Il lato oscuro del nuovo papa Francesco I
Fonte:http://it.notizie.yahoo.com
Si sa: quando viene eletto un Papa i sentimenti che vanno per la maggiore sono la commozione, l'esaltazione, la speranza. Ogni segnale, anche il più insignificante, anche un semplice "buonasera" viene individuato ed interpretato per scrivere un'agiografia istantanea: fa parte della natura umana.
Così come fa parte della natura umana cercare anche i lati oscuri.
Ora, cerchiamo di mettere insieme un po' di pezzi e di ricostruire il passato di Papa Francesco. Gesuita, attivo nel mondo ecclesiastico fin dalla fine degli anni '60, per ovvie ragioni storico-anagrafiche, operava in Argentina anche durante la dittatura militare di Videla.
In un libro del giornalista Horacio Verbitsky, Jorge Bergoglio, questo il nome secolare di Papa Francesco, viene accusato di aver favorito il rapimento e le torture di due padri gesuiti che appartenevano alla teologia della liberazione (una "corrente" considerata in qualche modo "ribelle" anche dalla Santa Sede): si tratta di una corrente di pensiero che ritiene che l'insegnamento di Gesù Cristo giustifichi la lotta contro l'ingiustizia sociale.
Uno dei due padri gesuiti rapiti dal regime lo indica esplicitamente come responsabile: lo scandalo scoppiò proprio durante lo scorso conclave, quello del 2005. Bergoglio non ha mai dato spiegazioni limpide in merito. Ma all'autore della sua biografia autorizzata ha detto, invece, di aver agito dietro le quinte per favorire la liberazione dei due religiosi, che infatti, dopo mesi, furono rilasciati.
Secondo una dettagliatissima ricostruzione di Associated Press, c'è anche un altro caso che vede protagonista Bergoglio. Riguarda una famiglia che aveva denunciato cinque sparizioni di parenti, fra cui una giovane donna incinta di cinque mesi all'epoca dei fatti. La famiglia, disperata, si sarebbe rivolta ai Gesuiti. Stando a quanto si apprende, Bergoglio, sollecitato da Roma, avrebbe attivato ricerche attraverso un monsignore. Dopo mesi arrivò una nota, scritta da un colonnello, in cui si diceva che la giovane aveva partorito una bambina, che era stata affidata a una famiglia troppo importante perché il processo venisse fermato. Era un episodio tristemente abituale, nell'Argentina dei desaparecidos.
Prove dei coinvolgimenti diretti di Bergoglio? Be', quelle dovrebbe discuterle, eventualmente, un tribunale. Anche se l'avvocato per i diritti civili Myriam Bregman, che ha seguito il caso, ha spiegato che il prelato si è già avvalso per due volte della facoltà di non presenziare ad udienze in merito al caso del rapimento dei due gesuiti, e quando ha risposto alle domande lo ha fatto in maniera «evasiva». La sua nomina a Pontefice appare destinata a mettere la parola fine alla questione, rendendo di fatto impossibile capire cosa sia vero, cosa no.
Ma che l'atteggiamento della Chiesa cattolica nel paese sudamericano non fosse esente quantomeno da un silenzio colpevole è un fatto. Così come è un fatto che, nel 2010, la rivista El Sur realizzò un'intervista all'ex dittatore Jorge Videla. L'intervista fu pubblicata solamente lo scorso anno. Videla, sostanzialmente, confermava quel che emergeva già da una densa documentazione fotografica (numerosi, infatti, gli scatti che mostrano il dittatore con il Cardinal Primatesta, in atteggiamenti palesemente di confidenza e quotidianità . Scatti che oggi, erroneamente, vedono Primatesta confuso con lo stesso Bergoglio, ad aumentare il polverone e a rendere sempre più difficile far chiarezza): la Chiesa, spesso, invitava i parenti dei desaparecidos a desistere. E sapeva. Questa confessione fu uno shock per molti, non stupì molti altri. Ma resta relegata a fatti storici decisamente misconosciuti.
La biografia ufficiale dipinge Bergoglio come un uomo umile, vicino al popolo e ai poveri. E sostiene che non avesse mai saputo che in Argentina si rapissero bambini, fino alla fine della dittatura.
La cosa lascia quantomeno sorpresi: poteva davvero, un Gesuita, essere all'oscuro di tutto?
Ma ci sarebbe un gesto che potrebbe cancellare ogni sospetto: una ferma condanna dell'ex dittatura argentina da parte del nuovo Papa. Che fino a questo momento, quantomeno, è giudicabile dai fatti (e non solo dalle accuse) per il suo silenzio in merito. Un silenzio che si potrebbe rompere, perché mai più al mondo si ripeta una tragedia come quella dei desaparecidos.
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