Di Tomáš Břicháček
http://www.revuepolitika.cz/
Ogni settimana le istituzioni europee e i loro rappresentanti sfornano decine di documenti ufficiali e di dichiarazioni di ogni tipo. Si accumulano così testi legislativi, proposte di legge, libri bianchi o di altri colori, rapporti, decisioni, risoluzioni, avvisi, discorsi e così via. La singolarità della lingua con la quale sono redatti o formulati costituisce una delle loro intrinseche proprietà.
Del
linguaggio utilizzato dall’Unione europea colpisce prima di ogni
altra cosa l’uso massiccio di frasi fatte, riciclate di continuo
con qualche leggera variazione. Una parte è codificata nei documenti
costitutivi stessi dell’Ue, un’altra nasce da documenti
programmatici chiave adottati per esempio nel contesto della
strategia di Lisbona o dell’agenda Europa 2020. È come se questa
lingua si fosse pietrificata in blocchi compatti con i quali grazie
al copia-e-incolla è possibile costruire rapidamente la struttura
portante di qualsiasi espressione scritta o orale.
“Lo
sviluppo sostenibile fondato su un’economia sociale di mercato
altamente competitiva, che tende alla piena occupazione e al
progresso sociale”; “la lotta all’emarginazione sociale e alle
discriminazioni”; “la crescita intelligente, duratura e
inclusiva”; “il modello sociale europeo”: questi sono soltanto
alcuni dei “blocchi” più apprezzati ai quali si fa ricorso di
continuo.
Quando
poi dovessero venire meno perfino le espressioni più stereotipate,
il linguaggio utilizzato dall’Unione resta caratterizzato da una
pesantezza estrema e dalla sovrabbondanza di cliché vuoti e privi di
senso.
Per
esempio, il cosiddetto “Atto
per il mercato unico 2011”
è un documento della Commissione europea che inizia con questa frase
fulminante: “Al cuore del progetto europeo sin dalla sua nascita,
il mercato comune, diventato mercato interno, da 50 anni va tessendo
legami di solidarietà tra le donne e gli uomini d’Europa e allo
stesso tempo apre nuovi spazi di crescita a oltre 21 milioni di
aziende europee”. Il Parlamento europeo l’ha avallato, insistendo
in particolare sull’importanza di “mettere i cittadini al cuore
del progetto del mercato unico”, e affermando che “il mercato
unico nasconde grandi potenzialità in termini di occupazione,
crescita e competitività e conviene di conseguenza adottare
politiche strutturali energiche per sfruttare appieno questo
potenziale”.
Nel libro
bianco sullo sport pubblicato
nel 2007, la Commissione scrive: “Lo sport attrae i cittadini
europei, una maggioranza dei quali pratica regolarmente un’attività
sportiva. Veicola valori importanti, come lo spirito di squadra, la
solidarietà, la tolleranza, la lealtà, contribuendo alla pienezza e
alla realizzazione di ogni persona. Promuove la partecipazione attiva
dei cittadini dell’Unione europea alla società e contribuisce in
questo modo a promuovere una cittadinanza attiva”.
Le
istituzioni europee e i loro rappresentanti amano follemente proprio
questo tipo di espressioni ampollose, impregnate di trionfalismo.
L’Unione è descritta e pensata alla stregua di un “attore chiave
della scena mondiale”, tratteggia “una visione europea dei
massicci montuosi”, o anche “una visione europea degli oceani e
dei mari”, esorta a “ravvivare lo spirito d’impresa in Europa”,
caldeggia “una larga mobilitazione politica fondata su una visione
e opzioni comuni ambiziose”.
Nella
sua comunicazione del 2010 intitolata “Europa
2020: una strategia per la crescita intelligente, sostenibile e
inclusiva”,
la Commissione afferma: “La crisi è un segnale d’allarme. […]
Uniti potremo reagire e uscire rafforzati da essa. Possediamo tutti i
nuovi strumenti e l’ambizione necessari. Sta a noi concretizzare
tutto ciò”.
Da
numerosi testi e dichiarazioni sgorga un vero e proprio fervore
trionfalistico: nel libro
bianco sulla gioventù,
dal sottotitolo un tantino orgoglioso “I giovani in prima linea”,
si può leggere che “L’Unione si deve costruire con gli europei.
Le consultazioni organizzate al fine di prepararne l’evoluzione, e
le riflessioni condotte sulla sua ‘governance’ devono anch’esse
coinvolgere coloro che domani ne raccoglieranno il testimone […]”.
L’eco
del comunismo
Parimenti,
anche i discorsi dell’Ue sono molto spesso impregnati di dogmi,
precetti, di un tono moralizzatore e paternalistico. Come se i loro
autori assolvessero al ruolo di professori davanti ai loro scolari,
il ruolo di un’élite illuminata, che conosce ogni cosa meglio di
tutti gli altri e diffonde il bene e la conoscenza tra persone del
tutto ordinarie.
Ma
leggendo o ascoltando alcune dichiarazioni dell’Unione, noi
cittadini di mezza età o più anziani avremo piuttosto la sensazione
di un ritorno all’infanzia o alla giovinezza (ai tempi del regime
comunista). Non c’è niente di straordinario in questo. I tratti
caratteristici di questo linguaggio sono abitualmente associati a una
visione del mondo orientata a sinistra. Per segnare la rottura nei
confronti del regime del passato, i nostri partiti di sinistra hanno
in parte abbandonato questi toni.
Ma
in Europa occidentale le cose stanno diversamente. La lingua è
soltanto una prova ulteriore che la sinistra, che approfitta delle
strutture dell’Ue per promuovere il proprio programma politico, è
la forza motrice dell’orientamento attuale dell’Unione. La
ripetizione insistente, noiosa e continua degli stessi dogmi e delle
stesse formule già trite è rivelatrice di pigrizia, di un
intorpidimento intellettuale, di una mancanza di spirito critico, di
un procedere faticoso e ininterrotto lungo sentieri già battuti.
Illustra fino a che punto alle élite dell’Unione manchi una
capacità di autoriflessione che permetta loro di comprendere una
volta per tutte che sono proprio le ambizioni smisurate ad aver fatto
precipitare l’Ue nell’attuale crisi, e a trovare un sistema per
uscire dall’impasse del programma di centralizzazione.
Fonte:http://www.revuepolitika.cz/clanky/1813/jak-k-nam-promlouva-eu
Fonte:http://www.presseurop.eu/it/content/article/3544491-il-politichese-dell-unione
Fonte:http://www.revuepolitika.cz/clanky/1813/jak-k-nam-promlouva-eu
Traduzione
di Anna
Bissanti
Fonte:http://www.presseurop.eu/it/content/article/3544491-il-politichese-dell-unione
Infatti ricorda molto i TG di telecapodistria degli anni 70 dove le autorita' SOCIOPOLITCHE si preoccupavano molto dei loro concittadini, poi si e' visto come e' finita,,
RispondiElimina