Più suicidi, più malattie mentali e infettive, e tutta una serie di effetti ancora da valutare ma che diventeranno chiari nei prossimi anni. Le ‘cure da cavallo’ (causate dagli sprechi e dalla malagestione politica e statale) imposte a diversi paesi europei dalla crisi hanno avuto e stanno avendo effetti devastanti sulla salute dei cittadini. Come sottolinea uno speciale pubblicato dalla rivista Lancet sulla salute dell’Europa, la Grecia sembra essere il paese più colpito, ma tutto il continente, con poche lodevoli eccezioni, sta subendo gli effetti dei tagli. “Le misure non hanno risolto i problemi economici – anche perchè solo di faccata – e hanno creato grandi problemi sanitari – scrive Martin McKee della London School of Hygiene – non è solo la disoccupazione a peggiorare la salute, ma anche l’insostenibilità del sistema di welfare. Le persone hanno bisogno di sperare che i governi li aiuteranno nel momento del bisogno”. Secondo le cifre riportate il tasso dei suicidi nei 15 paesi che facevano parte dell’Ue prima del 2004, che stava calando, dal 2008 in poi ha ricominciato a salire, e ora è del 20% più alto rispetto al minimo toccato nel 2007. L’andamento è simile anche in Italia, dove da 2828 casi del 2008 si è arrivati a 3028 nel 2010.
Nei paesi più colpiti dalla crisi il tributo è più alto, con ad esempio un 40% in più in Grecia, ma anche in Inghilterra si stima che siano almeno mille le vittime della crisi dal 2008 al 2010. Proprio la Grecia è indicata dagli esperti come il paese ‘laboratorio’, dove gli effetti sulla salute si sono visti prima rispetto agli altri. Nel paese si segnala un forte aumento dei casi di Aids, dovuto allo stop ai programmi di fornitura di siringhe, ma anche l’arrivo di malattie come malaria, dengue e tbc che ‘approfittano’ della carenza di risorse sanitarie. Secondo i ricercatori la reazione alla crisi poteva essere diversa: “Nonostante le perdite massicce nel sistema bancario, l’Islanda ha rifiutato le misure prescritte dal Fondo Monetario Internazionale – scrivono – in questo paese la popolazione è addirittura più sana rispetto a prima della crisi, probabilmente perché le grandi catene di cibo spazzatura se ne sono andate a causa degli alti costi del cibo”. Secondo gli esperti è ancora presto per valutare pienamente gli effetti della crisi sulla salute, e quelle descritte sono solo le prime avvisaglie: “Al momento solo i primissimi effetti della crisi sono evidenti – sottolineano – molti paesi europei hanno avuto recessioni prolungate, e tagli alle spese per la salute che probabilmente colpiranno i servizi nei prossimi anni. Quindi le esatte dimensioni delle conseguenze diventeranno chiare solo nei prossimi anni”.
IN ITALIA GIA’ IN 9 MILIONI NON SI CURANO PIU’ – Anche in Italia gli effetti della crisi sulla salute – e di un sistema sanitario sprecone e fallacie – iniziano ad essere evidenti, con nove milioni di persone che stanno rinunciando a curarsi per mancanza di risorse (ma non era gratuita la sanità?). Lo sottolinea Walter Ricciardi, direttore dell’Osservatorio nazionale sulla salute dell’Università Cattolica di Roma, secondo cui il nostro paese non ha messo in campo le iniziative possibili per limitare il problema. “Nel nostro paese ormai nove milioni di persone ha rinunciato a curare disturbi di piccola e media entità – spiega l’esperto commentando lo speciale della rivista Lancet sulla salute in Europa ai tempi della crisi – o per le liste d’attesa troppo lunghe, o perché non riesce a pagare le terapie. Un esempio lampante viene dalle cure dentali, con un aumento delle persone che perdono i denti e non li sostituiscono, anche perché l’odontoiatria in Italia è quasi esclusivamente privata”. Secondo il rapporto annuale stilato dall’osservatorio dall’inizio della crisi è aumentato l’utilizzo di farmaci antidepressivi (da 8,18 dosi giornaliere per 1000 abitanti nel 2000 a 35,72 nel 2010), sintomo della ricerca di una ‘cura rapida’ al senso di malessere, ma anche gli stili di vita stanno peggiorando, con una diminuzione nel consumo di frutta e verdura a favore di cibi più economici e calorici e la rinuncia all’attività fisica per risparmiare. In aumento, segnala l’Istat, sono anche i suicidi, che seguono la tendenza europea. Se nel 2008 i casi erano 2.828, due anni più tardi sono saliti a 3.048. Agli effetti diretti sulle persone si aggiungono quelli dei tagli ai servizi sanitari: “Un esempio di questo si può vedere nelle statistiche sui tumori della mammella – sottolinea Ricciardi – al Sud c’é la metà dei casi ma lo stesso numero di morti. Questo perché mancano i servizi di screening, e quindi le diagnosi vengono fatte quando il cancro é in stadio avanzato”. Molti altri paesi, spiega Ricciardi, sono riusciti a limitare i danni con alcuni provvedimenti: “Ci sono cinque o sei cose che si possono fare – afferma – dall’aumento della prevenzione, in cui l’Italia è ultima in Europa per spesa rispetto al Pil, alla modulazione delle prestazioni in base alle esigenze del territorio, all’integrazione tra i servizi sociali e quelli sanitari, per impedire che prestazioni sociali vengano erogate a costi più alti dal Ssn. Da noi si è limitati ai tagli”.
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