Di Camilla Bruneri
“La scuola è come una prigione. Questa frase è un eccesso? E' un'analogia? Vi dico la mia. Perché la maggior parte dei bambini non ama andare a scuola? E' ovvio: i bambini desiderano essere liberi e la scuola li priva di questo diritto fondamentale.
Tutti desideriamo essere liberi, possiamo dirlo ad alta voce, possiamo pensarlo e basta, ma è palese che, per gli esseri umani uno dei bisogni primari sia la libertà. Purtroppo per una grande porzione della popolazione italiana la scuola è un obbligo per legge: i genitori credono di non avere alternative, difficile è trovare scuole veramente libere o decidere di fare educazione parentale.
La situazione nelle scuole sta peggiorando di anno in anno: le classi sono sempre più numerose, gli insegnanti non offrono una continuità di relazione, i momenti di svago sono tenuti al minimo, le gite cancellate per mancanza di denaro, gli atti di bullismo sono in aumento così come i casi di disturbo da deficit d'attenzione ed iperattività, dislessia e quant'altro. Vi siete chiesti come mai? I bambini a scuola non sono liberi, come credete che possano apprendere in un ambiente coercitivo?
La scuola è un ambiente anormale e artificiale. I bambini sono malleabili e sanno solitamente adattarsi, ma togliere loro la libertà li rende infelici, inattivi, incapaci di gestirsi autonomamente. Alcuni di essi si conformano, ma molti devono sopprimere il loro essere per riuscire a sopportare la routine quotidiana. Questa precoce forma si stress provoca delle conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti, ma che spesso scegliamo di ignorare o minimizzare. Per la società odierna tutti devono essere scolari e coloro che non si uniformano, bambini o adolescenti che siano, sono etichettati come problematici, incapaci, perdenti e addirittura in alcuni casi essi vengono sottoposti a medicamenti per calmierare la ribellione che deriva da questo infelice stato. Non esistono alternative alla scuola che siano socialmente plausibili.
(…) L'umiliazione e la denigrazione che si subiscono a scuola sono un castigo ben peggiore di uno schiaffo. I nostri figli vengono continuamente paragonati tra di loro, etichettati, giudicati e obbligati a fare ciò che non vogliono. Tristemente le nuove generazioni pensano che lo scopo della loro vita sia “essere migliore” degli altri (e non intendo in bontà e altruismo, purtroppo) quindi essere considerati nella media significa rappresentare un fallimento all'interno della propria cerchia.
E la famiglia? La mentalità della scuola si è estesa a tutta la società (…) Il gioco libero è fonte di apprendimento. Osservate e ascoltate dei bambini sani e liberi che giocano tra di loro (se ne trovate): l'attività è estremamente complessa, mentre giocano imparano a scrivere, a leggere, ad esprimere le loro idee, a convincere altri delle loro opinioni, a negoziare, a influenzare i loro amici nel rispetto delle regole decise in comunione. Oltre alla mente esercitano il loro corpo, spesso all'aria aperta, diventando più forti, più sani, sviluppando il loro fisico armoniosamente e acquisendo nuovi talenti.
Quando riusciremo a vedere i bambini come individui con i propri diritti e la propria inviolabile libertà? Quando smetteremo di dire ai bambini e ai ragazzi cosa fare 24 ore al giorno? Quando cambieremo i paradigmi della società e smetteremo di violare il loro senso di libertà continuamente? Presto, mi auguro che avvenga presto. Ci sono persone che lo stanno già facendo, ma intanto la scuola è una prigione.”
(Il testo citato è preso dal sito: http://www.controscuola.it/)
Ho voluto cominciare questo secondo approfondimento con un pezzo trovato nella rete, proveniente da un sito dedicato all’istruzione alternativa. Perché l’homeschooling, lo dice la parola, è la scuola che potremmo proporre ai nostri figli a casa, la scuola parentale (il link riportato sopra è un ottimo riferimento per approfondire l’argomento).
Una domanda sorgerà spontanea: E’ legale non mandare i propri figli a scuola?
Si, è legale non mandare i propri figli a scuola. L’articolo 34 della Costituzione Italiana recita: .. L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita”. Quindi è l’istruzione ad essere obbligatoria, ma non la scuola. Inoltre l’articolo 30 recita: … E` dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori del matrimonio” ponendo la responsabilità dell’istruzione nelle mani dei genitori e non dello Stato.
Quindi: Cosa devono fare i genitori se voglio tenere il proprio figlio/a a casa ed educarlo/a senza l’ausilio dell’Istituzione Scolastica?
