Di Debora Billi
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Il vero processo dl secolo - il processo simbolo della crisi - è cominciato martedì. E, data l'importanza, credo che si farà il possibile per tenerlo sottotono. Una suora di 83 anni, un imbianchino e un vagabondo sono comparsi davanti ad un tribunale americano: nell'estate scorsa sono infatti penetrati con sorprendente facilità nel cuore militare della superpotenza planetaria. Un cuore che a torto si suppone protettissimo, irraggiungibile e corazzato. Invece è così tenero che si taglia con un grissino. O meglio, con delle semplici cesoie.
Di notte, guidati dal pacifismo ambientalista, dagli insegnamenti della Bibbia e dall'immancabile Google Maps, i tre si introdussero nell'Oak Ridge National Laboratory, un complesso militare per l'arricchimento dell'uranio e la fabbricazione di ordigni nucleari: lì, a suo tempo, vide la luce la bomba di Hiroshima.
Superate senza inconvenienti le recinzioni, i tre camminarono per due ore e per diversi chilometri nel buio, assolutamente indisturbati, prima di raggiungere un edificio: l'ottuagenaria suora aveva il fiatone ma riuscì a farcela. Poi tracciarono scritte su un muro, lo imbrattarono variamente e lo presero a simboliche martellate.
Solo a quel punto, finalmente, arrivarono gli addetti alla sicurezza. La suora, l'imbianchino e il vagabondo dovranno ora rispondere di sabotaggio e di danni alle proprietà dello Stato.
Il Washington Post ha pubblicato qualche tempo fa una accurata ricostruzione dell'accaduto e soprattutto la mappa del loro indisturbato viaggio di avvicinamento al muro preso simbolicamente a martellate.
Gli americani, naturalmente, si chiedono cosa sarebbe successo alla nazione se al posto di una suora di ottant'anni ci fosse stato un terrorista. Io invece intravedo una speranza se in questo sfascio di società , infrastrutture e apparati vitali, persino le suore, gli imbianchini e i barboni sono capaci di mettersi insieme per cercare di mostrare al mondo che non ci stanno più.
Fonte:http://crisis.blogosfere.it/2013/05/usa-suore-imbianchini-e-barboni-indignados.html
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