Di Marco Quarantelli
Il velo ha cominciato a scivolarle impertinente, sotto gli occhi di Mahmud Ahmadinejad.
Poco prima aveva messo a posto il presidente iraniano che, incalzato,
cominciava a dare segni di insofferenza: “Non so qui, ma in Spagna sono i
giornalisti a fare le domande”, gli aveva sibilato. Poi l’hijab è sceso
completamente, lasciandole scoperta la testa e lei ha lasciato che
cadesse. Tenuto a bada uno come Ahmadinejad, un anno e mezzo dopo Ana Pastor,
35 anni, giornalista e conduttrice, si trova a dover fare i conti con i
politici spagnoli, altrettanto insofferenti alle domande, che hanno deciso di sostituirla alla guida di Los Desayunos de Tve, popolare trasmissione del mattino. E che stanno mettendo mano nella emittente pubblica Rtve con una purga delle voci ostili al governo Rajoy.
La riforma voluta da Zapatero per rendere la tv di Stato indipendente
dalla politica è stata smantellata lo scorso aprile e i risultati
iniziano a vedersi.
La controriforma è cominciata. Ci ha messo un mese Julio Somoano, nuovo responsabile delle testate giornalistiche, a far sentire che a Rtve i tempi di Zapatero sono finiti.
Mentre anche ai piani alti numerosi dirigenti venivano sollevati dai
loro incarichi a ritmi vertiginosi, in poche settimane molti volti noti
della tv pubblica sono stati sostituiti senza tanti complimenti. Ha
aspettato agosto, il direttore, per fare un po’ di pulizia nelle
redazioni: solo negli ultimi sette giorni sono stati rimossi pezzi da
novanta della tv come Alicia G. Montano, direttore di Informe Setimanal,
il responsabile de La noche en 24 horas, Xabier Fortes, e il direttore
del Telediario 1 (l’equivalente del nostro Tg1), Josefa Voices Rodriguez.
“E se non si fosse dimessa il mese scorso, avrebbero cacciato anche
Pepa Bueno”, direttrice del Telediario 2, rivela a El Pais una fonte
interna all’emittente pubblica.
Sabato è stato il turno di Ana
Pastor. Alle 12 l’azienda annunciava in una nota di cinque righe: “La
giornalista ha rifiutato l’offerta fattale dal direttore delle news
Julio Somoano di presentare un programma di interviste in fascia
notturna”. La risposta arrivava poco dopo via Twitter: “Possono dire
quello che vogliono, la verità è che mi hanno fatto fuori
perché sono una giornalista e faccio domande, è stata una decisione
politica”. Poi i retroscena nel racconto fatto a El Pais: “Somoano mi ha
chiamato e mi detto: ‘Perché non fai un programma di interviste?’ Ma
non c’era nulla di concreto. Era a disagio e ripeteva di continuo che di
qui a gennaio avremmo trovato qualcosa da farmi fare”, fa spiegato la
Pastor. “Non dirà mai che è un licenziamento – ha continuato – ma lo è a
tutti gli effetti”.
Il fastidio che la Pastor creava negli ambienti del Partito Popolare è documentato. Il portavoce del PP nel comitato di controllo parlamentare su Rtve, Ramon Moreno Bustos,
intervistato e messo sulla graticola dalla giornalista, si è vendicato
sul suo blog: “Los Desayunos esisteva prima di Ana Pastor e continuerà
ad esiste, con notevoli possibilità di miglioramento”. Risale allo
scorso anno, invece, lo scontro tra la giornalista e Maria Dolores de Cospedal,
segretaria generale del partito di governo. Ventisei aprile 2011:
intervistata durante Los Desayunos, Cospedal si scaglia contro la Pastor
e le sue domande: “Lei è faziosa, l’informazione della tv pubblica deve
essere di un’oggettività cristallina”. Pronta come il cane di un
revolver, la risposta della giornalista: “Sono orgogliosa lavorare per
Tve in questa fase di libertà dalla politica”, disse la Pastor
riferendosi alla riforma della tv voluta da Zapatero.
Ma la libertà è finita. La riforma aveva lo scopo di liberare la tv pubblica
dal controllo dei partiti: in base alla legge del 2006, i 12 membri del
Cda erano votati sì dalla Camera e dal Senato (4 ognuno), ma con
maggioranza dei 2/3 ed erano scelti tra esperti della comunicazione.
Stessa cosa per gli altri 4, designati dai sindacati e dal Consiglio
Audiovisivo (eletto dal Parlamento con il compito di regolare le
frequenze, i costi della tv pubblica, i flussi pubblicitari e la qualità
dei programmi). Sei anni dopo, la controriforma del PP. Ad aprile il
governo Rajoy ha modificato il meccanismo di elezione del presidente:
ora basta la maggioranza assoluta e il direttore viene di nuovo nominato
dal governo. E a farne le spese è stata Ana Pastor, la giornalista che
spiegò il giornalismo ad Ahmadinejad: “E’ evidente che ai politici non
piacciono le interviste scomode: il Partito Popolare ha scatenato una
guerra contro di me”.
Fonte:il Fatto Quotidiano
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