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Questo articolo si scosta un po’ dalla linea generale della rubrica “Scientocracy”, in quanto non affronta un’innovazione scientifica o tecnologica, né vuole interrogare conoscenze e scoperte neuroscientifiche sui problemi della natura umana. Ma affronta un problema che la scienza ha già risolto e la società no. Si parla di THC (tetraidrocannabinolo), principio attivo della cannabis-sativa, sostanza psicoattiva che crea alterazione delle sensazioni umane, stimolando il sistema nervoso centrale: per questo da molti condannata e da molti altri idolatrata.
Questo articolo, al di là dei preconcetti, vuole spiegare che cosa succede al nostro corpo e alla nostra mente quando “ci facciamo una canna” (che cosa si attiva, che cosa si rovina e che cosa si migliora), osservando che il problema reale in termini sociali e legislativi è a che cosa ci riferiamo quando parliamo di cannabis, che non troviamo solo dai pusher. Sì, perché tra politica, economia e malavita c’è sempre una realtà da mistificare, rendendo consumatori e non ignari della realtà.
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DIFFERENZA TRA THC E DROGHE – Per quanto si tenda ad assimilarle, c’è una bella differenza tra il meccanismo di attivazione del THC e quello di qualsiasi altra droga. Nella ricezione della sostanza, mentre per il THC esistono recettori in molte zone dell’encefalo, che ci predispongono all’assorbimento della molecola, le altre droghe hanno un carattere decisamente intrusivo e distruttivo. Ciò che crea lo stato psicoattivo dovuto a uno spinello è un’attivazione, la cocaina invece è un’interruzione del normale funzionamento celebrale.
Per chiarire questa distinzione c’è bisogno di esempi. Tutti i nostri sensi funzionano tramite la stimolazione di alcuni recettori: la vista subisce stimolazioni dalle onde elettromagnetiche della luce, il tatto quelle di pressione, l’udito da vibrazioni dell’aria e il gusto e l’olfatto sono stimolati dalla ricezione di molecole. Così, il sistema nervoso autonomo si autogestisce tramite il sangue “registrando” quante e che tipo di molecole arrivano nei centri di controllo, per far sì che in un feedback costante se ne producano altre, permettendo l’omeostasi del nostro organismo.
Metaforizzando con un sistema come quello visivo, un’allucinazione può essere provocata da una luce particolare o da una da un mal funzionamento celebrale: entrambi creano l’allucinazione ma il modo e gli effetti sono completamente diversi. Ugualmente, la cocaina interrompe il riassorbimento della dopamina e il THC genera una stimolazione.
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GLI ENDOCANNABINOIDI – Hanno molto a che fare con il funzionamento di queste sostanze gli endocannabinoidi. Sono molecole che produce il nostro organismo capaci di legarsi ai recettori di cannabinoidi CB1 e CB2 presenti nel nostro cervello. Noi, volenti o nolenti, siamo programmati per secernere e ricevere la stessa sostanza che è presente nella canapa, e come noi, tutti gli esseri viventi, dotati di un sistema nervoso centrale abbastanza sviluppato.
Gli endocannabinoidi regolano o contribuiscono alla regolazione di molti fattori come: appetito, riproduzione, stress, memoria, attività analgesica e proliferazione cellulare. Questo non vuol dire che la loro presenza è data dalla presenza di una pianta che produce la stessa sostanza, assolutamente! Ma che abbiamo un’organismo in grado di assorbirla non patologicamente.
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LA SENSAZIONE – Che cosa ci succede? Potrei elencare tutti i sintomi descritti da molti siti che prendono spunto da manuali medici, ma richiamano attività difficilmente riconoscibili da chi ne fa un uso di cannabis. Infatti, la sensazione è molto influenzabile dal contesto sociale, emotivo e fisiologico del soggetto. Ad esempio, la nota mancanza di concentrazione riscontrabile se si assiste ad una lezione scolastica (se di poco interesse), tende ad aumentare se si osserva un film o un documentario interessante. Spesso si ha l’impressione che i pensieri vadano più veloci delle parole o delle situazioni che si vivono, in quanto una delle azioni principali del THC è quella di velocizzare, fluidificare e disorganizzare il pensiero, come se non si facesse in tempo a pensare a una cosa, che già se ne pensa una conseguente, tendenza che diverge da quella di un bambino, che invece sposta l’attenzione da un oggetto all’altro senza nessi.
