Secondo Mcluhan la tecnologia è un’estensione del corpo umano. Con le nostre città , i mass-media, i sistemi di informazione, le reti informatiche abbiamo esteso il nostro sistema nervoso centrale al di fuori di noi: abbiamo esteso le connessioni del nostro cervello al di fuori del nostro corpo.
Inoltre secondo Mcluhan l’uomo sta “avendo” nella società contemporanea un “rapporto sessuale” con la tecnologia: un rapporto sessuale che ci “intorpidisce” ci “narcotizza”, è una sorta di “amputazione” dei nostri sensi come del nostro pensiero e della nostra mente.
“Macchine varie” hanno esteso le nostre capacità ma siamo anche oltremodo dipendenti da esse: computer, telefoni cellulari, tablet etc. diventano le nostre “protesi” e ci rendono sempre più “cibernetici” e “post-umani”. Infatti l’epoca contemporanea è caratterizzata tra l’altro dal “postumano”, dal “cibernetico”, “dall’artificiale”.
Secondo Mcluhan: “il mondo interiore dell’uomo orale è un groviglio di emozioni e sentimenti complessi che il pratico uomo d’Occidente ha da tempo corroso o eliminato a vantaggio dell’efficienza e della praticità ”.
Quindi tecnologia, efficienza, innovazione e praticità a scapito della memoria, dell’oralità , delle emozioni e dei sentimenti.
Tecnologia e innovazione hanno scavato “solchi e spazi” tra gli individui: videogames, realtà virtuale, cyberspazio, telefoni cellulari e tanto altro ci hanno allontanato gli uni dagli altri, ognuno nella sua “stanza” “collegata” e “interfacciata” con il mondo esterno o comunque “scollegata” ed “isolata” dagli altri individui.
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