Di Marjeta
Novak
Mentre
all’inizio di questo mese i manifestanti marciavano nella capitale
della Slovenia, Lubiana, a sole poche strade di distanza veniva
formato un nuovo governo.
Il
cambio di governo è uno dei risultati delle proteste che hanno
coinvolto sino a 100.000 persone in tutta la Slovenia da quando, lo
scorso novembre, è emerso uno scandalo di corruzione locale nella
città industriale di Maribor, il secondo centro sloveno per
popolazione. La gente ha chiesto, in particolare, le dimissioni delle
élite politiche che sono al potere da quando la Slovenia si è
separata dalla Jugoslavia nel 1991. Membro dell’Unione Europea dal
2004, questo minuscolo paese di due milioni di abitanti tra le Alpi e
il Mare Adriatico è stato duramente colpito dalla recessione
dell’Eurozona ed è sull’orlo di un salvataggio. Severe misure
d’austerità conseguenti a prestiti bancari di incerto rimborso
hanno determinato un aumento della disoccupazione e della povertà e
l’incertezza a proposito di cosa ha in serbo il futuro.
Da
quando sono iniziate le proteste, a fine dicembre, sono state
organizzate quattro sollevazioni a livello nazionale, l’ultima il 6
marzo. Sono state create più di cento iniziative, tra cui un
movimento delle donne, spazi d’incontro virtuali, organizzazioni di
scrittori, gruppi di artisti-attivisti, una federazione anarchica,
una cooperativa di sviluppo sostenibile, una rinascita del sindacato
e un Partito Pirata in crescita. Dall’inizio le proteste sono state
organizzate in modo decentrato, con l’autogestione come principio
guida e le reti dei media sociali come canali di comunicazione. Anche
i media più importanti del paese, compresi due giornali –
il Delo e il Dnevnik – hanno
aperto le loro pagine ai cittadini per offrire alternative nuove alle
sfide che la Slovenia sta affrontando.
Come
risultato di questo movimento di protesta senza precedenti, il
sindaco di Maribor si è dimesso a dicembre, un primo passo verso
l’obiettivo di liberare la scena politica slovena dai politici più
caparbi. La commissione nazionale contro la corruzione ha diffuso l’8
gennaio un rapporto che ha avanzato gravi accuse di corruzione contro
i capi dei due principali partiti, compreso il primo ministro di
destra Janez Jansa e il sindaco di Lubiana, di sinistra, Zoran
Jankovic. Il primo ministro, molto impopolare, è stato allontanato
da un voto di sfiducia del parlamento il 27 febbraio, segnando un
altro importante passo in avanti. Il 13 marzo è stato firmato un
accordo per una coalizione di centrosinistra, che è stato avallato
dal parlamento il 20 marzo. In linea con le richieste dei
manifestanti, il primo ministro designato, Alenka Bratusek, ha già
annunciato che chiederà un voto di fiducia un anno dopo il
giuramento del governo per valutare la soddisfazione del popolo. Sarà
nominato un segretario di stato come collegamento con i movimenti
popolari.
Gli
organizzatori del movimento sono decisi, comunque, a continuare con
la loro pressione. “Il movimento di protesta non appoggia il
governo in formazione perché non programma di prendere alcuna seria
misura per frenare la corruzione dilagante,” dice Vesna Bukovec,
della Rete della Democrazia Diretta, che persegue alternative al
sistema politico esistente. L’Università dei Lavoratori e dei Punk
– un collettivo di studenti, ricercatori e attivisti – ha
affermato in una dichiarazione: “La nostra battaglia è soltanto
cominciata con la caduta di Janez Jansa. Gli obiettivi della nostra
rabbia non sono solo i sostenitori di spicco del neoliberalismo, ma
anche l’intero sistema disumano che, attraverso il suo sviluppo
tecnologico non meditato, ci ha portati sulla soglia di una vita
umana vissuta in una società di abbondanza e poi ci ha sbattuto la
porta in faccia.”
A
una manifestazione all’esterno del parlamento ieri, la Bukovec ha
detto: “Questo raduno spontaneo è un messaggio al nuovo governo
che le proteste continueranno fino a quando le strutture politiche ed
economiche non saranno cambiate a un livello più profondo, per
garantire opportunità uguali a tutti gli abitanti della Slovenia.”
Un
accento particolare delle proteste di Lubiana è sull’uso dell’arte
e della cultura per articolare le frustrazioni e le visioni per il
futuro. Il cosiddetti “protestival” hanno attirato fino a 20.000
persone – quasi il dieci per cento della popolazione di Lubiana –
nelle strade della città. “Il protestival è un appello al
rinascimento sociale e a un ritorno all’umano, respingendo le
manipolazioni del capitale,” spiegano l’editore Rok Zavrtranik e
l’artista Matija Solce, che sono al centro del movimento dei
protestival. “Si tratta di mettere le persone in contatto
attraverso la loro espressione culturale, mediante spettacoli
musicali, teatro fisico, marionette, poesia, e dando voce agli stessi
manifestanti, creando così un unico forum popolare.”
