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La tecnocrazia europea vuole sempre maggiori poteri concentrati nelle proprie mani. In campo bancario, l’idea prevalente è quella di un meccanismo di supervisione con un soggetto forte che lo gestisca e che non potrà che essere la Banca centrale europea. Un rapporto in tal senso è stato redatto dal presidente del Consiglio Ue Herman Van Rompuy, quello della Commissione, Josè Barroso, della Bce, Mario Draghi e dell'Eurogruppo, Jean Claude Juncker, tutti d’accordo nell’andare avanti.
Se l’unione politica è lontana da venire, tanto vale far muovere il peso della finanza che è in grado di dettare i tempi e le modalità di azione non solo alla stessa politica ma anche all’economia. Per i quattro tecnocrati, un belga, un portoghese, un italiano e un lussemburghese, i confini territoriali non hanno più senso in una fase come questa di progressiva globalizzazione della finanza e dell’economia. In tale ambito, la supervisione bancaria unica costituirà un primo passo verso un'unione dei mercati finanziari.
E’ necessario quindi, precisa ancora il documento, che il lavoro preparatorio possa iniziare seriamente all'inizio del 2013, in modo che, nel peggiore dei casi, possa essere operativo dal primo gennaio del 2014. Se ne parlerà al vertice europeo della settimana prossima. In ogni caso, l’intenzione dichiarata, è quella di dotare la Bce di stringenti poteri di controllo. Una volta che tale meccanismo per la supervisione sarà stato attivato, si dovrà studiare la possibilità che l’Esm, il fondo permanente europeo di stabilità, oltre a comprare i titoli pubblici per calmierare lo spread, intervenga direttamente per ricapitalizzare le banche della zona dell’euro.
Il documento insiste sui legami che legano in maniera indissolubile i Paesi dell’euro per auspicare un accentramento dei poteri a Bruxelles e a Francoforte. Se la crisi ha dimostrato la stretta interconnessione tra i Paesi della zona euro essa, ha anche sottolineato l'importanza delle politiche nazionali di bilancio. Per tale motivo, dal 2014 si deve avviare il cammino per passare gradualmente ad un bilancio integrato europeo che assicuri politiche nazionali solide (all’insegna del controllo della spesa pubblica) e una maggiore resistenza della zona euro alle turbolenze finanziarie.
Ieri alla consueta riunione del suo direttivo, la Bce ha lasciato invariati i tassi di interesse e poi ha reso note le stime dei suoi economisti che hanno rivisto al ribasso le stime sulle crescita dell'Eurozona nel 2012 e 2013. Complessivamente il 2012 registrerà un calo tra lo 0,6% e lo 0,4%. Meglio, si spera, andrà nel 2013 con un aumento stimato tra un +0,3% e un +1,4%. Miglioramenti relativi all’insegna del peggio di così non può andare e che serviranno a recuperare una percentuale risibile di quello che si è perso a causa della recessione. Una deriva che in termini reali continuerà a fare sentire il proprio effetto. Per tale motivo la Bce continuerà a sostenere il rifinanziamento del sistema bancario europeo assicurando liquidità in misura illimitata finché sarà necessario. Non soltanto attraverso operazioni tipo quella realizzata tra novembre 2011 e marzo 2012 con prestiti triennali per mille miliardi di euro al ridicolo tasso di interesse dell’1% ma anche tramite operazioni più tradizionali. Tutte iniziative che in realtà sono servite a poco e che non hanno aiutato una ripresa dell’economia dato che quei soldi sono stati utilizzati per ricapitalizzarsi e non per finanziare imprese e cittadini, come era stato l’obiettivo iniziale, almeno quello dichiarato.
Draghi si è detto comunque fiducioso che il prossimo Consiglio europeo troverà un accordo sulla vigilanza bancaria unica alle tre riunioni del 12 dicembre, quella dell’Ecofin, dell’Eurogruppo e del Consiglio europeo. Per l’ex vicepresidente europeo di Goldman Sachs, il meccanismo di vigilanza unica deve avere una copertura legislativa su tutta l'Eurozona, altrimenti si rischia la frammentazione del sistema bancario. Ovviamente, ha messo le mani avanti, la Bce non può vigilare su tutte le 6 mila banche della zona euro. Ma è importante avere un meccanismo che aumenti l'intensità della vigilanza sia a livello centrale e sia a livello nazionale.
Una precisazione che risponde alla posizione della Germania che non vuole che la Bce vigili direttamente sulle banche di minori dimensioni, come le banche pubbliche dei Laender e le casse di risparmio. In ogni caso, ha concluso Draghi, l’attività di vigilanza deve restare separata dalla politica monetaria, che rimane il compito primario della Bce, chiamata a garantire sempre e comunque la stabilità dei prezzi. L'inflazione, ha garantito, nel 2013 scenderà sotto il 2%.
Fonte:http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=18249
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