Ovviamente, l’abuso porta a paranoie e disturbi psicotici: porta il soggetto a non riuscire più a governare i suoi pensieri, e se l’abuso dura giorni, mesi o addirittura anni ciò diventa patologico e nocivo alla salute mentale del soggetto. Come in tutto, l’abuso crea sempre danni, e molti studi lo confermano: un uso frequente e per tempo prolungato della cannabis crea dei disagi, non tanto fisici quanto psichici: normale, se si pensa alla sua modalità di attivazione. E’ come se si osserva per tanto tempo il sole: i nostri recettori visivi si bruciano!
Molti grandi artisti, studiosi o filosofi facevano e fanno tutt’ora uso di marijuana proprio per questa qualità psicoattiva, proprio perché ad una maggior sensibilità sensoriale ed emotiva del soggetto si associa la fluidità di pensiero creando uno stato mentale che genera idee, euforia o ilarità.
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EFFETTI BENEFICI? – Da decenni si studia la sostanza in mille modi diversi e ciò che rimane è la prova della sua innocua se non salutare azione. Se a metà del ‘900 era definita droga killer dalla propaganda proibizionista, oggi è molto usata a scopi terapeutici. Molti scienziati hanno proclamato le sue funzioni benefiche, decretandola utile a molte trattazione mediche, e molti Stati hanno legalizzato il possesso personale.
Ultimi dati scientifici riportati da Wen Jiang e colleghi, ad esempio, hanno fornito la prima evidenza che i cannabinoidi possono regolare la proliferazione di cellule ippocampali, agendo sui recettori CB1 (in particolare il cannabinoide sintetico HU210 e l’endocannabinoide anandamide). Tali recettori, attivati per via endogena da derivati vegetali o da cannabinoidi sintetici, possono promuovere la neurogenesi ippocampale, ossia la formazione di nuovi neuroni.
Sembra quasi che più si lascia libera la ricerca sulla cannabis più essa sembra innocua se non benefica. Per confermare tutto ciò, provate ad andare da un medico a chiedergli se preferirebbe un figlio con il vizietto del bicchiere o dello spinello (che inoltre non è affatto accertato crei dipendenza).
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IL PROBLEMA PIU’ GRANDE – Il problema maggiore è il controllo. Tutti gli studi eseguiti e anche le attivazione fisiologiche benefiche sono esatti, se esatta è la molecola: il nostro corpo è in grado di ricevere le molecole della famiglia dei cannabinoidi e non di altre sostanze. Quindi, l’illegalità della sua raccolta, fornitura e lavorazione non crea sicuramente i presupposti per far sì che ciò accada. Il narcotraffico non sta attento al prodotto ma al guadagno e così ciò che ci arriva in mano non sempre è “naturale” e coerente con molti degli effetti qui descritti.
La legalizzazione, oltre a provuore lo sviluppo di farmaci decisamente meno dannosi di quelli da laboratorio, oltre al più grande taglio ai guadagni mafiosi provenienti dal narcotraffico, darebbe anche più sicurezza a tutti quei milioni e milioni di consumatori che esistono soltanto in Italia. Ma forse è proprio per questo che rimane illegale.
Fonte:http://dailystorm.it/2012/12/22/thc-e-cervello-prima-del-giusto-o-sbagliato/
Ciao Josè,grazie per il commento.Ho visto il tuo blog,molto bello e interessante,complimenti.L'ho aggiunto al blogroll.Forza,pace,amicizia e felicità anche per te.Saluti dall'Italia :).
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