Di James Petras*
Il concetto di globalizzazione sostiene l’interdipendenza delle nazioni, la natura partecipativa delle loro economie, la reciprocità dei loro interessi e la ripartizione dei vantaggi derivati dagli scambi. Il concetto di imperialismo, invece, enfatizza il dominio e lo sfruttamento degli stati meno sviluppati e delle classi lavoratrici da parte degli stati imperiali, dei gruppi e delle banche multinazionali. Oggi è chiaro che i paesi imperiali sono molto meno dipendenti dai paesi del Terzo Mondo con i quali commerciano: la composizione delle merci del commercio mondiale è sempre più ricca in informazione e sempre più povera in quelle materie prime che caratterizzano le esportazioni del Terzo Mondo; i paesi imperiali hanno diversi fornitori; le unità economiche maggiori sono possedute e fatte funzionare in gran parte da azionisti dei paesi imperiali; pagamenti di profitti, royalty, rendite e interessi influiscono all’interno e all’esterno in modo asimmetrico. Per di più, i paesi imperiali esercitano un’influenza sproporzionata e determinante all’interno delle istituzioni finanziarie internazionali e di altri enti mondiali. Al confronto, i paesi dominati sono aree a basso salario, esportatori (non importatori) di profitto e di interesse, prigionieri virtuali delle istituzioni finanziarie internazionali e altamente dipendenti da limitati mercati esteri e dai prodotti dall’esportazione. Perciò il concetto di imperialismo è molto più calzante con la realtà rispetto a quello di globalizzazione.
Quanto alla specificazione dell’istituzione sociale coinvolta – la molla principale dei flussi transnazionali di capitale e del commercio internazionale -, il concetto di globalizzazione dipende pesantemente da diffuse idee di cambiamento tecnologico e di flussi di informazione, nonché dall’astratta nozione di “forze di mercato”. Viceversa, il concetto di imperialismo vede i gruppi multinazionali, le banche e gli stati imperiali come la forza motrice dei flussi internazionali di capitale e del commercio. Un esame dei maggiori avvenimenti, dei trattati sul commercio mondiale e dei temi di integrazione regionale è sufficiente a dissipare qualsiasi spiegazione basata sul determinismo tecnologico: sono i responsabili politici degli stati imperiali a stabilire la struttura degli scambi globali. In tale ambito, le principali transnazioni e forme organizzative dei movimenti di capitale si trovano nei gruppi multinazionali sostenuti dalle istituzioni finanziarie internazionali, il cui personale è nominato dagli stati imperiali. Le innovazioni tecnologiche funzionano secondo parametri che favoriscono questa configurazione di potere. Il concetto di imperialismo ci da così un’idea più precisa degli agenti sociali dei movimenti mondiali di capitale e del commercio di quanto non ci dia la nozione di globalizzazione.
*James Petras-“La globalizzazione smascherata. L’imperialismo nel XXI secolo”, 2002
Commenti
Posta un commento
Partecipa alla discussione