Devono presentare un modulo al dirigente scolastico del proprio circolo dove dichiarano che si occuperanno dell’istruzione del proprio figlio/a. A volte bisognerà dare testimonianza delle proprie capacità tecniche o economiche (dipende dal dirigente). Se e solo se desiderate sottoporre vostro figlio/a all’esame di idoneità alla classe successiva dovrete preparare un curriculum scolastico entro marzo/aprile ed esso dovrà essere approvato dal circolo didattico al quale appartenete. Questo curriculum non dovrà obbligatoriamente seguire il programma scolastico tradizionale, gli argomenti di studio possono essere scelti dai genitori, perlomeno per quello che concerne l’istruzione primaria (solitamente i programmi vanno presentati entro Aprile). Chi fa homeschooling non ha niente da nascondere perciò, sorridenti e collaborativi e senza lasciarsi trascinare in discussioni ideologiche, presentatevi a dirigenti e presidi sicuri della vostra scelta. Non è necessario fare un esame ogni anno, la scelta rimane della famiglia. Su www.educazioneparentale.org è stato contattato un avvocato che ha confermato che gli esami di fine anno non sono obbligatori.
Ma: Come fa la scuola ad assicurarsi che i bambini stiano ricevendo una giusta istruzione?
Al termine di ogni anno scolastico (verso giugno) una commissione scolastica esaminerà il bambino e deciderà se dargli l’idoneità alla classe successiva o meno. Ciascuna famiglia dovrebbe prendere accordi personali con il proprio dirigente di circolo e/o preside al fine di capire come sarà l’esame.
E qui torna lo spettro dell’istruzione statale, del valore legale del titolo di studio e del controllo delle conoscenze, come se un bambino che impara a leggere e scrivere senza un insegnante appositamente qualificato debba prima di tutto dimostrarlo allo Stato.
La domanda seguente (sempre estrapolata dal sito di Controscuola) è: Perché le famiglie non vogliono mandare i propri figli a scuola?
Le motivazioni sono molteplici: possono essere di natura religiosa, linguistica, perché i bambini sono portatori di handicap, perché la scuola non riesce a soddisfare le necessità del singolo, perché gli episodi di bullismo e violenza sono sempre più frequenti o semplicemente perché i genitori non vogliono delegare ad altri il compito fondamentale di educare i propri figli.
In breve a causa della riconosciuta inefficienza dell’istituzione scolastica.
I genitori dei bambini che praticano l'homeschooling citano molte ragioni a favore di questa scelta ancora così particolare e in un certo senso poco conosciuta: test accademici con risultati sopra la norma, carenze educative e strutturali della scuola pubblica, rafforzamento del carattere del bambino, che vive in un ambiente tagliato su misura per lui, in cui può imparare un maggior esercizio della sua autostima.
Nell'esercizio dell'homeschooling, si utilizzano numerosi e variegati metodi didattici e materiali, anche a seconda della propria ispirazione pedagogica: alcune famiglie si ispirano ai principi di Charlotte Mason, ecc. Sicuramente, tra questi, Montessori e Waldorf sono i più apprezzati, e spesso i vari approcci didattici ed educativi vendono mescolati, per dar luogo a un'educazione più sfaccettata e completa.
Le scuole parentali non sono necessariamente rivolte ad un solo studente, nell’ambito della sua famiglia. Si ricorre a questo istituto giuridico anche per l’istruzione di piccoli gruppi di bambini, curati dai propri genitori che si riuniscono in gruppi e provvedono personalmente o dando incarico a persone qualificate all’insegnamento di diverse materie. Spesso c’è dietro una forte connotazione ideologica o di appartenenza.
In USA l’home schooling si è andato diffondendo rapidamente fra i cristiani radicali, che non vogliono che i loro figli siano esposti alle teorie darwiniste e alla impostazione sostanzialmente laica della scuola USA. In Italia, come in altri paesi europei, l’home schooling sembra attrarre maggiormente, per lo meno come concetto, famiglie di orientamento radicale/alternativo che vogliono “proteggere” i figli dall’omologazione dell’educazione “del sistema” o formarli precisamente secondo i propri valori, tipicamente molto lontani da quelli “generali”. E non trovo in questo concetto nulla di sbagliato, mi domando solo come si possa pretendere di esaminare questi che sono i tratti fondamentali della crescita di un individuo. O come la scuola di Stato possa pretendere di insegnarli senza rischiare l’omologazione degli individui.
Infatti: Art. 4- Scuola familiare e privata autorizzata. Esami di idoneità e licenza:
“ Per Scuola Familiare si intende l’attività di istruzione elementare svolta direttamente dai genitori o da persona a ciò delegata dai genitori stessi”.
