Di Viviana Pizzi
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Il diciassette dicembre scadranno i termini per il saldo dell’Imu. In alcuni comuni tutto questo coincide con la seconda ratamentre in altri altro non è che la fine di una tassa odiosa che è stata suddivisa in tre dilazioni: giugno, settembre e dicembre.
Per
la quasi totalità delle famiglie italiane significa l’impegno di
circa mille
euro in
media. Che per chi ha una casa di proprietà ma è disoccupato (il
10,8% degli italiani)
e per chi non riceve il
salario e la
tredicesima in
tempo significa un vero e proprio salasso: non solol’impossibilità
di mettere a tavola un pranzo di Natale o il panettone.
Si rischia di non poter mettere insieme pranzo e cena per un periodo
lungo di tempo.
LE
SCUOLE CATTOLICHE CHIEDONO DI NON PAGARE L’IMU
Che
succede in questo momento di grande fermento? Che arriva una
richiesta non condivisibile dalla maggior parte della popolazione
italiana, quella strangolata da una tassa odiosa e costosa.
Le scuole paritarie cattoliche, quelle che si reggono sulle rette dei
propri studenti, hanno chiesto di poter essere esentate dal pagamento
dell’Imu. A
farsi portavoce di questa richiesta è stata la
parlamentare Udc Luisa Santolini,
la stessa famosa per essersi opposta alla legge contro l’omofobia
bocciata di recente in parlamento secondo la quale “l’Imu
è un problema grandissimo per le scuole paritarie che con le loro
risorse fanno risparmiare, in termini di istruzione, ogni anno sei
miliardi di euro”.
Il
ministro per l’Istruzione Francesco
Profumo si
è fatto carico della richiesta e ha promesso alla deputata che in
questi giorni ne parlerà direttamente al premier Monti che
dovrebbe incontrare proprio nella giornata di oggi. Sulla
situazione si è espresso anche il presidente dell’Associazione
Genitori Scuole Cattoliche Roberto
Gontero il
quale sta combattendo una lunga crociata affinché non venga
smantellato il sistema delle scuole paritarie garantito dall’ex
ministro all’istruzione Luigi Berlinguer. Si dice fiducioso per
l’impegno promesso dal governo in tal senso.
“Si
eviterà così –
ha sottolineato -
la chiusura di numerosi istituti
non statali che
qualora lefossero soggette al pagamento dell’imposta, poiché non
potrebbero sostenere i costi di esercizio e sarebbero costrette alla
dismissione stessa dell’attività didattica”.
Salvare le scuole cattoliche può essere ritenuto necessario. Su chi
graveranno i costi qualora Monti accolga le richieste? Naturalmente
sui cittadini che non riescono a coprire con i loro salari nemmeno i
costi per il cibo quotidiano.
I
PRIVILEGIATI: LE FONDAZIONI BANCARIE
Gli
istituti cattolici rientrerebbero in una schiera di privilegiati che
comprende anche lefondazioni
bancarie che
sono completamente esenti dal pagamento dell’imposta sugli immobili
riesumata dal Governo Monti dopo l’abolizione dell’Ici decisa da
Berlusconi. Chi sono le fondazioni bancarie? Istituite con la legge
30 luglio 1990 n.128, sono diventate un importante attore della vita
economica e finanziaria del nostro Paese. Si tratta di ventidue
istituti che hanno un bilancio annuo di 50 miliardi di euro
l’anno. Non
pagando l’Imu sui loro immobili risparmieranno tra i 5
e i 10 milioni di euro. Per
loro altro non è che lo 0,1% del fatturato ma per le casse
dell’Italia, qualora entrassero sarebbero una bella fetta di
patrimonio da destinare a chi non ce la fa a pagare le proprie spese.
LE
SEDI DI PARTITI E DEI SINDACATI
Nel
2012 non hanno pagato nemmeno le sedi di partito e i sindacati.
Dal 2013 per loro potrebbe essere loro applicata la normativa in
vigore per i locali commerciali degli enti ecclesiastici ma comunque
anche per loro c’è stato un risparmio notevole con denaro che non
è finito nelle casse dello Stato italiano. Siccome non si conosce la
reale portata degli immobili in loro possesso non si sa quanto in
realtà hanno tolto alle casse dello Stato.
Le
uniche cifre disponibili sono relative ai sindacati con 3 mila sedi
della Cgil e cinquemila per la Cisl. La Uil ha invece dichiarato di
avere a disposizione un patrimonio immobiliare pari a 35 milioni di
euro.
In base a queste cifre si può ipotizzare che comunque sia sottratto
al patrimonio dello Stato qualche milione di euro. Anch’esso
necessario per il risanamento del debito pubblico. Gli enti
ecclesiastici pagheranno infatti soltanto nei locali dove si esercita
attività commerciale. Si potranno recuperare quindi circa 10
milioni di euro.
PALAZZI
STORICI E CASTELLI
I
titolari di palazzi storici e castelli non sono completamente
esentati dall’Imu ma
pagano la rata dimezzata, ossia di un importo ridotto del 50%. Nel
70% dei casi i titolari di questi immobili sono banche e nobili con
redditi pari a miliardi di euro. Il
mancato introito allo Stato è stato calcolato su circa 23
milioni di euro.
Anche questa una cifra astronomica che, in caso venisse pagata,
potrebbe allentare la pressione fiscale sui cittadini che non
potranno permettersi nemmeno di mangiare a Natale senza ricorrere
alla Caritas.
I
COSTRUTTORI
Tra
i privilegiati del Governo Monti, esentati dal pagamento dell’Imu
risultano esserci anche i
costruttori.
Per loro è stata vista una particolare normativa che li esenta in
caso gli immobili da loro messi a dimora non vengano venduti dopo il
terzo anno dal termine dei lavori. Se una casa finita di
costruire nel 2008 non viene venduta entro il 2011 sarà esente dal
pagamento dell’Imu. Tutto questo causa un danno alle casse dello
stato di altri 35
milioni di euro,
anch’essi utili per il risanamento del bilancio dello Stato.
IL
MANCATO INTROITO TOTALE
Calcolando
la somma di tutte le categorie che non pagano l’Imu il mancato
introito nelle casse dello Stato si aggira intorno ai 67
milioni di euro.
Certo non sufficienti per estinguere il debito pubblico ma si tratta
comunque di una enorme fetta di denaro che potrebbe aiutare il popolo
che lottando ha ottenuto qualche piccola agevolazione ma davvero
magra e riguarda però soltanto l’esenzione dalla rata di giugno.
Sono
infatti esenti soltanto quelli che hanno un immobile di proprietà
inferiore al valore di cinquantamila euro rivalutato al 60% se sono
senza figli.
Con un figlio il valore si alza di 62.500 e con due figli a 75 mila
euro. Per ogni figlio il valore aumenta di 12.500 euro fino ad
arrivare agli 87.500 per chi ne ha tre e centomila per chi ne ha 4.
Magra
consolazione in un’Italia degli sprechi che permette a conti,
banche e chiese di avere agevolazioni fiscali contro quelle che
mancano a chi invece magari sarà costretto a vendere l’immobile di
proprietà per mandare avanti la famiglia.
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