Financial Times
Le elezioni regionali canadesi raramente muovono le acque a livello internazionale quale impulso dato, ma la vittoria in Quebec del separatista Parti Québécois era strettamente osservato in Spagna, la quale è di fronte a una ripresa dell’indipendentismo basco e catalano. Questi, a loro volta, sono stati attentamente monitorati dalo Scottish National Party, impegnato in un referendum nel 2014 sul futuro rapporto della Scozia con il Regno Unito.
A quel punto il dado può essere lanciato in Spagna, dove il separatismo ha fatto irruzione quale tema di dibattito nella peggiore crisi del post-Franco dell’era democratica. Accanto alla crisi della zona euro e il peggioramento delle finanze pubbliche spagnole e la mancanza cronica di crescita economica e d’occupazione, Madrid sembra essere sonnambula in una crisi costituzionale che potrebbe portare alla rottura della Spagna.
Martedì 11 Settembre, i catalani hanno celebrato la loro festa nazionale, o Diada, in un anno in cui il clamore per l’indipendenza coinvolge per la prima volta il sostegno di più della metà della popolazione, tra cui figure come Jordi Pujol (il più noto nazionalista che corse per il ripristino dell’autonomia di governo catalana dal 1980 al 2003) e Pep Guardiola, l’ex allenatore della squadra di calcio del Barcellona.
Il mese prossimo, i baschi andranno alle urne con la coalizione separatista Bildu in un testa a testa con il noto Partito Nazionalista Basco (PNV). Dopo un decennio di divieto per i suoi collegamenti con l’Eta (il gruppo separatista che ha recentemente concluso i suoi 50 anni di lotta violenta) i separatisti politici hanno vinto più seggi rispetto allo stesso PNV alle elezioni comunali e generali dello scorso anno. Il separatismo è mainstream, in uno Stato spagnolo scosso nelle sue fondamenta.
La devoluzione è stata una pietra miliare della democrazia spagnola. Ma l’autogoverno è stato assegnato a tutte le regioni al fine di mascherare il ripristino dei diritti storici dei catalani e dei baschi, popoli con un profondo senso di nazione, cultura e linguaggio che la dittatura di Franco ha cercato di cancellare.
Per la destra nazionalista spagnola questa diluizione dell’unità indissolubile della Spagna rimane un anatema. Il governo di centrodestra di Mariano Rajoy mira evidentemente ad utilizzare l’attuale crisi finanziaria non tanto per ridurre lo Stato ma semmai per ricentralizzarlo. Usando come pretesto l’incontinenza fiscale delle diverse regioni, minaccia di prendere in consegna i loro governi locali a meno che non si attengano agli obiettivi di riduzione dei loro budget di spesa.
Allo stesso tempo, si registra il rafforzamento delle istituzioni provinciali (le Diputaciones) che nella maggior parte delle aree avrebbero dovuto essere sostituite dal governo regionale, ma che invece sono diventate veicoli per il clientelismo e lo spoil system da parte dei partiti.
Il finanziamento dei governi regionali è in ultima analisi a discrezione di Madrid, ad eccezione del caso basco (un successo ibrido quasi-federalista della Spagna). I Paesi Baschi e l’adiacente Navarra raccolgono le proprie tasse. Il debito del governo basco e il suo deficit è gestibile (il suo rating è il migliore di Spagna), il suo investimento, dall’istruzione alla ricerca e sviluppo, è di alta qualità.
Questo è ciò che il governo catalano dice di volere ora, in quanto attualmente trasferisce a Madrid circa dieci volte di più dei Baschi su base pro capite. Se avesse un regime fiscale basco, afferma il governo catalano, avrebbe gli stessi parametri finanziari, e non dovrebbe recarsi a Madrid, col cappello in mano, a chiedere aiuto per i debiti, i quali sarebbero sanati con ciò che considera il suo stesso denaro.
I nazionalisti moderati che gestiscono il governo catalano sono in imbarazzo. Il governo Rajoy è ideologicamente contrario a qualsiasi estensione del federalismo fiscale. Ma qualsiasi governo di Madrid avrà bisogno del contributo catalano per coprire le passività sulla sanità e le pensioni di una popolazione che invecchia. Le condizioni di salvataggio relativo mediante il denaro stanziato da Madrid implica una perdita di autogoverno, proprio come i salvataggi dell’UE diluiscono la sovranità nazionale.
La Catalogna è così il nuovo fronte nell’eterna battaglia della Spagna per costruire una casa per i suoi plurinazionali abitanti. Le manifestazioni della Diada sono state massicciamente improntate sul separatismo. Non solo gli scozzesi, il Quebec o i fiamminghi staranno a guardare, ma soprattutto i separatisti baschi, i quali paradossalmente vedono il governo intransigente di Rajoy come un alleato prezioso per la loro causa.
Ma l’autogoverno basco è stato riconosciuto dagli stessi baschi (tra cui, a malincuore, anche dai separatisti) come un successo. Per mantenere i catalani all’interno della Spagna, Madrid avrebbe bisogno di offrire loro un accordo simile. E questo sembra davvero improbabile.
Traduzione di Luca Fusari
Fonte:Financial Times
http://www.lindipendenza.com/il-separatismo-baluardo-contro-il-futuro-centralista-della-spagna/
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