“Gli alunni che assolvono all’obbligo con tale modalità sono ammessi a sostenere gli esami di idoneità o gli esami di licenza in una scuola elementare di Stato, nel circolo di competenza territoriale rispetto alla residenza di famiglia…”
Da un punto di vista legale, è quindi possibile fare “scuola a casa”, come abbiamo già visto, ma lo Stato sembra comunque temere questa pratica. Contando poi le difficoltà logistiche che i genitori devono affrontare (in termini di tempo e competenze), il fatto che l’istruzione debba essere obbligatoria e che i soldi che paghiamo attraverso le nostre tasse vadano comunque a finanziare la scuola pubblica (e la privata), sembra che un vero e proprio progetto di scuola libertaria sia ancora impossibile. Molte infatti le voci che si scagliano anche contro questi esami ritenendoli offensivi ed inutili. L’homeschooling è sicuramente una valida alternativa anche per consolidare l’unione e l’inclusione famigliare (non per questo, infatti, un bambino perde la possibilità di socializzare con altri bambini, la cui età anagrafica non costituisce un parametro scientifico determinante sull’apprendimento), ma allo Stato fa una gran paura.
Il concetto noto come valore legale del titolo di studio esprime un giudizio di rilevanza giuridica compiuto dalla legge, o da atti aventi la stessa forza od autorizzati dalla legge, in base al quale:
- una competente Autorità Pubblica introduce o riconosce un determinato titolo di studio come "titolo ufficiale" del proprio sistema di istruzione e di formazione;
- il conferimento di un particolare titolo di studio da parte di una competente autorità scolastica o accademica produce determinati effetti giuridici, individuati dalle situazioni giuridiche soggettive così attribuite al titolare da specifiche norme dell'ordinamento.
Nel dibattito pubblico si parla genericamente e in modo astratto di "possesso di valore legale" da parte del titolo di studio intendendo l'una, l'altra, o una combinazione di entrambe le caratteristiche sopra richiamate, o di proprietà riconducibili a tali caratteristiche.
Ad esempio il "possesso di valore legale" segnala la diversità di certi titoli di studio rispetto ad altri attestati o scritture private che, anche provenendo eventualmente da soggetti socialmente autorevoli, non siano ricompresi nel novero dei titoli ufficiali. Tipicamente le Autorità Pubbliche decidono di proteggere legalmente certi titoli individuando o selezionando con apposite autorizzazioni amministrative le istituzioni (scuole, università ed analoghi enti) che possono concederli, e in questo modo esercitano un controllo più o meno diretto sul sistema di istruzione e di formazione che viene così definito.
Nell'ordinamento giuridico italiano il titolo di studio a cui viene attribuito valore legale è un certificato rilasciato da un'autorità scolastica o accademica nell’esercizio di una funzione pubblica. Esso riproduce gli estremi un atto pubblico compiuto da un pubblico ufficiale o da una commissione d'esame investita della medesima funzione che dispone il conferimento del titolo al candidato; pertanto si tratta di un atto di fede privilegiata ai sensi degli artt. 2699 e 2700 del Codice civile. Per potersi dare la potestà testé menzionata, l'autorità in parola deve essere un'amministrazione pubblica a ciò incaricata dalla legge, oppure un istituto privato legalmente riconosciuto dal Ministro competente, e il titolo di studio riferirsi ad un corso previsto da un regolamento didattico conforme a schemi nazionali definiti da leggi e regolamenti ministeriali (o anche leggi regionali per i settori formativi di loro competenza). A questi titoli, e solo ad essi, viene accordata una specifica protezione legale.
Controllo, controllo e ancora controllo, obblighi privi di garanzie, naturale conclusione di un’analisi dedicata all’istruzione pubblica e ai suoi contro-metodi. Riusciremo a trovare alternative valide? Per ora la scuola Svizzera (che è però ancora una scuola di Stato) ci insegna l’importanza della cultura e della partecipazione diretta, la pratica dell’homeschooling la sottolinea. Mio sincero obbiettivo sarà quello di non smettere di cercare informazioni sull’argomento, continuare ad approfondirlo e fornire a tutti quante più alternative possibili, così che si possa raggiungere la consapevolezza necessaria che l’assunzione di responsabilità da parte dell’individuo è un valore imprescindibile alla base del raggiungimento della libertà.
Fonte:http://finemese.blogspot.it/2012/09/alternative-educative-uno-sguardo.html
http://roadliberty.blogspot.it/2012/09/alternative-educative-uno-sguardo.html
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