Un dogma è
di solito definito come qualcosa che è considerato troppo prezioso e
prestigioso per pensare di modificarlo. Qualsiasi proposta che si
avvicina alla sua completa abolizione è definita come sorprendentemente
ridicola. Nel regno della prostituzione legalizzata (la politica), le
carriere vengono fatte difendendo dogmi, non importa a quale costo, se
questo sia socialmente dannoso, o intenzionalmente disonesto.
L’istruzione pubblica obbligatoria è il primo che viene in mente. I vari
sistemi di compravendita dei voti che si mascherano da rete di
sicurezza sociale sono un altro esempio. Ogni volta che la classe
politica o i suoi difensori nei media si trovano in un vicolo cieco
tentando di convalidare l’ultimo complotto del governo per riempire i
suoi forzieri o per incatenare le libertà già indebolite, spesso
ricorrono all’evocazione del più grande dogma esistente: la democrazia .
A
partire dai primi anni della comprensione di base, i bambini del mondo
Occidentale vengono inondati dalla propaganda affinché credano che senza
la democrazia la società discenderebbe nel caos invivibile. Le scuole,
sia pubbliche che private, perpetuano ogni anno questa fantasia
a milioni di partecipanti forzati. Viene detto loro che il governo, che
ha praticamente le mani in pasta dappertutto, è stato formato solo con
le migliori intenzioni. In America in particolare, la democrazia
rappresentativa costruita con il genio collettivo dei padri fondatori
del paese viene lodata come un dono per l’umanità. E sebbene la sua
influenza sia in calo
negli ultimi anni, la Costituzione servì da modello per lo sviluppo di
stati-nazione in tutto il mondo. Nel 1987, la rivista Time ha stimato
che dei 170 paesi che esistevano all’epoca, “più di 160 hanno scritto
carte modellate direttamente o indirettamente sulla versione USA.”
La
Costituzione si presenta come la creazione miracolosa di individui
divini quando, in realtà, non era niente del genere. Come ogni tentativo
di centralizzare il potere dello stato, la Costituzione è stata formata
dai desideri economici dei suoi estensori. Thomas Jefferson, John
Adams, Thomas Paine, e Henry Adams non erano nemmeno presenti alla
Convenzione di Philadelphia mentre veniva redatta. Molti Americani
all’epoca erano sospettosi per quello che finì per essere un colpo di
stato per eliminare gli Articoli della Confederazione, foriere di una
vera decentralizzazione, in cambio di un’istituzione abbastanza potente
da essere utilizzata con lo scopo di distribuire rendite. Come Albert
Jay Nock ha osservato:
La Costituzione venne stabilita sotto auspici inaccettabili; la sua storia era stata quella di un colpo di stato.Venne redatta, in primo luogo, da uomini che rappresentavano particolari interessi economici. Quattro quinti di loro erano creditori pubblici, un terzo era composto da speculatori terrieri e un quinto rappresentava interessi nei trasporti marittimi, nella produzione manifatturiera e nel merchandising. La maggior parte di loro era costituita da avvocati. Nessuno di loro rappresentava gli interessi del mondo produttivo.Quando la Costituzione venne promulgata, gli stessi interessi economici nei diversi stati vennero spinti per essere ratificati nelle convenzioni statali come misure minoritarie, spesso — anzi, nella maggior parte dei casi — con metodi che avevano l’intento evidente di sconfiggere la volontà popolare. Inoltre, e fatto più inquietante di tutti, l’amministrazione del governo secondo la Costituzione è rimasta totalmente nelle mani degli uomini che avevano ideato il documento, o che erano diventati i leader del movimento per la ratifica nei diversi stati.
La storia nuda e
cruda non viene mai insegnata nelle scuole pubbliche ed è poco
conosciuta dal grande pubblico. C’è una ragione per questo,
naturalmente. Quando vengono rimossi tutti i fronzoli, lo stato appare
come il racket criminale organizzato che è davvero. Gli incaricati come
“rappresentanti del popolo” pensano a se stessi e al loro benessere
finanziario. Mentre il governo cresce e le burocrazie normative
fioriscono in dimensioni e portata, la formazione della legge non
diventa solo un lavoro per il legislatore eletto ma anche per gli
esecutori. In altre parole, le stesse persone incaricate di far
rispettare la legge hanno anche la discrezionalità su quelle regole che
vogliono imporre. Questi burocrati non eletti, in uno sforzo costante
per convalidare le loro posizioni di autorità, non cercheranno mai di
tagliare i soldi delle tasse che è la loro linfa vitale. Invece,
spenderanno tutto il loro bilancio ogni anno, poiché vivono del loro
desiderio di avere un lavoro significativo attraverso la distruzione
della libertà. La volontà popolare viene venduta per garantire un nuovo
blocco di elettori privilegiati.
La
crescita del Leviatano attraverso la burocrazia è andata avanti in tutto
il mondo Occidentale ma sta accelerando ad una velocità preoccupante
negli Stati Uniti e in Europa. Nell’edizione 2012 di 10,000 Commandments
del Competitive Enterprise Institute, che fornisce uno scorcio dello
stato normativo Americano, è documentato che le agenzie federali erano
responsabili per l’attuazione di 3,807 regole. Questi regolamenti
economicamente distruttivi sono stati fissati nella pietra, nonostante
siano stati approvati solo 81 disegni di legge dal Congresso e firmati
dal Presidente. La democrazia rappresentativa è stata sostituita dal
governo dell’inspiegabile. In un ambiente in cui i potenti sono protetti
dalle sanzioni negative, l’opportunità di clientelismo, corruzione e
accordi sottobanco aumenta di dieci volte. La politica delle porte girevoli
diventa la norma poiché i regolatori che scrivono le leggi finiscono
per essere impiegati presso le stesse imprese che evitano la loro natura
punitiva.
