Finalmente un segnale di novità, una ventata di aria fresca: Giorgio Napolitano! Con 740 voti il peggior Presidente della storia repubblicana è stato rieletto (unico, per ora) al Quirinale. Va bene, cerchiamo di vedere chi ha vinto. Ovviamente ha vinto Napolitano, ma non tanto per il fatto di essere rieletto, cosa che, onestamente, non pare avesse cercato, quanto per la piena affermazione della sua linea politica: governissimo di durata (con ogni probabilità presieduto da Amato), sterilizzazione del Pd ed isolamento del M5s e Sel. E’ quello che aveva tentato di fare con l’operazione “saggi”, poi finita nel ridicolo con Crozza, ma che ora tornano a galla. Magari vedremo anche la nomina di Berlusconi a senatore a vita…
Vince ovviamente Berlusconi, che ha completato il recupero stoppando l’odiato Prodi ed eleggendo un Presidente con cui può convivere. Ma soprattutto, ottenendo quel governo di “larghe intese” premessa alla soluzione dei suoi guai giudiziari. Per ora vince, ma corre un rischio: se le elezioni si allontanano troppo, perde il momento favorevole. Inoltre, se si imbraga con un governo tassaiolo come quello di Monti la cosa non gli porta bene e, già alle europee fra un anno, corre il rischio di un capitombolo. Deve gestire la cosa con molta accortezza perché poi l’ennesima rimonta non sarebbe facile.
Vince Vendola che, a buon diritto può presentarsi come quello che non ha tradito le aspettative degli elettori del centro sinistra ed ha coraggiosamente rotto con il Pd, passando subito all’opposizione dell’inciucio. Inoltre, a quanto pare, mette definitivamente da parte le voglie di entrare nel Pd e si candida al ruolo di Tsipras o di Lafontaine italiano.
Spero ce la faccia e non si faccia fregare dalle solite esitazioni dell’ultimo momento. Ho spesso criticato Nichi (e chi mi legge lo sa), ma questa volta devo dire che si è comportato con grande linearità ed ha fatto quello che poteva e che doveva.
Ovviamente, vince Grillo, che dimostra che “Gargamella” non esisteva. Grillo si riscatta da quell’esordio di legislatura nel quale non aveva dato il meglio si sé. La scelta di Rodotà è stata perfetta perché ha dimostrato che sa essere flessibile, scegliere un candidato non suo e “pescare” consensi anche in campo avverso. Insomma, non è stato Bersani a fare scouting in casa 5stelle, ma al contrario, è stato Grillo a fare scouting in casa Pd: tanto di cappello! Per la stessa ragione per cui lo ho aspramente criticato nella prima fase, oggi devo riconoscergli di essere stato abile. Alle europee potrebbe avere un nuovo forte successo, anche se resta il problema dei gruppi parlamentari che sono un disastro (soprattutto, cari amici, fatevi passare questa mania di espellervi a vicenda e, poi, Grillo, parlare in Tv non è come baciare in bocca un lebbroso, se ne convinca e si rilassi un po’).
Monti ha una piccola vittoria perché aveva lavorato al maxi inciucio, ma, nello stesso tempo, incassa una sconfitta perché in questo grande accordo lui, con il suo 9% miserello miserello, scompare.
Veniamo agli sconfitti: di Bersani, Prodi e Marini non è neppure il caso di dire. Ne esce male tutto il Pd che ormai è solo la sigla di Psico Dramma. Non esiste più come soggetto politico, probabilmente si scinderà e forse neppure in due soli pezzi, ha dissipato un consenso che non rivedrà mai più neppure con il cannocchiale, ha la base in rivolta ed ha perso ogni contatto con il paese. Ma quello che è più singolare è che perdono tutte le sue correnti (o meglio, le sue tribù).
Ovviamente ne esce disintegrato il gruppo bersaniano che perde il suo punto di riferimento e che non sa a che santo votarsi. Ma perde anche D'Alema: è riuscito ad ammazzare la candidatura di Prodi, ma si è suicidato, perché questa è la premessa del suo vero pensionamento (finalmente!). Non è riuscito ad andare al colle, non è più parlamentare, il suo gruppo è individuato come quello dei “traditori” ed è odiatissimo da tutti. Può darsi che Napolitano possa ripescarlo come ministro, ma ci credo poco e, comunque, non ha più un partito nel quale avere un peso e non ha prospettive future.
E perde anche Renzi, che alla fine si trova con un pugno di mosche in mano: la sua operazione Quirinale (qualunque fosse) è fallita, può darsi che diventi segretario del Pd ma eredita solo un rudere, è poco probabile che possa essere il candidato alla Presidenza del Consiglio e, se anche fosse, le possibilità di vittoria elettorale sono pari allo 0,001%. Ma, soprattutto, perde irrimediabilmente la sua immagine di giovane e frizzante innovatore, venendo fuori per quel che effettivamente è: un piccolo intrigante democristiano, carrierista e sleale. Non credo che incanti più nessuno, anche se un suo gruppo continuerà ad averlo. Può darsi che passi con Monti nel tentativo di fare una nuova Dc, ma, stanti così le cose, non credo che andrà molto oltre lo striminzito risultato di Sc.
Perde anche Veltroni che si è rivelato ininfluente in ogni momento dello scontro. Perdono gli ex Ppi che incassano lo schiaffone su Marini e sono ridotti ai margini come gruppo di vecchi notabili un po’ suonati.
Ma, soprattutto, ne escono male i rampanti “giovani turchi” che non sono riusciti a fare nessuna proposta e si sono accucciati ai piedi di Bersani sino alla sconfitta finale. Non sono stati capaci di lanciare un loro candidato, non sono stati capaci di sponsorizzare Rodotà, su cui avrebbero probabilmente perso, ma avrebbero comunque fatto una battaglia dignitosa e che gli avrebbe dato grande visibilità. Hanno perso il rapporto con Sel e si accingono al ruolo di “reggimoccoli” del governo dell’inciucio. E questi sarebbero i “nuovi leader” della sinistra? Giovanotti in carriera privi di talento, di attributi e di iniziativa. Polli di batteria allevati nelle tristissime stanze delle sedi di partito.
Moderati che non si spendono su nulla, incapaci di rischiare interessati solo ad accumulare posizioni che poi non sono capaci di spendere in nessun modo: “giovani tirchi” più che “giovani turchi”. Dimentichiamoli rapidamente.
Fonte:http://www.aldogiannuli.it/2013/04/quirinale-chi-ha-vinto-chi-ha-perso/
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