Un monaco tibetano di 28 anni si è auto-immolato in una protesta anticinese, dandosi fuoco nei pressi di un monastero nella contea di Luqu, nella provincia del Gansu. Lo afferma l’emittente Radio Free Asia, citando fonti di tibetani in esilio. Kunchok Tenzin e’ il 114/mo tibetano ad attuare questa estrema forma di protesta per chiedere il ritorno in patria del Dalai Lama, il leader buddhista che vive in esilio dal 1959, e un cambiamento nella politica della Cina nel territorio.
Oltre a quella di Kunchok Tenzin, terza immolazione in tre giorni (sedicesima da gennaio) le autorità del governo tibetano in esilio a Dharamsala in India, hanno confermato la morte dopo l’immolazione per il monaco Tulku Athup e sua nipote Atse, anch’essa religiosa, avvenuta il 6 aprile dell’anno scorso. I due compirono l’estremo gesto nel monastero dell’uomo, Dzogchen, nella provincia cinese del Sichuan.
Ma la preoccupazione per la chiusura del monastero ha impedito la conferma della notizia l’anno scorso, anche se si erano diffuse voci circa la sparizione dei due. Tulku aveva 47 anni mentre sua nipote 25. Con loro, il numero delle immolazioni da febbraio 2009 sale appunto a 114.
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