Nel maggio dell'anno scorso il Presidente Obama ha firmato un decreto che istituisce la "Commemorazione del 50° anniversario della Guerra del Vietnam", destinato a durare per tredici anni: dal Memorial Day 2012 (giorno commemorativo dei caduti in guerra, l'ultimo lunedì di maggio) al Veterans Day 2025 (giornata dei reduci di guerra, 11 novembre), celebrata dal Dipartimento della Difesa statunitense.
Pochi giorni dopo il Memorial Day, al monumento che ricorda la Guerra del Vietnam, Obama ha tenuto un discorso sul tema della commemorazione di questa guerra. Egli ha osservato che, sebbene dei "consiglieri" militari statunitensi fossero caduti in Vietnam già alla metà degli anni '50, si può dire che il combattimento aperto delle forze USA iniziò solo nel gennaio 1962. Così è l'anno 1962, quello più appropriato da cui datare l'inizio della guerra, e nel 2012 ricorre quindi il cinquantesimo anniversario di questo evento.
Obama ha dichiarato apertamente che la Guerra del Vietnam ha rappresentato una "vergogna nazionale", un'ignominia che non avrebbe mai dovuto succedere". Ma la "vergogna nazionale", alla quale riferisce non è dovuta alla morte di diversi milioni di persone, né ad atrocità come la strage di My Lai, o all'uso di armi chimiche (tra cui il più famigerato Agente Orange). Né tale vergogna trova fondamento nell'impiego da parte della macchina da guerra statunitense nella Guerra del Vietnam di un dispiegamento pari a più del doppio della potenza di fuoco impiegata da tutte le parti in conflitto nella Seconda Guerra Mondiale, tutto nel tentativo di sconfiggere un popolo che stava lottando per liberarsi prima dal colonialismo francese e poi dal neocolonialismo statunitense.
La commemorazione che durerà per tredici anni è pertanto intesa a placare il senso di colpa del paese per aver, secondo Obama, non onorato pienamente i soldati statunitensi che hanno combattuto nella guerra, tra cui 58.282 caduti. Inoltre, l'intenzione, come ha indicato Obama, è quella di commemorare ogni battaglia della guerra e tutti gli statunitensi che vi presero parte: "a Hue e a Khe Sanh, a Son Nhut Tan e a Saigon, da Hamburger Hill a Rolling Thunder".
Riferendosi spesso a quello che ha definito un "momento di divisione tra gli statunitensi" manifestatosi nel corso della Guerra del Vietnam, Obama ha attirato l'attenzione in modo esplicito sulla posizione di quelli che "hanno combattuto contro" la guerra, cioè il movimento contro la guerra, senza connotarla come presa di posizione "onorevole". Oggi l'obiettivo, ha detto Obama, è quello di riunire tutti gli statunitensi intorno a una commemorazione della guerra e al bene che alla fine ne è scaturito per il paese - una volta che "la ferita" è guarita - rendendo "gli Stati Uniti ancora più forti di prima".
Dovrebbe essere evidente da tutto questo che l'obbiettivo del piano attuale per un'estesa Commemorazione del 50° anniversario della Guerra del Vietnam è ben diverso da una semplice manifestazione di rispetto verso i veterani e i morti nella guerra. E' invece un tentativo di riscrivere la storia e cancellare dalla memoria nazionale i fatti basilari sulla più orrenda guerra imperialista (Nord-Sud) del XX secolo, e la guerra più impopolare nella storia degli Stati Uniti. Per circa un decennio e mezzo, dalla metà degli anni 1970 all'inizio della Guerra del Golfo, la capacità degli Stati Uniti di intraprendere interventi di spicco con spiegamento militare diretto nel terzo mondo è stata ostacolata da ciò che i conservatori chiamavano la Sindrome del Vietnam, cioè la riluttanza del pubblico statunitense a sostenere interventi diretti e l'uso della forza nel Sud del mondo.
Alla fine, comunque, una serie di eventi storici - la caduta dell'Unione Sovietica e il conseguente emergere degli Stati Uniti come unica superpotenza, la Guerra del Golfo, gli attentati dell'11 settembre 2001 e le invasioni di Afghanistan e Iraq -, hanno portato a una nuova era di ampio sostegno (entusiasticamente promosso dagli organi del potere) delle guerre imperiali degli Stati Uniti in quella che può essere definita un'epoca di "manifesto imperialismo". E' chiaro che la macchina da guerra imperiale vede nella Commemorazione del 50° anniversario della Guerra del Vietnam un'occasione d'oro per cancellare per sempre tutte le percezioni negative attorno alla Guerra del Vietnam sedimentate nell'opinione pubblica, in tal modo oscurando le vere lezioni di quella guerra. Anche la sconfitta subita dagli Stati Uniti per mano delle forze vietnamite ora viene minimizzata o negata. "Troppo spesso si dimentica che voi, le nostre truppe in Vietnam", Obama ha proclamato patriotticamente, "avete vinto ogni battaglia importante nella quale avete combattuto".
Tra i primi anni del 1950 e la fine ufficiale della guerra nel 1975, Monthly Review ha pubblicato una cinquantina di articoli sul coinvolgimento diretto degli Stati Uniti in Indocina, e numerosi pezzi che si sono occupati della guerra in modo trasversale nel contesto di una critica del capitalismo e dell'imperialismo. Abbiamo pubblicato altri articoli relativi alla Guerra del Vietnam sulla nostra rivista negli anni fino ad oggi. Intendiamo, nel corso dei prossimi tredici anni (tra adesso e il cinquantesimo anniversario della fine della guerra), di usare questo spazio per citare alcuni di questi articoli e ricordare gli eventi che hanno descritto; di ripubblicare articoli chiave; di correggere gli errori derivanti dalla odierna propaganda ufficiale che fa parte della Commemorazione della Guerra del Vietnam; e di pubblicare alcune nuove analisi critiche della guerra.
In questo modo speriamo di ricordare ai nostri lettori più anziani e di trasmettere ai nostri lettori più giovani le lezioni importanti sul militarismo e sull'imperialismo che la Guerra del Vietnam ha messo in evidenza. Se la Commemorazione ufficiale del 50° anniversario della Guerra del Vietnam svolta dal Dipartimento della Difesa ha lo scopo di generare un sostegno all'interno dello Stato per nuove guerre imperiali, lo scopo della nostra testimonianza è l'opposto: rafforzare l'opposizione, sia all'interno degli Stati Uniti che in tutto il mondo, a interventi militari presenti e futuri da parte degli Stati Uniti e delle altre potenze imperiali.
Fonte: Monthly Review, Volume 64, Numero 4 (settembre 2012), editoriale
Traduzione dall'inglese per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
http://www.resistenze.org/sito/te/po/us/pousci19-011566.htm
Da Campo Antimperialista
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