I
protestival edificano sull’eredità della cultura come forma di
resistenza nella storia slovena. Prima di unirsi alla Jugoslavia nel
ventesimo secolo, l’attuale Slovenia era stata governata da vari
imperi germanici per settecento anni. Esprimere l’identità
attraverso una lingua e una cultura uniche era perciò necessario per
sopravvivere al dominio straniero. Il protestival ha come insegna il
motto “Non aspettare la primavera; la primavera è già qui!”, un
ritornello di una canzone popolare slovena. Dopo che il partito del
primo ministro Jansa aveva definito “zombi comunisti” i
manifestanti in un tweet del 21 dicembre, i manifestanti si sono
presentati al protestival successivo mascherati da zombi, e le
maschere sono diventate da allora una presenza costante in tutto il
movimento. Rappresentano il marciume della politica attuale, che i
manifestanti sperano sarà sostituito da strutture sociali
maggiormente a sostegno della vita.
Anche
le forme di espressione collettiva non violente sono state vitali.
Dopo gli scontri tra manifestanti e polizia degli inizi dello scorso
dicembre, in cui più di cento manifestanti sono stati arrestati a
Maribor, i gruppi si sono auto-organizzati in modi che promuovono
raduni più pacifici. “I poliziotti sono esseri umani come noi;
siamo insieme, in questa situazione difficile,” ha affermato un
gruppo di donne che hanno cominciato a donare fiori agli agenti di
polizia dopo gli incidenti di dicembre. Il dono di fiori è diventato
uno dei simboli della protesta nonviolenta che si ripete in tutto il
movimento.
Cosa
può esserci in serbo per il movimento della protesta slovena ora,
dopo il cambiamento del governo, è una unione di forze che
realizzino un cambiamento più ampio e profondo. Per riuscire in ciò,
diverse voci – dagli anarchici ai pacifisti, dai vecchi ai giovani,
dai lavoratori disoccupati ai professori universitari, da quelli che
credono nella democrazia diretta a quelli che vogliono creare un
partito politico e operare all’interno del sistema – devono
identificare denominatori comuni e modi per collaborare oltre le
divisioni. Per un paese che è grande soltanto quanto la periferia di
una grande città di certi paesi, questo può essere un compito
realizzabile.
Da
Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
www.znetitaly.org
Originale: Waging
Nonviolence
traduzione
di Giuseppe Volpe
Mentre
all’inizio di questo mese i manifestanti marciavano nella capitale
della Slovenia, Lubiana, a sole poche strade di distanza veniva
formato un nuovo governo.
Il
cambio di governo è uno dei risultati delle proteste che hanno
coinvolto sino a 100.000 persone in tutta la Slovenia da quando, lo
scorso novembre, è emerso uno scandalo di corruzione locale nella
città industriale di Maribor, il secondo centro sloveno per
popolazione. La gente ha chiesto, in particolare, le dimissioni delle
élite politiche che sono al potere da quando la Slovenia si è
separata dalla Jugoslavia nel 1991. Membro dell’Unione Europea dal
2004, questo minuscolo paese di due milioni di abitanti tra le Alpi e
il Mare Adriatico è stato duramente colpito dalla recessione
dell’Eurozona ed è sull’orlo di un salvataggio. Severe misure
d’austerità conseguenti a prestiti bancari di incerto rimborso
hanno determinato un aumento della disoccupazione e della povertà e
l’incertezza a proposito di cosa ha in serbo il futuro.
Da
quando sono iniziate le proteste, a fine dicembre, sono state
organizzate quattro sollevazioni a livello nazionale, l’ultima il 6
marzo. Sono state create più di cento iniziative, tra cui un
movimento delle donne, spazi d’incontro virtuali, organizzazioni di
scrittori, gruppi di artisti-attivisti, una federazione anarchica,
una cooperativa di sviluppo sostenibile, una rinascita del sindacato
e un Partito Pirata in crescita. Dall’inizio le proteste sono state
organizzate in modo decentrato, con l’autogestione come principio
guida e le reti dei media sociali come canali di comunicazione. Anche
i media più importanti del paese, compresi due giornali –
il Delo e il Dnevnik – hanno
aperto le loro pagine ai cittadini per offrire alternative nuove alle
sfide che la Slovenia sta affrontando.
Come
risultato di questo movimento di protesta senza precedenti, il
sindaco di Maribor si è dimesso a dicembre, un primo passo verso
l’obiettivo di liberare la scena politica slovena dai politici più
caparbi. La commissione nazionale contro la corruzione ha diffuso l’8
gennaio un rapporto che ha avanzato gravi accuse di corruzione contro
i capi dei due principali partiti, compreso il primo ministro di
destra Janez Jansa e il sindaco di Lubiana, di sinistra, Zoran
Jankovic. Il primo ministro, molto impopolare, è stato allontanato
da un voto di sfiducia del parlamento il 27 febbraio, segnando un
altro importante passo in avanti. Il 13 marzo è stato firmato un
accordo per una coalizione di centrosinistra, che è stato avallato
dal parlamento il 20 marzo. In linea con le richieste dei
manifestanti, il primo ministro designato, Alenka Bratusek, ha già
annunciato che chiederà un voto di fiducia un anno dopo il
giuramento del governo per valutare la soddisfazione del popolo. Sarà
nominato un segretario di stato come collegamento con i movimenti
popolari.
