubbliche nell’organizzazione di strategie di sicurezza nazionale.
Qui entra in gioco la Sapienza che, seguendo l’esempio delle università britanniche e statunitensi, nella logica di ristrutturazione dell’Università ha dato i natali al CIIS, Cyber Intellingence and Information Security presieduto dal Professor Roberto Baldoni. Si tratta di un centro di ricerca che in pochi conoscono, salvo gli addetti ai lavori e che ha sede presso il Dipartimento di Ingegneria informatica. Forte dell’appoggio e dell’influenza dei privati in questi anni il CIIS ha indirizzato in maniera massiccia la didattica verso lo sviluppo di programmi di sicurezza cibernetica e verso la nascita di nuove figure professionali ad hoc, come ricercatori qualificati con competenze multidisciplinari.
Cyber Warfare
“FUORI MAZINGA DALL’UNIVERSITÀ” - Ma tra i principali detrattori del programma di sicurezza messo in atto dal moderno centro di ricerca della Sapienza vi sono proprio i ricercatori. Questi, stanchi dell’ormai totale subordinazione del proprio lavoro alla necessità di attrarre finanziamenti da parte di enti pubblici e privati, hanno deciso di aderire alla campagna Stop Infowarlanciata dagli studenti di Fisica. Uniti in un rumoroso sit nel piazzale della Minerva, gli universitari hanno denunciato la “militarizzazione” dell’Università pubblica, che “per far fronte alla mancanza di fondi pubblici ha scelto di aprirsi a finanziamenti di tutti i tipi pur di mantenere poltrone e posizioni di potere, abbandonando qualunque pudore etico”.
Come si legge nei comunicati pubblicati sul sito dell’Assemblea dell’Officina di Fisica, le accuse mosse dai manifestanti alla gestione universitaria vertono principalmente in due direzioni. In primis il dito viene puntato contro la “manipolazione ed eterodirezione dell’opinione pubblica” messa in atto dalle forze politiche che, avvalendosi della complicità dell’Università pubblica, contribuiscono ad inculcare nelle teste dei cittadini uno spasmodico senso di insicurezza nato da questa incessante necessità di proteggere se stessi e le Istituzioni che li governano. E bersaglio delle critiche più efferate è il Rettore Luigi Frati, accusato di sostenere l’intervento sempre più massiccio dei privati nel settore dell’istruzione pubblica e di “contribuire a rafforzare la collaborazione fra università, governo e industria bellica”.
Ma le urla, i fischi e ogni altro tipo di espressione di dissenso rimangono fuori dalle porte dell’aula magna dove il convegno si è tranquillamente protratto per tutto il resto della giornata. L’unico riferimento alle reazioni degli studenti è venuto proprio dal breve inervento del Rettore, che commenta così: «la mamma dei cretini è sempre incinta».
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