Paolo Gabriele: un Assange in Vaticano
Di Paolo De Gregorio
Paolo Gabriele, imputato nel processo farsa, dove i gendarmi pontifici perquisirono la sua abitazione e “trovarono” una pepita d’oro e un assegno, naturalmente portati da loro, non è un ladro e non ha avuto denaro dal giornalista che ha pubblicato parte dei documenti sottratti e fotocopiati.
Il vero scandalo è che in Vaticano vi siano personaggi così sporchi da fabbricare prove false per impedire che nel processo si parli delle reali motivazioni che hanno spinto Paolo Gabriele ad archiviare documenti segreti.
L’altro scandalo, forse maggiore, è che l’attività della Curia Vaticana abbia la necessità di nascondere i conflitti interni, le lotte tra cardinali per il controllo dei soldi, le epurazioni, le velate minacce al Papa, senza sentire la necessità di renderle pubbliche per far capire ai fedeli la realtà dei fatti.
La Curia è una realtà medioevale che si muove con metodi da basso impero, senza esclusione di colpi, con gravi colpe nel coprire l’enorme scandalo dei preti pedofili, nettamente separata dalla Chiesa di base che viene strumentalizzata per avere credibilità. Senza parroci, volontariato, mense per i poveri, opere di carità, la Curia non durerebbe un solo giorno di più.
Essa è un peso insopportabile per i veri cristiani e impedisce tutte quelle riforme necessarie per camminare insieme a grandi masse di cattolici che cambiano rapidamente, e che trovano stupido discriminare omosessuali, coppie di fatto, divorziati, trovano stupido non usare la contraccezione, trovano stupido che i sacerdoti non si possano sposare ( e diventano tutti sessuofobici), trovano stupido che le donne non possano diventare ministri di culto come gli uomini.
Paolo Gabriele voleva rendere noto a tutti il reale funzionamento della Curia, carte alla mano, come Assange con Wikileaks ha svelato i reali comportamenti della diplomazia e della politica che, come i preti, tengono nascoste le loro malefatte, i ricatti incrociati, l’assenza di etica.
E’ essenziale che i buoni cristiani comincino a liberarsi della Cupola mafiosa vaticana colpendola dove è più sensibile: i soldi.Non pagare più l’8 per mille al Vaticano, ma far arrivare quel denaro direttamente alla Chiesa di base, a chi fa attività buone e caritatevoli, mi sembrerebbe una ottima idea a cui chiamare i cristiani responsabili che non vogliono più essere sudditi di una gerarchia corrotta, inutile e superata.
Il marcio è lì: chi complotta per dimostrare che Gabriele è un ladro, chi copre i pedofili, chi accetta nella Banca Vaticana soldi della banda della Magliana, chi fa seppellire il capo banda De Pedis in Sant’Apollinare nel centro di Roma, li troviamo tutti nella Curia, e continuano a delinquere in nome di Dio.
Sostenuti dall’8 per mille!
Fonte:https://www.facebook.com/notes/informazione-consapevole/paolo-gabriele-un-assange-in-vaticano/422859701109233
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