La lista di tutte le guerre americane
Di Mazzetta
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Il Senato americano ha a sua disposizione questo elenco, che ora è stato reso pubblico grazie all’impegno di alcuni attivisti, prodotto dal Congressional Research Service. Il Senato Usa aveva deciso che non doveva essere messo a disposizione del pubblico
La lista è stata prodotta dal Congressional Research Service e il Senato americano ha deciso che non doveva essere messa a disposizione del pubblico. A dire il vero la lista non è per niente compromettente, non contenendo particolari ignoti agli storici o alle cronache, anche se nel suo complesso fa il suo effetto, soprattutto perché si nota visivamente un’escalation d’impegni militari dopo la fine della guerra fredda e che ne sono moltissimi che s’addensano negli ultimi anni, molti dei quali ignorati alla grande da media, politici e opinioni pubbliche, quasi non esistessero.
Rilasciata insieme ad altri documenti sul sito della Federation of American Scientists, la lista peraltro non è completissima e sorvola su alcuni episodi sconvenienti. Nel 1988 ad esempio non è ricordato l’abbattimento di un aereo civile iraniano nello spazio aereo iraniano da parte dell’incrociatore Vincennes, si parla di scorte alle petroliere nel Golfo Persico, ma si dimentica un atto di guerra che è costato la vita a 306 civili (66 bambini) a bordo di un Airbus iraniano abbattuto mentre sorvolava l’Iran. Un’omissione incomprensibile, perché anche se gli Stati Uniti non hanno mai ammesso responsabilità e non si sono scusati con l’Iran, hanno comunque raggiunto un accordo per i risarcimenti. E l’aereo è stato indubbiamente abbattuto durante un atto di guerra “all’estero”, scambiato per un aereo militare ostile nonostante gli iraniani non avessero mai manifestato intenzioni del genere prima. Ugualmente non comprende operazioni di guerra in Colombia e in altri paesi americani comprese in diciture anodine che raccontano del dispiegamento dei militari, ma non della loro operatività .
L’elenco comprende anche iniziative di singoli, prese senza autorizzazione e numerosi interventi nell’800, soprattutto in Sudamerica, che hanno gettato le basi di una politica estera da allora giocata sulla superiorità militare e sulle dimostrazioni di forza. Si va dal comandante di frontiera che occupa una città messicana convinto che sia scoppiata la guerra tra i due paesi e che poi si scusa e si ritira quando gli spiegano la situazione, fino al bombardamento dal mare di una città per rappresaglia dopo una “offesa al rappresentante degli Stati Uniti. Non furono battezzate “banana wars” solo perché tra gli interessi americani c’erano quelli della United Fruit. Ad alcuni paesi come Panama e Haiti gli americani si appassionarono, al punto da “proteggerli” ancora oggi da se stessi. Si chiamavano dimostrazioni di forza nell’800 e il genere era definito “la politica delle cannoniere”, sono diventati “esercizi di libera navigazione” oggi, e consistono di solito nel presentare una forza aeronavale di fronte alle coste di paesi che non hanno i mezzi per obbiettare efficacemente, sperando d’intimorire o di raccogliere reazioni utili ad essere giocate come provocazioni o paradossali aggressioni, visto che gli stessi Stati Uniti non tollererebbero comportamenti del genere nei loro confronti.
Solo in 11 occasioni queste azioni militari sono però state accompagnate da dichiarazioni di guerra, invece per lo più si è trattato ufficialmente di azioni motivate dalla salvaguardia di interessi americani o internazionali, ma già il primo caso è stato più che sufficiente a legittimare ogni tipo d’intervento in qualsiasi parte del pianeta. Dalle spedizioni punitive contro i paesi nei quali gli americani incorrevano in disavventure, fino alle pesanti ingerenze nella politica dei paesi centro e sudamericani e in quelli del Pacifico, gli Stati Uniti rivelarono fin da subito un discreto spirito coloniale e la tendenza a ingerire anche militarmente nella politica interna di altri paesi a tutela degli “interessi” o della “sicurezza” nazionale.
