Di Guido Scorza
La notizia si sta rapidamente diffondendo:
la Germania si accingerebbe a varare una legge in forza della quale
qualsiasi forma di utilizzo – anche per estratto – del contenuto dei
giornali tedeschi sarebbe subordinata al preventivo perfezionamento di
un contratto di licenza con gli editori.
La legge, già ribattezzata “Google Tax”, giacché Big G è il
principale target dell’iniziativa del Governo di Angela Merkel nonché la
società destinata a divenire il principale contribuente, ha, a ben
vedere, un impatto ben più dirompente sull’ecosistema informativo
online.
L’idea alla base della nuova disciplina tedesca è, infatti, che il
diritto patrimoniale d’autore su ogni bit di informazione sia
sovra-ordinato rispetto a quello della collettività alla massimizzazione
della circolazione di informazioni, notizie ed opinioni.
Non è, tuttavia, così e quella tedesca è una “filosofia” da respingere con forza.
Un bit di informazione non è eguale ad un bit di musica o di qualsivoglia altro contenuto di intrattenimento.
Non è accettabile riconoscere all’editore di un prodotto
giornalistico il diritto di precludere il ri-uso dei propri contenuti
e/o la libertà assoluta di fissarne il prezzo.
Per questa via, infatti, si corre il rischio – straordinariamente
elevato – che si riaffermino, nel breve periodo, quei pericolosi
monopoli informativi che la Rete ha faticosamente abbattuto, consentendo
alla comunità globale di scambiarsi informazioni e commentarle
liberamente con un’intensità mai, sino qui, raggiunta.
Questa libertà – figlia legittima della libertà di comunicazione
sancita sin dal 1789 nella dichiarazione universale dei diritti
dell’uomo e del cittadino – va difesa e tutelata ad ogni costo,
difendendola dagli appetiti degli editori che sognano, evidentemente, di
vendere l’informazione “a peso”, quasi trattasse di patate, carote o
zucchine.
Sbaglieremmo, peraltro, nel nostro Paese se guardassimo a quanto sta
accadendo in Germania come a qualcosa che non ci riguarda o, peggio
ancora, che riguarda solo colossi come Google, è, infatti, evidente che
l’iniziativa tedesca, sveglierà presto lo spirito emulativo dei nostri
editori e politici che già in passato hanno – a più riprese ed attraverso canali diversi – provato a fissare lo stesso principio alla base della Google Tax.
Non si tratta di auspicare un “furto proletario” degli altrui
contenuti ma di ricordare sempre che l’informazione è irrinunciabile
mezzo di sostentamento di ogni democrazia e che occorre, pertanto,
tutelare con determinazione il diritto di ciascuno di noi ad accedervi
ed utilizzarla, anche a prescindere dalla volontà di chi l’ha prodotta,
per finalità di carattere informativo e/o di critica.
E’, d’altra parte, esattamente questo il senso di molte delle libere
utilizzazioni – per finalità informative – contenute nella nostra legge
sul diritto d’autore così come in quelle di numerosi Paesi stranieri.
http://blog.wired.it/lawandtech/2012/08/31/la-google-tax-che-minaccia-l%E2%80%99informazione-online.html
http://www.guidoscorza.it/?p=3412
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