Di Bruno Saetta
http://brunosaetta.it/
Si è finalmente risolta la vicenda di Richard O’Dwyer, il giovane inglese realizzatore del sito TvShack.net. Giovedì 6 dicembre 2012, infatti, in un tribunale di New York Richard ha firmato un accordo di sentenza differita(Deferred Prosecution Agreement), una sorta di messa alla prova che prevede che l’incolpato debba evitare di violare i diritti d’autore in futuro, nel quale caso sarebbe processato, e debba pagare una somma come risarcimento per i danneggiati. L’importo pagato da Richard è di 20mila sterline, e rappresenta gli utili generati dal sito tra il dicembre 2007 e il novembre 2010. Con la firma il tribunale americano rinuncia a procedere contro Richard che potrà tornare in Inghilterra.
La
procedura è stata molto rapida, e ovviamente sia Richard che la
madre Julia, che ha combattuto strenuamente per impedire
l’estradizione del figlio negli Usa, sono felici del risultato,
ottenuto grazie ad un lungo lavoro degli avvocati.
Richard ha sostenuto nuovamente di non aver commesso alcun crimine, e del resto vi sono ancora discussioni accese sulla possibilità di configurare come reato il link a materiale illecito senza ospitarlo sul proprio server.
Soprattutto ha evidenziato il comportamento tenuto dalle autorità inglesi. Infatti il ministro May ha firmato senza alcun problema la richiesta di estradizione sulla base di una legge nuova che prevede il solo ragionevole sospetto (“reasonable suspicion”). Consideriamo che Richard negli Usa rischiava una condanna alla pena di 10 anni di carcere per un reato che in Inghilterra è punito solo con un’ammenda, si può dire che egli, cittadino inglese, è stato lasciato solo dal suo governo a difendersi dalle multinazionali Usa. E se fosse stato innocente?
Richard ha sostenuto nuovamente di non aver commesso alcun crimine, e del resto vi sono ancora discussioni accese sulla possibilità di configurare come reato il link a materiale illecito senza ospitarlo sul proprio server.
Soprattutto ha evidenziato il comportamento tenuto dalle autorità inglesi. Infatti il ministro May ha firmato senza alcun problema la richiesta di estradizione sulla base di una legge nuova che prevede il solo ragionevole sospetto (“reasonable suspicion”). Consideriamo che Richard negli Usa rischiava una condanna alla pena di 10 anni di carcere per un reato che in Inghilterra è punito solo con un’ammenda, si può dire che egli, cittadino inglese, è stato lasciato solo dal suo governo a difendersi dalle multinazionali Usa. E se fosse stato innocente?
Il
ministro May non ha voluto ritornare sulla sua decisione di concedere
l’estradizione, neanche dopo una
petizione a favore di Richard firmata
da oltre 250.000 persone. Un sondaggio ha
rivelato che il 46% degli inglese riteneva che Richard non dovesse
essere processato, e il 26% dovesse essere processato in Inghilterra.
Solo il 9% era a favore dell’estradizione.
Ovviamente
alla fine di questa vicenda è difficile trarne un giudizio. Da un
lato l’industria del copyright non ha avuto ciò che voleva,
utilizzare Richard come un esempio da mostrare al mondo, il “pirata”
da condannare ad una pena esemplare. Dall’altro lato però Richard
ha avuto conseguenze pesantissime anche dal lato umano per la strenua
lotta condotta al fine di evitare l’estradizione.
Comunque un terribile precedente, quello della legislazione Usa che si applica ai cittadini di tutto il mondo, l’unica legislazione che prevede risarcimenti così elevati (perché largamente basati su presunzioni, come avrebbe dovuto introdurre ACTA anche in Europa). Un enorme incentivo per l’industria dei contenuti a stabilire la sede negli Usa, per poi chiedere l’estradizione dei cittadini del mondo intero.
Comunque un terribile precedente, quello della legislazione Usa che si applica ai cittadini di tutto il mondo, l’unica legislazione che prevede risarcimenti così elevati (perché largamente basati su presunzioni, come avrebbe dovuto introdurre ACTA anche in Europa). Un enorme incentivo per l’industria dei contenuti a stabilire la sede negli Usa, per poi chiedere l’estradizione dei cittadini del mondo intero.
Se
c’è una cosa che tale vicenda ci insegna, è che è arrivato
davvero il momento per una riforma della proprietà intellettuale,
che non tenga conto solo degli interessi delle multinazionali. E
forse anche una riforma delle norme sulle estradizioni!
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