Nell’800 si parla anche di “vendette” contro le popolazioni di isole del pacifico o del bombardamento di città colpevoli di essere state teatro di qualche sgarbo o delitto ai danni di americani, della flotta del commodoro Perry mandata ad “aprire il Giappone”, dei numerosi interventi in Cina e dei numerosissimi interventi in America Centrale. Nel secolo successivo gli interventi militari americani nel “cortile di casa” sono numerosi fino alla Seconda Guerra Mondiale e poi si diradano entrando in clandestinità , sostituite con gli appoggi alle dittature fasciste in chiave anticomunista che però non hanno titolo per stare nell’elenco. Riemergeranno frequenti con il disfacimento dell’URSS legittimato dalla “war on drugs”, che ha portato al dispiegamento di truppe americane in molti paesi per combattere la droga.
Per tutto il periodo della Guerra Fredda gli interventi militari diretti americani saranno molto più limitati nel numero e a parte le guerre in Corea e nel Sud-est asiatico Washington impegnerà esplicitamente le sue forze solo in Congo per mandare al potere Mobutu e in operazioni limitate in Medioriente. L’aumento di questo genere d’operazioni dopo il 1989 è evidente, così com’è evidente che una volta caduta la minaccia sovietica e la politica dei blocchi gli Stati Uniti sono intervenuti militarmente in moltissimi altri paesi di tutti continenti, prendendo molto seriamente il ruolo di unica superpotenza.
Nell’elenco si legge anche con grande evidenzia l’agonia dell’Iraq di Saddam, che dal 1991 al 2003 aveva subito ogni genere d’attacco punitivo e preventivo che i presidenti americano hanno deciso in piena autonomia e al di fuori di qualsiasi mandato internazionale, per finire con l’invasione platealmente illegale nel 2003 e l’uccisione del dittatore che ai tempi dell’abbattimento dell’Airbus iraniano era un fedele alleato. Quale minaccia potesse rappresentare Saddam è evidente dalla sequenza dei fatti. Dopo Desert Storm il regime di Saddam ha perso il controllo del Kurdistan, non poteva far alzare i suoi aerei in volo e ogni tanto si beccava un bombardamento. Nel 1998 Stati Uniti e Gran Bretagna misero in piedi Desert Fox, una campagna di bombardamenti contro le industrie irachene e contro obbiettivi militari e continuarono così a colpire quando volevano fino all’invasione del 2003, legittimata dicendo che il dittatore era pronto a devastare il mondo libero con le sue armi potentissime, che non esistevano e neppure potevano esistere.
Dopo il crollo del muro di Berlino i militari degli Stati Uniti mettono in fretta i piedi al di là della cortina di ferro, dalla Bosnia all’Albania l’impegno bellico è robusto, ma anche in Africa cominciano a moltiplicarsi gli interventi, anche da prima del primo grande sbarco di forze americane in Somalia. Bombe anche per Afghanistan e Sudan, ben prima del 2001, per cercare di colpire Bin Laden, due discrete violazioni della sovranità nazionale di questi paesi. Proprio l’Afghanistan dimostra che il pur lunghissimo elenco manca di comprendere le numerose proxi-war intraprese da Washington armando movimenti di guerriglia o regimi un po’ ovunque, così come il contributo americano a una lunghissima serie di golpe, guerre civili e dittature. Omettendo qualsiasi traccia dell’impegno americano in Afghanistan in chiave antisovietica, l’elenco rivela il suo limite, che è quello di ricomprendere solo le operazioni strettamente militari condotte da soldati in divisa.
Resta comunque un documento impressionante, ancora di più quando si riferisce a tempi recenti e quando si osservino le motivazioni ufficiali che hanno condotto a questi interventi e la facilità con la quale i parlamenti americani le hanno quasi sempre accolte senza troppi problemim fino a farne il tratto distintivo della politica estera americana, che ancora e sempre si fonda sull’esteso impiego dello strumento militare per il conseguimento dei propri scopi.
Fonte:http://mazzetta.wordpress.com/2012/09/27/la-lista-di-tutte-le-guerre-americane/
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