I sondaggi politico-elettorali: come manipolare il voto
Di Federico Sbandi
http://dailystorm.it
La natura apparentemente innocente dei sondaggi politici ha svelato tutto il suo potenziale d’inganno in questa campagna elettorale. Scopriamo perché.
PREMESSA – Nel 2006 gli exit poll annunciarono la vittoria netta dell’Ulivo. Le urne sancirono invece 25mila voti in più per la coalizione del centrosinistra (su 38 milioni di votanti) rispetto alla Casa delle Libertà. Nel 2008 la Sinistra Arcobaleno, data all’8%, non superò la soglia di sbarramento del 3% restando col cerino in mano sia alla Camera che al Senato.
L’APPROSSIMAZIONE – I sondaggi politici non rappresentano la realtà elettorale, bensì un’approssimazione. Occhio a farsi ingannare dall’apparente precisione delle percentuali. Dire «il centrosinistra è al 30% e il centrodestra al 25%» insospettirebbe anche il più debole dei telespettatori, conscio dell’assonanza con cifre eccessivamente nette, dunque inverosimili. Parlare «di centrosinistra al 31,2 e di centrodestra al 27,6» già suona più professional, vero? Ma in realtà il margine d’errore di ogni sondaggio è più che rilevante.
Se è vero che questo margine vola sul 3-4%, è anche vero che l’errore può amplificarsi. Parlare di«un centrosinistra che oscilla tra il 30% ed il 34%» e di «un centrodestra che oscilla tra il 26% ed il 30%» significa ammettere tanto la possibilità di vittoria schiacciante del centrosinistra con 8% di distacco (34% vs. 26%) quanto la possibilità di un pareggio (30% vs. 30%)
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GLI INDECISI – Secondo il sondaggio SkyTg24 realizzato da Tecné, tra il 12 e il 17 febbraio, il numero degli incerti e degli astensionisti viaggia sul 40%. Queste persone potrebbero salire sul carro dei vincitori e votare il più forte, qualora vi fosse un partito chiaramente in testa («Guarda che io ho sempre tifato la squadra migliore») oppure temere la vittoria di un determinato partito e votare per contrasto («Hai sentito che Berlusconi è in rimonta? Voto Bersani perché farei di tutto pur di non riavere il Nano al Governo).
Gli incerti sono il vero partito di maggioranza e possiedono un potere enorme. Possono sovvertire tout court i risultati elettorali, così come farsi ammaliare dagli ultimi sondaggi e conformarsi a quelle che, in apparenza, sembrerebbero essere le intenzioni di voto della nazione.
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IL CAMPIONE - I sondaggi politici a malapena raggiungono i 1.000 intervistati. Come ci ricorda Claudio Bezzi: la metà devono essere uomini; un quinto devono essere giovani; un decimo devono essere laureati. Magari aggiungeteci pure una ripartizione, non necessariamente equa, tra Nord, Centro e Sud. Approssimativamente, il risultato finale sarà dato da 1.000 intervistati che rappresenteranno 60 milioni di italiani, 200 intervistati che rappresenteranno 14 milioni di giovani e così via. E voi ve la sentite di rispondere ai sondaggi per rappresentare 60.000 persone?
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RILEVAZIONE TELEFONICA – Lo strumento di rilevazione più diffuso è il C.A.T.I., le interviste condotte tra gli abbonati alla telefonia fissa al netto dei numeri riservati. Punto primo, non tutti hanno un telefono fisso. I tempi di un telefono per famiglia sono concettualmente scomparsi: che senso ha avere un apparecchio unico se tanto ognuno (anche i bambini delle elementari) dispongono di un cellulare privato?
Punto secondo, data l’invadenza delle televendite, qualcuno potrebbe automaticamente attaccare, una volta percepito il suono di una voce non familiare. Che per di più avanza richieste. «Buongiorno, senta volevamo sapere da lei…» a cui segue meccanicamente un (talvolta gentile, talvolta seccato) «No guardi non mi interessa, buona giornata!». Anche se in realtà non volevano venderci niente. In quanti credete che i sondaggisti continuino, tentativo su tentativo, fino ad aver parlato con 1000 persone esatte?
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FACE TO FACE E RILEVAZIONE INTERNET – La rilevazione, molto rara, svolta per strada nel più classico dei face to face rivela a sua volta delle insidie. Quanto saremmo sinceri, dovendo guardare negli occhi il nostro interlocutore? Quanto potremmo vergognarci di voler votare qualcuno e decidere di mentire, mostrandoci magari tendenti all’astensionismo e dunque neutrali? Pensate ad un ragazzo di colore che decidesse di votare Lega Nord. Pensate a molti berlusconiani light che, percependo l’insoddisfazione popolare, potrebbero essere spinti a nascondere la propria intenzione, seppur desiderosi di votare il Cavaliere.
Infine, resta la rilevazione via Internet. In questo caso, il problema non è il medium. Anzi, domande a distanza potrebbero favorire la sincerità degli intervistati. Il problema è il target. Siamo sicuri che sondare l’umore politico dei nativi digitali equivalga al sondare quello dei possessori di un telefono fisso? Non si creerebbero netti squilibri, specie in un Paese come l’Italia dove alcuni partiti sono interamente nati in Rete (Movimento 5 Stelle) ed altri sono artificialmente tenuti in vita solo dal mezzo televisivo? Senza contare il tasso di rifiuto e gli utenti non rintracciati che mettono in serio pericolo la qualità del campione. A prescindere dallo strumento utilizzato.
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CONCLUSIONE – I sondaggi non rilevano l’opinione pubblica. La formano, la costruiscono. I sondaggi non fotografano la realtà elettorale. La mettono in scena, la indirizzano. Rafforzano i partiti maggiori, indeboliscono quelli minori. Perpetuano le logiche della politica (il dogma del bipolarismo), occultano il volere della popolazione.
Fanno comodo ai talk show per riempire spazi ad hoc (con tanto di “commento” ai dati, come se non bastasse il potere di influenza indotto dall’esposizione di numeri fittizi). Fanno comodo ai politici per riempire le loro esposizioni di analisi vuote, al riparo dalla presentazione di programmi effettivi. Fanno comodo a Berlusconi che da finito sembra essere arrivato ad una lotta alla pari. Fanno comodo a Bersani che può avanzare richieste di “voto utile” per fronteggiare l’apparente rimonta del centrodestra.
L’unico a cui non fanno comodo è proprio il cittadino, imprigionato in questa serie impercettibile di pressioni esterne che influenzano il suo voto finale. Più o meno concretamente, a seconda dello spirito critico del singolo elettore e della robustezza della sua intenzione iniziale. Il voto, a ben vedere, non è poi così “libero”.
Fonte:http://dailystorm.it/2013/02/14/i-sondaggi-politico-elettorali-come-manipolare-il-voto/
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