Vivere in una “quasi distopia”
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Con il termine “distopia” riferito ad una società, ad una realtà, si intende una società totalmente “sgradevole” e “insostenibile”. Il termine rappresenta l’esatto contrario del temine “utopia” e viene usato per riferirsi a società “fittizie” presenti in alcuni romanzi o film come ad esempio “1984” di Orwell. Vengono distinti due tipi di distopia: quella “totalitaristica” e quella “post-apocalittica”, entrambe con le loro caratteristiche peculiari.
Riferendoci solo alla distopia “totalitaristica” vediamo che:
C’è una società gerarchica con classi rigide e invalicabili
La propaganda del regime spinge la popolazione a credere che lo stile di vita propagandato dal regime sia l’unico possibile e praticabile
Il dissenso e la libertà individuale sono valori negativi
La polizia segreta è impegnata nella sorveglianza dei cittadini
Non c’è spazio per anti-conformismo e azioni sovversive
C’è il culto della personalità di alcuni leader carismatici
Queste ed altre caratteristiche ancora sono riscontrabili nella distopia totalitaristica.
Ora sarebbe interessante notare che nella società contemporanea neoliberista e capitalista possiamo riscontrare le suddette caratteristiche elencate anche se in quantità minore, non in modo insopportabile e indesiderabile come nel caso di una distopia da romanzo di fantapolitica.
La società contemporanea, un totalitarismo “perfetto” e “sopportabile” per la maggior parte della popolazione non è molto lontano da “1984” di Orwell o “Il tallone di ferro” di Jack London.
La “quasi distopia” in cui viviamo è il migliore dei mondi possibili, dove sacrificando gran parte della nostra libertà otteniamo in cambio efficienza, tecnologia, innovazione e sviluppo.
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