In tutta Europa, i
tecnocrati non eletti continuano a cercare di salvare l’unione
monetaria. Le misure di austerità, che equivalgono più ad aumenti
fiscali piuttosto che a tagli della spesa pubblica,
sono stati imposti da burocrati che non hanno alcuna identificazione
con le persone a cui vengono imposte. E’ pianificazione centrale su
scala continentale. La persona con la maggior influenza nella crisi è
stata il presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi. Anche se
Draghi ha un solo voto nel corpo che controlla la stampante monetaria, è
visto come il suo portavoce. La settimana scorsa mentre iniziavano le
Olimpiadi, ha tristemente avanzato l’osservazione improvvisata secondo
cui farà “tutto ciò che serve per preservare l’euro.” L’osservazione,
che Draghi lo ammetta o no, ha portato con sé la vecchia nozione secondo
cui la stampante verrebbe presto messa in moto nel tentativo di sedare
la crisi tramite l’acquisto del debito sovrano. Le azioni sia negli
Stati Uniti che in Europa hanno sperimentato un rally alla notizia, ma
sono affondate subito dopo che il piano si è rilevato una farsa. Non
c’era alcun asso nella manica; Draghi stava solo bluffando.
Tuttavia
l’evento è stato assai rivelatore della dipendenza dell’economia
globale dall’iniezione costante di moneta fiduciaria. In un sistema
bancario centrale, le preferenze dei consumatori che normalmente guidano
la struttura della produzione nel libero mercato fanno un passo
indietro rispetto ai capricci degli operatori della stampante. I mercati
finanziari incentrano le loro operazioni intorno a lotti freschi di
nuova moneta digitale. La riserva frazionaria viene incoraggiata ancora di più. Perché il denaro non è neutrale
ed entra nell’economia sempre in punti specifici, i primi destinatari
sono in grado di spendere ed investire prima che i prezzi complessivi
vengano influenzati. I ricevitori ultimi devono fare i conti con prezzi
in aumento mentre i loro salari ristagnano; abbassando così il loro
reddito reale.
L’economia di libero
mercato è analoga alla democrazia perché i consumatori votano con i loro
portafogli chi produce il miglior prodotto. Nel settore bancario
centrale, a pochi individui viene concessa la licenza monopolistica di
produrre ciò che facilita tutte le transazioni. Non c’è nulla di
democratico nel settore bancario centrale, in pratica; è un sistema di
governo dall’alto verso il basso basata sull’idea fantasiosa che esista
una quantità ideale di denaro che solo alcuni economisti
intellettualmente dotati sono in grado di determinare. Con cento anni di
attività sotto la sua cintura, la professione del banchiere centrale ha
imparato, attraverso le varie recessioni che hanno afflitto il XX
secolo, che la stampa di denaro sembra risolvere tutto.
Dall’inizio
della crisi dell’Eurozona, chiunque non si sia abbeverato alla
propaganda del buono e onesto governo, ha capito che le grandi banche
sono i veri beneficiari dei vari salvataggi. Poiché le banche
commerciali del Nord Europa sono esposte al debito sovrano, è nel loro
interesse evitare il default anche se questo significa ricevere i
pagamenti degli interessi in una valuta svalutata. Alla popolazione dei
PIIGS (Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia e Spagna) viene detto che i
loro governi vengono salvati per il bene delle persone. Quello che
realmente sta accadendo è che i banchieri stanno tirando le redini di
una classe politica senza scrupoli che in ultima analisi sta cercando di
incassare aiutando i propri amici nelle alte sfere. La retorica di
preservare la democrazia da parte dei funzionari dell’Unione Europea non
è nient’altro che un escamotage puerile se confrontato con lo
sfruttamento sistematico incarnato dallo stato.
Per
l’establishment dominante, l’approvazione del “noi, le persone” conta
soltanto finché non vengono identificati i veri oppressori. La
democrazia è una farsa per convincere le masse che sono responsabili del
loro futuro, quando in realtà sono serve dell’autoritarismo.
L’economista e filosofo Hans-Herman Hoppe aveva veramente ragione quando
ha riconosciuto che
La democrazia non ha nulla a che fare con la libertà. La democrazia è una variante soft del comunismo, e raramente nella storia delle idee è stata presa per altri scopi.
Piuttosto
che dare alla gente una voce, la democrazia consente il soffocamento
della vita attraverso il potere statale. Quando i manifestanti di Occupy
cantavano “così e come deve essere la democrazia” lo scorso autunno,
consideravano a torto il potere del governo come il mezzo migliore per
alleviare la povertà. Ciò che è veramente la democrazia moderna:
salvataggi infiniti, privilegi speciali, e guerra imperiale il tutto
pagato dalle fatiche dell’uomo comune.
Niente
di tutto questo vuole suggerire che una transizione verso la democrazia
reale sia la risposta. L’adagio popolare secondo cui la democrazia è
“due lupi e un agnello che votano su cosa mangiare per pranzo” è
innegabilmente accurato. Un sistema nel quale un gruppo di persone può
votare per mettere le sue mani nelle tasche altrui non è economicamente
sostenibile. Il conflitto tra gli individui scatenato dalla democrazia
porta a una degenerazione morale e danneggia l’accumulo di capitale. Non
è una panacea per il marciume che sgorga dai centri del potere. La vera
libertà umana riguardo i diritti di proprietà è l’unico fondamento da
cui la civiltà può crescere e prosperare.
Traduzione di Francesco Simoncelli
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