Di Marietto Cerneaz
Pare proprio ci sia un giudice a Berlino. Anzi no nel napoletano. Il Tribunale di Pozzuoli ha deciso di dire stop al redditometro, ultimo marchingegno diabolico messo nelle mani di Befera: Entrato in vigore lo scorso 4 gennaio, è stato oggetto di ricorso di un contribuente che non voleva che “l’Agenzia delle Entrate venisse a conoscenza di ogni singolo aspetto della propria vita privata” . Questa tesi ha – fortunatamente verrebbe da dire – trovato conferma nella sentenza del giudice Antonio Lepre che ha “bocciato” (così speriamo) lo strumento anti-evasione.
Per il magistrato napoletano infatti il redditometro “determina la soppressione definitiva del diritto del contribuente e della sua famiglia ad avere una vita privata, a poter gestire il proprio denaro, a essere quindi libero nelle proprie determinazioni senza dover essere sottoposto a invadenza del potere esecutivo”. Il magistrato ha anche ordinato di “non intraprendere alcuna ricognizione, archiviazione, o comunque attività di conoscenza sull’archiviazione dei dati” del contribuente che ha presentato il ricorso,“cessarla se iniziata” e di “distruggere tutti i relativi archivi”.
Come aveva sollevato il nostro giornale, il giudice ha, ovviamente, sollevato il problema della violazione della privacy, dato che la sentenza emessa boccia anche tecnicamente il redditometro: userebbe infatti come parametro le stime Istat che “nulla hanno a che vedere con la specificità della materia tributaria”. Ma non è tutto, visto che per il tribunale interpellato, il redditometro violerebbe anche il diritto di difesa perché “rende impossibile fornire la prova di aver speso meno di quanto risultante dalla media Istat” e tutto ciò porterebbe il contribuente a dover affrontare un procedimento “inquisitorio e sanzionatorio”.
Una sentenza di un certo peso, che non potrà – speriamo – che avere delle conseguenze importanti.
Commenti
Posta un commento
Partecipa alla discussione