Di Roberto Gozzetti*
Siamo molto vicini ad un nuovo 1931? Le analogie
sono molte anche se l’Italia di allora era un paese completamente
diverso da quello odierno. Nel 1931 e nel 1932 si toccò il punto più
grave della crisi economica italiana: i titoli azionari crollarono del
40%, l’industria manifatturiera scese dell’85% in termini di valore. Si
registrarono 14.000 fallimenti e 2 milioni di cambiali protestate,
1.000.000 di disoccupati e le condizioni di vita, già molto precarie,
diventarono ancora più difficili. L’imposizione fiscale raggiunse
livelli altissimi: per acquistare un chilo di zucchero si pagava il 72%
di tasse governative!
Torniamo ai giorni nostri. L’Italia avrà, secondo
Citigroup, una contrazione del 2,5% quest’anno e del 2% il prossimo
anno. Con un debito che si colloca al terzo posto nel mondo, dopo Stati
Uniti e Giappone, con circa 1.970.000.000.000 di euro. Ma la situazione
può peggiorare molto velocemente, poichè un aumento dei rendimenti
estenderebbe la recessione e accellererebbe la crescita del rapporto
debito/PIL. L’Italia non avrà altra scelta che chiedere aiuto. Il fondo
sovrano della Cina, ha dichiarato che, da qualche settimana, si è
ritirato dal mercato europeo del debito per il timore di un crollo
dell’euro.
Se esaminiamo quello che è successo fino ad oggi, possiamo
scoprire quali sono le responsabilità, diffuse tra i politici e la
classe dirigente europea. I leader politici tedeschi e della
Banca Centrale Europea, sono certamente i responsabili degli ultimi
eventi catastrofici. Hanno gettato tutta l’Europa meridionale in un
baratro senza fondo, dal quale non riuscirà a risalire.
La strategia di Germania e Francia è ormai chiara: salvarsi
dal tracollo europeo, per essere i primi paesi a riemergere e fare
razzia nelle terre bruciate d’Europa. Per questo si rifiutano
di soccorrere i paesi in difficoltà facendosi garanti del loro debito.
Molto meglio preservare le forze aspettando la dissoluzione europea. E
anche gli investitori credono sia ragionevole pagare tassi a zero per il
debito sovrano tedesco, nella certezza che la nazione emergerà per
prima dalle macerie dell’Europa. La BCE ha spesso predicato la
separazione tra politica monetaria e politica fiscale. Ma è stata
proprio la BCE, a imporre i tagli fiscali a Italia e Spagna, arrivando a
imporre esattamente i termini ai leader politici nazionali con lettere
segrete nel corso del mese di agosto 2011. Il governo di Silvio
Berlusconi è stato estromesso da un’operazione orchestrata dalla BCE. I
burocrati europei hanno messo le democrazie in ginocchio.
Certamente, non potremo mai sapere cosa sarebbe successo se
Italia e Spagna non fossero state commissariate e costrette ad una
politica recessiva di tagli e sacrifici. Quello che sappiamo di
certo, è che l’attuale politica è senza alcuna speranza. È anche
arrivata l’ora per l’Europa, di pagare il prezzo per quello che ha fatto
in Grecia, dove gli organi UE hanno scaricato tutte le perdite su fondi
pensione, fondi sovrani, assicurazioni sulla vita e altre istituzioni
che hanno creduto, fino alla fine, che l’Europa fosse una sola entità,
come i politici avevano promesso. Come ricompensa alla loro fedeltà
hanno ricevuto un taglio del 75% dei capitali che avevano prestato. Chi
presterà capitali per finanziare lo stato italiano e lo stato spagnolo,
con davanti anni di depressione e di protesta politica, dopo aver visto
il dramma greco? Soltanto nel primo trimestre del 2012, la
partecipazione estera al debito spagnolo è scesa del 50%.
L’unico filo di speranza, anche se potrebbe essere troppo tardi, è che le democrazie europee fermino i burocrati di Bruxelles
e si ribellino ai diktat della Bundesbank, costringendo la Germania e i
suoi paesi satelliti ad abbandonare l’euro e le loro politiche
recessive, che fino ad oggi ci hanno catapultato a rivivere la crisi del
1931, ma che potrebbero portarci a rivivere anche le crisi degli anni
successivi.
* Fondatore di AB4TRADE
Fonte:http://www.lindipendenza.com/italia-1931-bruxelles/
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