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Che quello di Monti sia stato il governo delle banche è, ormai, un dato assodato. Impossibile affermare il contrario, impossibile cercare di far passare la cosa semplicemente come complottismo sfrenato. Infiltrato.it, d’altronde, ha ricostruito le varie norme inserite in questo o quel decreto che sono andate a beneficio degli istituti bancari.
Basta ricordare, ad esempio, un dato. Secondo l’ultimo rapporto di Bankitalia, infatti, sarebbero ben 5 i miliardi che lo Stato avanza dalle banche. Peccato, però, che se Agenzia delle Entrate e Governo sono – a giusta ragione – rigidi nei confronti dei furbetti di quartiere (basti pensare al redditometro, su cui, peraltro, ci sarebbe molto da dire), non lo sono – per nulla – nei confronti dei furboni d’alto borgo. Nessuna informativa, nessun pressing sulle richieste di pagamento, avanzate già dal 2009 ma nei fatti mai prese in considerazione dalle stesse banche. Niente di niente. Ma il rapporto, ovviamente, è biunivoco. Se lo Stato non chiede soldi, le banche italiane sono decisamente generose nel concedere soldi alle pa. Secondo l’ultimo rapporto di Unimpresa, l’associazione che rappresenta piccole, medie e grandi imprese, se infatti per cittadini e imprese non c’è possibilità di avere prestiti dalle banche, il credito nei confronti dello Stato è salito di ben 10,5 miliardi di euro: da settembre 2011 ad agosto 2012 si è passati da 173,7 a 184,2 miliardi. Un aumento, dunque, assolutamente in controtendenza rispetto a quanto, invece, sono costretti a pagare cittadini, famiglie e imprese.
E poi le norme concepite ad uso e consumo degli istituti: dalla moltiplicazione delle commissioni, alla riduzione dei prelievi di contante fino alla norma che garantisce una salvezza sempre e comunque per le banche: la garanzia dello Stato sui debiti. Si legge infatti nel decreto Salva-Italia che il ministero dell’Economia “fino al 30 giugno 2012 è autorizzato a concedere la garanzia dello Stato sulle passività delle banche italiane, con scadenza da tre mesi fino a cinque anni, o a partire dal 1 gennaio 2012 a sette anni per le obbligazioni bancarie garantite”. Un modo per non far fallire le banche, insomma. In altre parole, se le banche non saranno in grado di rimborsare bond alla scadenza o di onorare debiti, sarà lo Stato a farsene carico. Con quali soldi? Quelli dei contribuenti, of course. Per il momento sono stati stanziati 200 milioni di euro all’anno per cinque anni. Totale: un miliardo di euro. Certamente non sono bruscolini.
Ma è finita qui? Certo che no. Gli affari delle grandi banche internazionali in Italia, come detto, sono forti e certamente sono tenute in conto da quando Monti ha ricevuto la sua investitura. Le ritroviamo, infatti, anche come advisor pagati direttamente dallo Stato.
Pochi mesi fa Vittorio Grilli e Corrado Passera avevano pensato a un piccolo escamotage per abbassare il debito pubblico, di cui, peraltro, Infiltrato.it parlava già ieri: trasferire alla Cassa Depositi e Prestiti (società pubblica che raccoglie il denaro depositato agli sportelli delle Poste dai 25 milioni di risparmiatori che comprano buoni postali o obbligazioni pubbliche) le società e le partecipazioni azionarie possedute dal ministero del Tesoro (Fintecna, Sace e altre società). In questo modo, si era ipotizzato, si sarebbe potuto raccogliere almeno 50 miliardi che avrebbero allentato certamente le pressioni del debito pubblico.
L’esacamotage, però, sa di trucco poco pulito. Questo passaggio, sebbene come detto abbia fruttato e non poco, assomiglia al “gioco delle tre carte”, come saggiamente afferma Gianni Dragoni in Banchieri e Compari. Lo Stato, infatti, non ha fatto altro che spostare le partecipazioni da una mano all’altra, dato che il padrone (appunto lo Stato) resta lo stesso: prima al ministero, ora alla Casa Depositi e Prestiti. Monti, in sostanza, ha venduto a se stesso. Il dubbio che, secondo alcuni, si debba parlare di finanza creativa non è assolutamente campato in aria.
Affari d’oro, insomma, per le grandi banche. Spese inutili invece per l’Italia dato che il passaggio di proprietà, come detto, è stato solo apparente. Ma c’è un appendice paradossale. Ai primi di agosto, pochi giorni dopo aver ricevuto l’incarico dal ministero di Vittorio Grilli, la Goldman Sachs rende noto di aver quasi azzerato il suo possesso di titoli di Stato italiani, addirittura del 92%. In altre parole, la banca che fu di Monti e di Draghi non si fida dell’Italia.Eppure continua a lavorare per il ministero. L’incarico, infatti, non è stato revocato. Ci mancherebbe. D’altronde, l’abbiamo detto: è il governo (degli affari) delle banche.
Fonte:http://www.infiltrato.it/notizie/italia/bankster-morgan-stanley-goldman-sachs-rotschild-affari-d-oro-in-italia-a-danno-dello-stato
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