Di Gianluca Marchi
Anche il prestigioso Financial Times scende in campo nella battaglia catalana: non ha dubbi e prevede una Catalogna più ricca se indipendente, così offrendo un ‘assist’ di primo piano al leader indipendentista Artur Mas, in chiusura di campagna elettorale.
Ma quella in corso è una vigilia elettorale di veleni, con le accuse a Mas, presidente uscente di CiU, che
tengono banco in vista delle elezioni di domenica: la sua famiglia e quella del suo predecessore, il mitico Jordi Pujol (un tempo chiamato il virrey, cioè il vicerè di Spagna), secondo un documento della polizia pubblicato sul quotidiano El Mundo, avrebbero conti correnti non dichiarati in Svizzera.
Ma quella in corso è una vigilia elettorale di veleni, con le accuse a Mas, presidente uscente di CiU, che
tengono banco in vista delle elezioni di domenica: la sua famiglia e quella del suo predecessore, il mitico Jordi Pujol (un tempo chiamato il virrey, cioè il vicerè di Spagna), secondo un documento della polizia pubblicato sul quotidiano El Mundo, avrebbero conti correnti non dichiarati in Svizzera.
In questi giorni i giornali spagnoli non parlano d’altro. Mas, che ha posto il referendum indipendentista al centro del suo programma elettorale, accusa il Partito Popolare al potere a Madrid di voler ”ridurre al silenzio la volonta’ del popolo
catalano”, agitando lo spettro della corruzione. E il premier Mariano Rajoy di ”non essere estraneo” alla strategia del PP. Anzi proprio ieri sera, in una dichiarazione che ha fatto il giro delle televisioni, il leader catalano ha accusato apertamente il primo ministro, il quale ha liquidato l’accusa come una “falsità”. Secondo Mas, ”c’e’ una chiara volonta’ di inquinare il dibattito per evitare che nasca una maggioranza eccezionale” a favore della secessione, domenica dalle urne, come ha sostenuto in un’intervista radiofonica a Rac 1.
catalano”, agitando lo spettro della corruzione. E il premier Mariano Rajoy di ”non essere estraneo” alla strategia del PP. Anzi proprio ieri sera, in una dichiarazione che ha fatto il giro delle televisioni, il leader catalano ha accusato apertamente il primo ministro, il quale ha liquidato l’accusa come una “falsità”. Secondo Mas, ”c’e’ una chiara volonta’ di inquinare il dibattito per evitare che nasca una maggioranza eccezionale” a favore della secessione, domenica dalle urne, come ha sostenuto in un’intervista radiofonica a Rac 1.
La ‘guerra’ e’ cominciata come si diceva con la pubblicazione da parte de El Mundo di un presunto rapporto dell’Unita’ di reati economici e fiscali della polizia (Udef), secondo il quale Mas, l’ex presidente della Generalitat, Jordi Pujol, e il consigliere agli interni, Felip Puig, sarebbero i titolari di conti in Svizzera, sui quali sarebbero state convogliate presunte tangenti drenate da CiU. Il quotidiano faceva riferimento a un rapporto dell’Udef, che pero’ non risulta nel fascicolo d’inchiesta sul pagamento di tangenti a Convergencia, attraverso il Palau de la Musica di Barcellona, secondo quanto ha chiarito il giudice istruttore del caso, citato dai media. Alla raffica di querele al quotidiano, ha fatto da sponda l’apertura presso il Tribunale superiore di Giustizia della Catalogna di un fascicolo per calunnia.
Secondo tutti i sondaggi, CiU vincera’ le elezioni anticipate con 60-64 seggi, senza raggiungere quindi i 68 seggi necessari per la maggioranza assoluta del Parliament catalano Un risultato che, ha ripetuto negli ultimi giorni Mas, non significherebbe la fine del progetto di referendum indipendentista, che comunque ”risulterebbe indebolito”. I sondaggi prevedono infatti che dalle urne uscira’ rafforzato l’intero fronte indipendentista. E’ il motivo per il quale il PP ha schierato nella campagna catalana l’intero stato maggiore del partito. Il portavoce di CiU al parlamento madrileno ha chiesto apertamente che prima di domenica il ministro delle Finanze, Cristobal Montoro, per dare spiegazioni sulla “campagna diffamatoria”. Ma i regolamenti parlamentari, e il lungo arretrato dei ministri rispetto alle interrogazioni giacenti, sembrano impedire questa possibilità. Comunque Mas ha chiesto una risposta netta al popolo catalano, in modo che le accuse si rivelino un boomerang politico verso chi le ha ispirate, cioè l’intero Pp.
Le accuse a Mas e Pujol hanno comunque posto in secondo piano il dibattito economico sul futuro di una Catalogna indipendente. La regione, che rappresenta il 16% della popolazione globale, contribuisce al 18-19% del Pil spagnolo e al 24-25% delle esportazioni, delle quali il 33% ha un alto valore aggiunto. Secondo l’analisi pubblicata dal Financial Times, ”una Catalogna indipendente sarebbe piu’ ricca, ma piu’ indebitata della Spagna”. Il quotidiano della City sottolinea che il Pil pro capite catalano, pari a 27.430 euro nel 2011, e’ stato superiore a quello dell’Italia. Ma ”se il debito fosse calcolato in funzione del Pil, quello della Catalogna toccherebbe il 94%, ben al di sopra del 79% del resto della Spagna”.
Le accuse a Mas e Pujol hanno comunque posto in secondo piano il dibattito economico sul futuro di una Catalogna indipendente. La regione, che rappresenta il 16% della popolazione globale, contribuisce al 18-19% del Pil spagnolo e al 24-25% delle esportazioni, delle quali il 33% ha un alto valore aggiunto. Secondo l’analisi pubblicata dal Financial Times, ”una Catalogna indipendente sarebbe piu’ ricca, ma piu’ indebitata della Spagna”. Il quotidiano della City sottolinea che il Pil pro capite catalano, pari a 27.430 euro nel 2011, e’ stato superiore a quello dell’Italia. Ma ”se il debito fosse calcolato in funzione del Pil, quello della Catalogna toccherebbe il 94%, ben al di sopra del 79% del resto della Spagna”.
La verità è che la Catalogna indipendente vorrebbe dire la dissoluzione della Spagna così come la conosciamo e questo non può essere accettato da un partito centralista come il Partito Popular oggi al governo, in un Paese dove si cerca di soffiare sul fuoco della Catalogna egoista e dove il 60% dei dipendenti pubblici (1,9 milioni) guadagnano oltre 2 mila euro al mese, contro il 22% dei lavoratori privati. E dove, per affrontare la crisi devastante causata dalla bolla immobiliare, il governo sta pensando di concedere la cittadinanza ai cittadini extracomunitari che acquistano “vivienda”, abitazioni di prezzo superiore ai 160mila euro.
E soprattutto un forte vento indipendentista catalano potrebbe innescare molti processi analoghi in altre parti d’Europa.
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