Gli
organizzatori del movimento sono decisi, comunque, a continuare con
la loro pressione. “Il movimento di protesta non appoggia il
governo in formazione perché non programma di prendere alcuna seria
misura per frenare la corruzione dilagante,” dice Vesna Bukovec,
della Rete della Democrazia Diretta, che persegue alternative al
sistema politico esistente. L’Università dei Lavoratori e dei Punk
– un collettivo di studenti, ricercatori e attivisti – ha
affermato in una dichiarazione: “La nostra battaglia è soltanto
cominciata con la caduta di Janez Jansa. Gli obiettivi della nostra
rabbia non sono solo i sostenitori di spicco del neoliberalismo, ma
anche l’intero sistema disumano che, attraverso il suo sviluppo
tecnologico non meditato, ci ha portati sulla soglia di una vita
umana vissuta in una società di abbondanza e poi ci ha sbattuto la
porta in faccia.”
A
una manifestazione all’esterno del parlamento ieri, la Bukovec ha
detto: “Questo raduno spontaneo è un messaggio al nuovo governo
che le proteste continueranno fino a quando le strutture politiche ed
economiche non saranno cambiate a un livello più profondo, per
garantire opportunità uguali a tutti gli abitanti della Slovenia.”
Un
accento particolare delle proteste di Lubiana è sull’uso dell’arte
e della cultura per articolare le frustrazioni e le visioni per il
futuro. Il cosiddetti “protestival” hanno attirato fino a 20.000
persone – quasi il dieci per cento della popolazione di Lubiana –
nelle strade della città. “Il protestival è un appello al
rinascimento sociale e a un ritorno all’umano, respingendo le
manipolazioni del capitale,” spiegano l’editore Rok Zavrtranik e
l’artista Matija Solce, che sono al centro del movimento dei
protestival. “Si tratta di mettere le persone in contatto
attraverso la loro espressione culturale, mediante spettacoli
musicali, teatro fisico, marionette, poesia, e dando voce agli stessi
manifestanti, creando così un unico forum popolare.”
I
protestival edificano sull’eredità della cultura come forma di
resistenza nella storia slovena. Prima di unirsi alla Jugoslavia nel
ventesimo secolo, l’attuale Slovenia era stata governata da vari
imperi germanici per settecento anni. Esprimere l’identità
attraverso una lingua e una cultura uniche era perciò necessario per
sopravvivere al dominio straniero. Il protestival ha come insegna il
motto “Non aspettare la primavera; la primavera è già qui!”, un
ritornello di una canzone popolare slovena. Dopo che il partito del
primo ministro Jansa aveva definito “zombi comunisti” i
manifestanti in un tweet del 21 dicembre, i manifestanti si sono
presentati al protestival successivo mascherati da zombi, e le
maschere sono diventate da allora una presenza costante in tutto il
movimento. Rappresentano il marciume della politica attuale, che i
manifestanti sperano sarà sostituito da strutture sociali
maggiormente a sostegno della vita.
Anche
le forme di espressione collettiva non violente sono state vitali.
Dopo gli scontri tra manifestanti e polizia degli inizi dello scorso
dicembre, in cui più di cento manifestanti sono stati arrestati a
Maribor, i gruppi si sono auto-organizzati in modi che promuovono
raduni più pacifici. “I poliziotti sono esseri umani come noi;
siamo insieme, in questa situazione difficile,” ha affermato un
gruppo di donne che hanno cominciato a donare fiori agli agenti di
polizia dopo gli incidenti di dicembre. Il dono di fiori è diventato
uno dei simboli della protesta nonviolenta che si ripete in tutto il
movimento.
Cosa
può esserci in serbo per il movimento della protesta slovena ora,
dopo il cambiamento del governo, è una unione di forze che
realizzino un cambiamento più ampio e profondo. Per riuscire in ciò,
diverse voci – dagli anarchici ai pacifisti, dai vecchi ai giovani,
dai lavoratori disoccupati ai professori universitari, da quelli che
credono nella democrazia diretta a quelli che vogliono creare un
partito politico e operare all’interno del sistema – devono
identificare denominatori comuni e modi per collaborare oltre le
divisioni. Per un paese che è grande soltanto quanto la periferia di
una grande città di certi paesi, questo può essere un compito
realizzabile.
Originale: Waging
Nonviolence
Traduzione
di Giuseppe Volpe
Blog molto ben fatto. Mi sono unita anche io. Buona giornata.
RispondiEliminaGrazie,buona giornata anche a te.Ciao :).
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