Di Claudio Risé
Nelle vacanze, insegnano i più recenti studi sul cervello, si impara di
più. E’ allora che si esce dai soliti percorsi, i circuiti “razionali”
di ogni giorno, e la mente ascolta anche messaggi di aree più antiche e
“fuori mano” del cervello.
E’ così che si arriva ad intuizioni impensabili, organizzando nuovi
percorsi di pensiero, e nuovi ricordi. Sono il pisolino e la siesta (ad
esempio) i momenti favorevoli alle grandi scoperte scientifiche. Ma
come, e cosa, imparare senza stancarsi?
Si tratta di dare al cervello dei temi, delle piste di riflessione, non
in un’ottica di fatica e impegno, ma in una prospettiva di svago,
rilassatezza, e divertimento.
L’industria turistica ha intuito qualcosa di queste tendenze e
potenzialità della mente umana con l’idea del “parco a tema”. Le persone
si svagano e divertono in uno scenario, per così dire, “specializzato”:
i mostri preistorici, i cartoons di Disney, gli animali, le acque, la
tecnologia, epoche del passato o del futuro.
Il cervello riceve dunque degli input, delle piste su cui muoversi, e
poi è libero di immaginare (lasciando parlare le sue zone più antiche),
oltre che di ragionare e pensare con quelle che usa tutti i giorni.
Però in questo modo il “tema” su cui far crescere la vacanza te lo dà il
tour operator: non sei libero; scegli un programma, un argomento, e poi
devi stare lì dentro. Invece c’è un tema amplissimo su cui si aprono,
per tutti, le vacanze di quest’anno: l’indebolimento dei confini, delle
Nazioni, degli Stati.
Nella crisi mondiale cadono le separazioni, sbiadiscono le diversità.
Tutti hanno (più o meno) debiti e guai, e se ne uscirà solo riunendo le
politiche, e diminuendo le differenze.
E’ già un pezzo che le persone sognano dogane incustodite. Infatti è
inutile (e impossibile, come dimostra la finanza, internazionale per sua
natura) custodirle, non servono più.
Il “tema” della vacanza di quest’anno diventa allora l’apertura, la libertà. E il parco in cui viverla è il mondo.
Si può andare al di là dell’oceano, ma se mancano i soldi (o la voglia)
non importa, perché tanto anche il resto del mondo viene qui da noi. La
vacanza diventa quindi una splendida occasione per incontrare gli altri
fuori dagli stereotipi, dai pregiudizi: guardare, ascoltare, accogliere
le emozioni che questi incontri ci suscitano. E poi dormirci sopra.
Il cervello “in vacanza” impara velocemente cosa farne, delle emozioni e
dei ragionamenti condivisi, dei nuovi paesaggi e dei diversi linguaggi,
dei sapori dei cibi e dei profumi delle spezie. Lavora (anche e
soprattutto nel sonno), riscopre ricordi atavici, li mixa con fatti
recenti, esperienze di lavoro, cose viste, o lette, e dimenticate.
Al risveglio, giorno dopo giorno, siamo più curiosi, flessibili, aperti.
Stiamo incominciando a capire che lo Spread non è un serpente cattivo
cugino di Mazinga: è che il debito degli Stati più in deficit vale meno.
Dobbiamo comunque stare insieme agli altri, siamo già insieme.
Forse altri, con meno debiti, possono insegnarci qualcosa. Forse questa
vacanza è più interessante e piacevole di quanto pensassimo: dovunque si
sia, chiunque si incontri ci può mostrare moltissime cose, e noi agli
altri.
Basta non identificarci con le dogane, i confini, le burocrazie. Questa
roba è costata un mucchio di soldi, di debiti, di guai. Ora siamo in
vacanza, possiamo liberare il cervello dai soliti percorsi, autorizzarlo
a immaginare, per il dopo, quello che vuole, purché sia praticabile e
realistico.
Dormiamoci sopra e lasciamo che neuroni e sinapsi si diano da fare in libertà. Troveranno il modo di cambiare le cose.
Fonte:http://claudiorise.wordpress.com/2012/07/24/vacanze-e-cervello-in-liberta/
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